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Redazione

Coronavirus e diritti negati, la democrazia malata da guarire

Sembra passata in secondo piano la discussione sulla necessità di intervenire per curare la Democrazia che in GIOVANNI FRAZZICA-3Italia considerava malata. Adesso, dopo l’incursione della pandemia Covid 19, non se ne parla nemmeno di questo tema, più che i valori essenziali generali della Democrazia, sembrano per certi versi più pregnanti certi diritti costituzionali limitati come mai prima d’ora era stato fatto in 74 di storia dell’Italia repubblicana.

Le misure emergenziali messe in atto dal Governo Conte hanno di fatto limitato tanti diritti: la libertà personale, le libertà di circolazione, di soggiorno e di riunione, di esercitare il culto religioso, il lavoro, l’insegnamento e l’iniziativa economica. Tutti questi diritti, che potrebbero essere intaccati, a seconda dei casi, solo per legge o per atto dell’Autorità Giudiziaria, sono stati invece compressi con meri atti amministrativi e, per ciò stesso, sottratti all’esame del Presidente della Repubblica e del Parlamento, forse nel dichiarato intento di tutelare un altro diritto costituzionale, quello alla salute, definito nell’art. 32 della Magna Carta.

Ci sarà un tempo, superata la cosiddetta fase 1, ma certamente non il giorno dopo, in cui sarà anche giusto e opportuno che vengano rivelate le valutazioni dei diversi comitati tecnico-scientifici che hanno indotto il Premier ed il Governo ad adottare queste misure. Va tuttavia detto che il tema della “Democrazia Malata” tocca anche altri aspetti della vita del Paese, la Politica soprattutto, che nei mesi scorsi si nascondeva spesso dietro le sortite tecnico giuridiche di costituzionalisti abilitati a entrare nel circolo mediatico ed a parlare, a nome di tutti, dicendo cose formalmente diversificate, ma sostanzialmente complementari nelle conclusioni. Tanto per fare un esempio, al di là dei giri di parole e delle formule astratte, si faceva un gran parlare di un Giuseppe Conte inadeguato e non eletto da nessuno e si invoca il nome di Mario Draghi, salvatore della Patria capo di un governo di unità nazionale.

Ovviamente nessuno, proprio nessuno, avrebbe voluto e vorrebbe arrivare ad un cambio di governo attraverso un passaggio elettorale, ma si vorrebbe attivare il cambiamento solo con un gioco d’aula. Questo significa che se le diagnosi fatte sullo stato di salute della Repubblica fossero vere, la soluzione Draghi sarebbe come dare una semplice aspirina ad un malato di tumore, anche perché al suo primo no rispetto al diktat di un leadericchio qualsiasi, anche a lui verrebbe rinfacciato che non è stato eletto da nessuno.

In questa fase, in cui tutto sembra congelato, i nostri politici ed i loro politologi di riferimento sono stati sostituiti da virologi di chiara fama e tecnici della Protezione Civile che parlano ogni giorno su tutte le televisioni italiane. Ma si sta lavorando, o anche semplicemente pensando, ad una buona nuova legge elettorale? Prima o poi si dovrà votare ed è chiaro, che se non verrà cambiata la Legge Elettorale, ci ritroveremo, ancora una volta, con un Parlamento di “nominati”. Quando finirà la crisi Covid, la politica dovrà riappropiarsi del proprio ruolo ed assumersi le responsabilità che le competono, senza bisogno di controfigure che si assumano i rischi di eventuali cadute.

E questo ragionamento è comune per maggioranze e opposizioni, perché la loro complementarità è ormai priva di veli, dunque che lavorino, in questa seconda parte della legislatura, per cercare di aggiustare quel sistema democratico che tanto hanno danneggiato. Diceva Aldo Moro: "Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere".

Giovanni Frazzica

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