La Regione finanzia il restauro delle dimore storiche, c'è anche il castello di Roccavaldina
Carcere, fortezza militare e residenza baronale. Tutte le diverse destinazioni d’uso avute dal castello nel corso di circa cinque secoli dove è previsto consolidamento e completamento delle opere di restauro. Così la graduatoria in Sicilia
Carcere, fortezza militare e residenza baronale. Tutte le diverse destinazioni d’uso avute dal castello nel corso di circa cinque secoli sono ancora oggi leggibili nella sua architettura ibrida. Fu Andrea Valdina nel 1512 a costruire il castello con mura merlate probabilmente sopra una preesistente struttura di epoca normanna.
E' il castello baronale di Roccavaldina, fra i nove edifici che la Regione è pronta a finanziare per interventi di restauro e conservativi.
Sono in arrivo, infatti, i primi contributi della Regione a favore delle dimore storiche siciliane. Pronta la graduatoria dei finanziamenti di oltre un milione e mezzo di euro - stilata da una commissione composta da funzionari del dipartimento dei Beni culturali.
A usufruire delle risorse, al momento, nove edifici. A Palermo: Casa Florio “I quattro pizzi” dell’Arenella (lavori di restauro e messa in sicurezza); Palazzo Alliata di Pietratagliata (manutenzione straordinaria e installazione di un ascensore per disabili; Villa Spina (completamento del restauro); Villa Lampedusa (messa in sicurezza delle strutture); Palazzo Filangeri (restauro dei prospetti e delle coperture).
E ancora: Villa de Cordova di Sant’Isidoro a Bagheria, nel Palermitano (restauro e messa in valore della villa); Palazzo San Demetrio a Catania (consolidamento e ripristino del prospetto e adeguamento dei locali per la pubblica fruizione); Casa D’Alì a Trapani (restauro e miglioramento della fruizione della Casa Museo); Castello Baronale di Roccavaldina, in provincia di Messina (completamento delle opere di restauro e consolidamento).
Il Castello – Palazzo di Roccavaldina è in ristrutturazione con il fine di trasformarlo in Museo o in Facoltà Universitaria di restauro. L’edificio nella merlatura e nelle torri cilindriche, con le fenditure adatte per le armi da fuoco, dà il senso della fortezza voluta da Andrea Valdina contro i turchi. Al piano terra, gli alloggiamenti e le celle carcerarie. Ben altra cosa, invece, il palazzo baronale, un edificio a se stante, addossato sul retro e progettato dal celebre Camillo Camilliani, allievo di Michelangelo. Morfologicamente, il castello offre dunque la lettura di diversi filoni artistici. Quello cinquecentesco è il più evidente, tipico della facciata con finestre al primo piano e balcone sul portale. L'influsso dell’arte gotica nel portale principale ad arco ogivale e nella porta secondaria del cortile. Bello il loggiato interno ritmato da colonne e archi.
«Con questa iniziativa - dichiara il presidente Nello Musumeci - la Regione intende fare concorrere anche i beni privati al patrimonio culturale siciliano. Si tratta di un primo significativo investimento triennale che intendiamo rinnovare nei prossimi anni. Il risultato sarà quello di inserire nel circuito della valorizzazione e della fruizione pubblica, attraverso una forma di partenariato tra Pubblica amministrazione e privati, edifici di pregio che raccontano la trama della nostra storia».
I finanziamenti discendono dalla legge regionale 8 del 2018, grazie alla quale gli assessorati dei Beni culturali e dell’Economia hanno stanziato - per il triennio 2018/2020 - due milioni e trecentomila euro. Risorse che serviranno per co-finanziare le spese sostenute dai proprietari, possessori o detentori a qualunque titolo di edifici dichiarati di importante interesse culturale ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. La condizione fondamentale è che siano aperti periodicamente al pubblico e fruibili da cittadini e visitatori. La Regione interviene nella misura massima del 50 per cento della somma richiesta, fino a un massimo di duecentomila euro.
Particolare attenzione è stata riservata al controllo dei finanziamenti. Sarà facoltà dell’amministrazione effettuare, in ogni momento, controlli sull’utilizzo delle risorse finanziarie erogate, sui rendiconti e sull’avanzamento dei lavori che, in ogni caso, dovranno essere ultimati entro diciotto mesi dalla concessione del contributo. Le domande possono essere presentate entro il 31 marzo di ogni anno.