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Giovani avvocati a congresso, Ermini: “Il Csm non va normalizzato ma rafforzato”

Il sottosegretario alla giustizia ha assicurato che "a breve potremmo avere una composizione delle commissioni e del plenum a pieno organico”

“Voglio ribadire, nonostante quello che è accaduto, che il Csm non ha perso un plenum, non ha perso una commissione, una delibera, un provvedimento. Abbiamo lavorato sodo e voglio ringraziare i consiglieri del Consiglio Superiore della Magistratura che hanno veramente dato una mano, impegnandosi più di quanto avrebbero dovuto. Perchè con cinque o sei assenze, a seconda dei momenti, era importante poter lavorare bene. Abbiamo garantito l'istituzione".

A sostenerlo alla Dire è il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura David Ermini, intervenuto oggi al teatro Vittorio Emanuele di Messina in occasione del 25esimo congresso nazionale dell'Aiga (associazione italiana giovani avvocati) dal titolo doppio: 'Sostiene l'avvocatura - Governiamo il futuro'.

Al congresso che si è aperto ieri e continuerà fino a sabato Ermini si è soffermato sui problemi che hanno investito negli ultimi mesi il Consiglio superiore della magistratura  che vive uno dei momenti più delicati della sua storia dopo lo scandalo sull’ex ministro Luca Lotti e il pm Luca Palamara, potentissimo dell’Anm ed ex membro del Csm,  indagato per corruzione del procuratore che indagava sui genitori dell'ex segretario del Pd. 

Due giorni fa la nomina dei nuovi consiglieri Nino di Matteo che insieme a un altro togato, Sebastiano Ardita, ha portato in plenum una proposta alternativa alle due già approvate dalla terza commissione.

“Le norme che si fanno sul Consiglio Superiore della Magistratura non devono andare in una direzione punitiva, perché se abbiamo retto, ha retto l'istituzione. Quindi - ha concluso Ermini - il Csm non va normalizzato ma rafforzato".

Intanto è stato rinviato al 6 novembre prossimo il voto del plenum del Consiglio superiore della magistratura sulle nomine di tre sostituti alla Direzione nazionale antimafia. A far slittare la scelta è stata anche la nuova delibera presentata oggi dal neo eletto consigliere Nino di Matteo che insieme a un altro togato, Sebastiano Ardita, ha portato in plenum una proposta alternativa alle due già approvate dalla terza commissione. Due dei nomi indicati sono uguali tra le delibere già votate e quella nuova presentata oggi in plenum e un terzo è diverso, una condizione che ha posto anche dubbi e problemi interpretativi su come votare le proposte e ha indotto a decidere per lo slittamento del voto. I due candidati comuni sono Roberto Maria Sparagna, sostituto procuratore a Torino e Giuseppe Gatti sostituto a Bari. Come terzo candidato la commissione aveva votato a maggioranza per Catello Maresca, magistrato della dda di Napoli che ha diretto le operazioni che hanno portato alla cattura del boss della camorra Michele Zagabria. Ardita e Di Matteo hanno invece indicato Domenico Gozzo sostituto procuratore generale a Palermo che quando era pm a Caltanissetta fece riaprire i processi sulle stragi di Capaci e via D'Amelio viziati dalla falsa testimonianza di Vincenzo Scarantino.

Il vicepresidente del Csm al Vittorio Emanuele di Messina ha anche assicurato che "a breve potremmo avere una composizione delle commissioni e del plenum a pieno organico e quindi per noi sarà importante”.

"Quello su cui dobbiamo basare la nostra attività è la tutela e la difesa della giurisdizione - ha detto invece a proprosito del ruolo di chi amministra la giustizia - che è composta da giudici, avvocati e tutti gli altri operatori del diritto. In questo senso i giovani avvocati sono l'elemento importante e fondamentale per difendere la giurisdizione come elemento portante di una democrazia liberare. Garantire l'autonomia e l'indipendenza della magistratura" e "dare contemporaneamente all'avvocato un ruolo, come può essere anche quello dell'indicazione di avvocato in Costituzione", per il vicepresidente del Csm sono "elementi a tutela della giurisdizione. La giurisdizione autonoma, indipendente, è a tutela delle garanzie dei cittadini. La giurisdizione non segue il consenso popolare, ma deve avere la fiducia del popolo. Queste - ha concluso Ermini - sono cose che si riescono ad ottenere solo se c'è una forte unità d'intenti fra tutti gli operatori: giudici e avvocati".

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