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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La residenza dorata di Malatto a Portorosa, Articolo Uno chiede l'intervento del Guardasigilli

In una nota firmata da Timbro e Siracusano l'indignazione per la presenza dell’ex militare italo-argentino che ha commesso crimini contro l'umanità. Una presenza che apre uno squarcio sulle latitanze a Messina

Ha commesso crimini gravissimi contro l’umanità l’ex militare italo-argentino Carlos Luis Malatto ma i cronisti di Repubblica.it lo hanno immortalato nel rifugio dorato di Portorosa-Furnari, località turistica della provincia di Messina, già nota per le latitanze dei boss di Cosa Nostra come Bernardo Provenzano e Nitto Santapaola.

Malatto, in particolare  - lo sta ricordando con dovizie di particolari inquietanti in questi giorni il giornalista e saggista Antonio Mazzeo -   è accusato anche di concorso nel sequestro, detenzione illegale, omicidio e sparizione del corpo della studentessa ventiquattrenne Marie Anne Erize. E una delle stroie più truci degli anni della dittatura dei militari golpisti argentini.

Una presenza a Portorosa che non può dunque passare sotto silenzio, una situazione inaccettabile. Lo scrivono a chiare lettere, invocando l'intervento del Ministro della Giustizia, il responsanìbile di Articolo Uno, Maria Flavia Timbro e il segretario provinciale Domenico Siracusano.

“La notizia della presenza di Carlos Luis Malatto nella provincia di Messina, a Portorosa - si legge nella nota -  ci indigna come cittadini ed esponenti politici. Sull’ex tenente colonnello dell’esercito argentino pendono tre mandati d’arresto spiccati dall’Argentina per quello che, secondo la Corte d’Appello di Mendoza, è un “torturatore” che “ha partecipato attivamente a diverse procedure di detenzione ed è uno dei più indicati dalle vittime” del regime di Videla “per la partecipazione a interrogatori sotto tortura”.

La vicenda della mancata estradizione per vizi procedurali di Malatto, che “gode” dei benefici della doppia cittadinanza italo-argentina e l’autorizzazione che, nel 2016, il ministro Andrea Orlando, in base all’articolo 8 del nostro Codice penale, ha firmato per processarlo in Italia non rendono la presenza di tale soggetto meno indigesta a chi ama i principi democratici. 

“L’ostentazione, poi, di una residenza di lusso - continua la nota - quasi si trattasse di un facoltoso pensionato che si gode un meritato riposo dopo una vita di fatica e lavoro, rende ancora più odiosa e inaccettabile il suo soggiorno sul territorio della nostra provincia. Come Federazione Provinciale di Articolo Uno di Messina abbiamo chiesto ai nostri parlamentari nazionali di rivolgere una interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia al fine di attivare tutte le necessarie procedure per evitare che il nostro paese possa essere considerato un luogo dove ci si può rifugiare per evitare condanne, specie se legate alla negazione dei diritti umani e a crimini di guerra”.

Poi la domanda finale di Articolo Uno, ancora più inquietante, che apre uno spaccato più ampio sulle “accoglienze” a Messina di criminali.

“Ci domandiamo, infine, come mai, troppo frequentemente, la nostra provincia diventi luogo di latitanza o soggiorno per le più svariate tipologie di criminali, pensiamo alle numerosissime presenze di mafiosi in fuga. Dietro alcune presenze “ingombrati” sarebbe opportuno decodificare quale sistema di relazioni e di rapporti più o meno occulti ne consenta, ne supporti, ne garantisca la presenza. Di fronte a questi accadimenti - concludono - ci sentiamo di richiamare ad un forte sentimento di indignazione di i tutti i cittadini che professano sinceri valori democratici e antifascisti, rispetto ai quali, specie in questi tempi di pericolosi arretramenti, non ci può cedere neanche di un millimetro”.

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