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Ponte sullo Stretto, duemila anni posson bastare

L'ennesimo tira e molla sulla costruzione della mega opera archiviata per l'ennesima volta dal governo. La deputata Matilde Siracusano: “Esposto alla Corte dei Conti”

Se ne parla solo da Duemila anni. Anzi se ne parla prima ancora che nascesse Gesù Cristo. Era il 251 a.C. quando Lucio Cecilio Metello cercò di costruire una passerella fatta di barche e botti per trasportare dalla Sicilia 140 elefanti cartaginesi.

Insomma, l'idea di realizzare un ponte sullo Stretto ha davvero origini antichissime. Dopo l’esperienza dei romani, per sentirne riparlare cʼè stato bisogno di arrivare al 1866, anno in cui il ministro Stefano Jacini aveva dato incarico ad un tecnico di fama internazionale come  l'ingegnere Alfredo Cottrau di studiare un progetto di ponte tra Calabria e Sicilia. E da allora, di progetti, ce ne sono stati di fantasiosi, perfino quello che prevedeva un cordone di cozze che dalla sponda messinese potesse arrivare a quella calabra.

Eppure, dopo duemila anni di discussioni spesso “campate in aria” come il progetto del ponte stesso e dopo duecento miliardi di vecchie lire già bruciati dalla società che ha avuto l’incarico di studiarlo, la mega opera riesce ancora a tenere banco.

L’argomento tocca sempre nervi scoperti in città dove si scontrano due culture tra chi propone la costruzione del Ponte e chi invece la osteggia, ritenendola inutile e dannosa per lo sviluppo dell'area integrata dello Stretto. Chi vuole il Ponte, ritiene l'opera indispensabile per saldare la Sicilia ai corridoi europei e la ritiene la panacea per tutti i mali. Sono nemici del Sud e dello Sviluppo quelli che dicono no. Chi invece lo osteggia, sa che il manufatto non serve a nulla: collegherebbe due sponde, danneggiando irrimediabilmente l'ambiente e trasformando poi Messina in una città-trespolo sotto l'ombra di un’opera  che invece di collegare la isolerebbe ulteriormente.

Un paradosso? Forse. O forse paradossale è che ancora se ne parli. Proprio in questi giorni il dibattito si è fatto più serrato. L’argomento ponte è tornato all’attenzione del governo, che lo ha “archiviato” per l’ennesima volta, nessuno osi sperare definitivamente. Le argomentazioni? Quelle sostenute per anni dagli ambientalisti. E non solo. “Di straordinario il ponte sullo Stretto ha solo il tempo e i soldi sprecati per un'opera insostenibile dal punto di vista tecnico, ambientale ed economico. E serve solo ai grandi lobbisti".

Non è piaciuta la motivazione del ministro Toninelli alla deputata di Forza Italia, Matilde Siracusano, che insieme al collega Germanà, ai sindaci di Messina e di Villa San Giovanni Cateno De Luca e Giovanni Siclari, hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti per valutare il danno erariale per la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto. La deputata azzurra ha invitato il governo “a valutare l’importanza strategica dell’Opera, che non serve a collegare solo la Sicilia alla Calabria inserendosi nel corridoio europeo Palermo-Berlino. Erano arrivate rassicurazioni da esponenti leghisti del Governo, a seguito del convegno di Rete Civica per le Infrastrutture, che si è svolto recentemente a Messina. È per tale motivo che invito nuovamente il Governo a valutare la bontà dell’infrastruttura”.

Stesso appello è arrivato oggi dalla Cisl: “Il ponte sullo Stretto – dicono Cisl, Fit e Filca siciliane - è un'infrastruttura ferroviaria e stradale la cui realizzazione sarebbe utile e necessaria e darebbe un senso anche alle politiche di continuità territoriale".

Ora, come cantava Lucio Dalla: telefonami fra vent’anni. Ma anche duemila vanno bene. Tanto quanto durano le telenovele.

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