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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Anche Patti protagonista di "Rete 3 Golfi", il progetto per monitorare la salute del mare

Raccogliere dati scientifici, sociali ed economici per consentire di predisporre i Piani di gestione delle aree di pesca siciliane

Raccogliere dati scientifici, sociali ed economici per consentire di predisporre i Piani di gestione delle aree di pesca siciliane, previsti dalla legge regionale n. 9 del 2019, sulla base di elementi certi e aggiornati sullo stato di salute dei nostri mari. A partire dai golfi di Castellammare (Trapani), Catania e Patti (Messina). Questo l’obiettivo finale del progetto di ricerca ‘Rete 3 Golfi - 3G’, finanziato dalla Regione Siciliana attraverso il dipartimento della Pesca mediterranea con risorse del Po Feamp Sicilia 2014-2020.

Il progetto, avviato a ottobre 2022 per la durata di 12 mesi, punta a valutare le condizioni degli ecosistemi marini nell’area dei tre golfi e le relative pratiche di pesca per proporre ai pescatori e alla politica modelli integrati e condivisi di gestione.

Le attività sono condotte dall’università di Palermo e dalla sede siciliana della stazione zoologica ‘Anton Dohrn’ di Napoli (Sicily Marine Centre), con il sostegno del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Al centro le Ciminiere di Catania, è stato fatto un punto dei lavori fin qui svolti, durante l’incontro dal titolo ‘Rete 3 Golfi: una rete per la gestione della pesca in Sicilia – Il dialogo tra ricercatori, pescatori e decisori politici’. Alla presenza dei vertici dell'assessorato regionale dell'Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea, dei ricercatori e dei rappresentanti delle organizzazioni di pesca dei territori ricadenti nel progetto, si è discusso dei dati rilevati e del monitoraggio dello stato delle acque marine con attività di ricerca condotte sulle imbarcazioni che praticano la pesca a strascico. In sette mesi i ricercatori a bordo di pescherecci hanno lavorato (per più di 500 ore) con i pescatori dei tre golfi. Le barche sono state trasformate in vere e proprie navi da ricerca dove vengono realizzate analisi del pescato e raccolti campioni per lo studio delle specie marine.

I sondaggi sono stati condotti da 10 a 560 metri di profondità, anche grazie a sensori hi-tech per misurare temperatura e ossigeno disciolto nei mari. In laboratorio sono state censite 119 specie di organismi marini (86 di pesci ossei, 15 di molluschi, 9 di pesci cartilaginei, 9 di crostacei) e sono stati studiati oltre 30.500 pesci; oltre 500 litri di acqua di mare sono stati sottoposti ad analisi biochimiche e fisiche; sono stati raccolti, setacciati e analizzati circa 1.400 litri di sedimenti marini. La collaborazione attiva con i Consorzi di gestione della pesca artigianale del golfo di Castellammare, di Patti e di Catania, inoltre, permette di raccogliere dati socioeconomici da unire alla conoscenza associata all’esperienza diretta e storica dei pescatori. Durante le diverse fasi del progetto, i ricercatori seguono un approccio di analisi integrata di tutti i parametri di biodiversità e di funzionamento degli ecosistemi per produrre modelli di gestione che preservino sia le risorse ittiche e ambientali sia i valori socioculturali e le economie delle aree interessate.

“La ricerca - afferma l’assessore all’agricoltura in Sicilia Luca Sammartino- serve a mettere le carte in regola, presupposto indispensabile per disegnare un percorso chiaro di sviluppo da indicare ai pescatori siciliani. Da tempo i tre golfi di Catania, Patti e Castellammare, sono chiusi alla pesca a strascico. Con l’attività di ricerca possiamo dare valore alla varietà delle specie presenti, anche quelle censite più da recente e grazie al sistema delle certificazioni di qualità sostenere la presenza del pescato siciliano nei mercati. L’attività di ricerca è una opportunità per i pescatori, ed io auspico che la loro collaborazione possa intensificarsi nei prossimi mesi, perché la ricerca è quello che ci consentirà di rafforzare le misure a sostegno della marineria siciliana, e di regolamentarla”.

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