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Buddaci a Palazzo Zanca e fuori, si corre ai ripari ristampando la brochure ma resta il dibattito sui decori-beffa

Gli organizzatori de Le vie dei Tesori si scusano con Archeome spiegando l'equivoco dopo le accuse del consigliere Sorbello. Ma i dubbi sulla “vendetta” del progettista Antonio Zanca non sono campati in aria. La tesi lanciata per la prima volta dal prof Catalano che custodiva le carte di quell'appalto

Sarà stampata una nuova edizione della brochure "Le vie dei Tesori" togliendo il riferimento buddaci ai messinesi. Dopo la richiesta e le accuse del consigliere comunale del gruppo misto Salvatore Sorbello gli organizzatori hanno scritto all'associazione Archeome come si legge nella pagina facebook della manifestazione. Oggetto del contendere i pesci buddaci sulla facciata esterna di Palazzo Zanca, sede del municipio, e la presa in giro architettonica del progettista ai messinesi.

"Per un errore di sintesi, nella descrizione sul sito e sulla brochure del Festival di Palazzo Zanca a Messina, sede del Municipio, il riferimento a una vicenda raccontata da numerosi storici a proposito del significato dei pesci sul prospetto del grande edificio rischiava di suonare spregiativo nei confronti dei messinesi - si legge nel profilo Le vie dei Tesori - l’aneddoto cui si faceva riferimento è che i “buddaci” sulla facciata (questo il nome dialettale di un pesce, in italiano noto come Sciarrano) sarebbero stati realizzati dall’ingegnere Antonio Zanca per vendetta nei confronti dei messinesi che avrebbero ritardato nel pagarlo. Il presidente dell’associazione Le Vie dei Tesori, Laura Anello, ha scritto una lettera all’associazione ArcheoMe, che gestisce le visite nel sito nell’ambito del Festival, in cui si duole per quanto accaduto. “Parte della mia famiglia è messinese. Il riferimento al termine 'buddace' ha assunto un significato spregiativo che mai avremmo voluto fare nostro – dice – lungi da noi disprezzare o dileggiare Messina e i suoi abitanti. Lungi da noi, siciliani come voi, che portiamo avanti con una fatica immane un progetto per affermare orgogliosamente un Sud orgoglioso dei suoi tesori e della sua identità culturale”. Il testo sul sito ufficiale è stato già corretto e presto verrà stampata la nuova edizione della brochure. Viva Messina e i messinesi!


Messinesi buddaci, Sorbello accusa Le vie dei Tesori


Sulla buddacità dei messinesi – al di là della gaffe riconosciuta dagli organizzatori de “le Vie dei Tesori” c’è comunque letteratura ormai da decenni. E tanti hanno utilizzato la parola per caratterizzare l’indole del messinese tipo. Anche e soprattutto a livello artistico. Creò ad esempio qualche imbarazzo l’opera di Pippo Galipò e Antonio Giocondo esposta a Palazzo dei Leoni per la “Notte della cultura” del 2011. Un messaggio provocatorio, da qualcuno definito addirittura blasfemo, che però ha colto nel segno. 

Si trattava di una foto aerea della città scattata da Forte Ogliastri, un connubio perfetto in cui la tecnica grafico-comunicativa di Antonio Giocondo ha sposato la poetica esistenzialista di Pippo Galipò, per dare vita all’opera Bla Bla che metteva in evidenza proprio il vizio di parlare troppo e concludere poco.

“E’ chiaro che non c’era nessun intento offensivo – dice oggi a MessinaToday l’artista Pippo Galipò – ma questo fa l’artista, offre spunti di riflessione. Oggi si torna a parlare di buddaci? Beh, che dire, tutto sommato non credo sia l’aspetto più brutto fra quelli che caratterizzano i messinesi. Penso piuttosto che Messina soffra il problema di intelligenze scollegate fra di loro, manca una visione comune”.  Ora il dibattito si sposta invece su Palazzo Zanca. I decori dei parametri esterni dell’edificio sono delfini o pesci buddaci? 

Il consigliere comunale Salvatore Sorbello mette in discussione la tesi che ormai si racconta da oltre un decennio. E cioè che il braccio di ferro tra Antonio Zanca, il progettista palermitano che fornisce il nome al municipio, e le autorità messinesi si concluse con questa beffa colossale da parte del progettista. Scocciato per pagamenti in ritardo ma anche per il fatto che era stato scelto il progetto meno costoso, Zanca decise di scegliere come decori dei pilastri non delfini ma pesci buddaci a sottolineare la natura del messinese. 

Questo animale che nuota nelle acque che separano la Calabria dalla Sicilia è un pesce che vive alla giornata, dotato di grossa testa e di una  bocca grande e piena, capace di inghiottire di tutto. Ironicamente alla stessa specie appartengono i messinesi, o buddaci, perché creduloni, chiacchieroni a vuoto e politicamente indifferenti. Una peculiarità, insomma, che viene associata alla capacità tutta peloritana di “aprirsi la bocca” e parlare senza mai concludere.

I “buddaci” a Palazzo Zanca, a scanso di equivoci ci riferiamo a quelli usati da Zanca nei decori, sono più di un centinaio e sono visibili su tutti i fronti dellʼedificio: piazza Unione europea, via Consolato del Mare, piazza Antonello, via Cavour e via San Camillo. 

Uno scherzo ben riuscito del quale parlò per la prima volta il settimanale Centonove, ormai venti anni fa, grazie ad uno studio del professore Gaetano Catalano, che abitava proprio accanto Palazzo Zanca, in via San Camillo, docente di grande sensibilità e cultura, uno dei massimi esperti di Diritto Canonico. Catalano custodiva anche dei documenti che attestavano lo scontro fra Zanca e gli amministratori dell’epoca.  La beffa del progettista è stata anche ripresa nel volume dedicato a Palazzo Zanca, a cura di Attilio Borda Bossana (capo dellʼufficio stampa) e contenente saggi sia di Nino Principato che di Giovanni Molonia.  

A proposito, buddaci, allʼinizio del Ventennio,  era anche il nome di uno dei pochi giornali antifascisti della città. Una testata che aveva deciso di denunciare clientele e tutte le altre piaghe di Messina.


 

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