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Sabato, 27 Aprile 2024

Arresti per corruzione, il trionfo degli inadatti e la politica messa in Croce

La vicende che ruotano attorno all'appalto di Bisconte sono ancora tutte da chiarire ma non l’ostinazione ad occupare posti con forzature che sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perché

L’arresto del commissario per il dissesto idrogeologico Maurizio Croce nonché consigliere comunale di Messina - accusato di aver affidato lavori in cambio di rolex, lavori edili gratuiti in abitazioni private e finanziamenti illeciti alla sua campagna elettorale a sindaco di Messina -  sembra non aver scatenato ondate di indignazione, quasi come se la notizia non avesse poi sorpreso granché. Qualche commento qua e là, perlopiù tutti fiduciosi nella magistratura e certi che Croce potrà chiarire. Quello del sindaco ancora non pervenuto, figuriamoci dagli assessori.

E’ la corruzione stessa forse che non fa più notizia, se non per Addiopizzo. E i personaggi che la popolano, anche se sono “stelle” come Croce, in odore perfino di designazione alla presidenza dell'Autorità portuale, non richiamano più come prima.

Il fenomeno tangentopoli che trent’anni fa sembrava avere sconvolto per sempre la storia stessa della politica italiana, con il colpo mortale – così si credeva – inflitto dalla magistratura nella costola del malaffare, ormai lo sappiamo da tempo, non solo non è mai finito ma le cose da allora sono andate, se possibile, ancora peggio.

Quellʼepopea che sembrò una lotta di liberazione è diventata un grottesco contrappasso, con nuovi apprendisti stregoni che hanno solo cambiato modalità e strategie, rischiando più per arricchire se stessi e non più per il partito con una arroganza che nel caso di Maurizio Croce - protetto fino all’ultimo in consiglio comunale di Messina che solo un paio di giorni fa ha approvato con soli 16 voti favorevoli e ben 14 contrari il provvedimento per “l’attivazione della procedura di contestazione della decadenza per assenze ingiustificate alle sedute del Consiglio comunale” - ha davvero pochi eguali.

Tecnicamente parlando la notizia sarebbe proprio questa: non certo la mazzetta, che forse in Sicilia possiede una delle sue più fortunate sedi naturali, ma l’ostinazione ad occupare posti con forzature che sono sotto gli occhi di tutti, con il sostegno e la protezione sbandierata dagli accòliti ai piani alti. L’ultima forzatura l’hanno fatta in consiglio comunale con la nomina del Garante per l’infanzia che è anche prete ortodosso. Possibile che nessuno si renda conto dell’inopportunità visto il ruolo religioso? Non perché ortodosso, anche se fosse stato cattolico, buddista, taoista e via discorrendo  sarebbe stata la stessa cosa. Mentre si fanno battaglie civili per garantire diritti alle persone LGBT e i problemi legati alla sfera delle identità fragili sono fra le principali cause di suicidi tra i giovanissimi, si nomina un esponente della chiesa ortodossa che considera l’omosessualità un abominio, un grave peccato. Vi sembra paragone azzardato? Non è così. E’ invece l’esempio di come ci sia una totale insensibilità a situazioni generanti conflitti di interesse, commistioni e incompatibilità di fatto che determinano poi inevitabili disfunzioni quando non proprio reati come sembra emergere dall’affaire Croce.

Oggi il coordinatore di Forza Italia lo sospende dal partito ma se la morale non fosse un concetto astratto in politica, bisognerebbe ricordare a lor signori che Croce ha già dato grande prova della sua integrità accanendosi a rimanere attaccato col bostik ad una poltrona che non gli è mai interessata nonostante anche l’evidente incompatibilità che la stessa inchiesta sul giro di mazzette che ruotano attorno ai lavori del torrente Bisconte ha messo a nudo.

I suoi amici, a cominciare dal presidente della Regione che fino a pochi giorni fa ha chiesto sulla questione incompatibilità l’ennesimo parere per finire a qualche parlamentare che lo ha sostenuto in campagna elettorale e che sulle vicende di famiglia ci racconta che i reati sono inventati da qualche toga, sono responsabili quanto lui dell’azzardo che ha originato il pasticcio. Si attaccano a cavilli e pareri, speculando sui concetti di incandidabilità incompatibilità decadenza, con ragionamenti che rimandano ad una volontaria quanto avvilente confusione tra forma e sostanza. E la sostanza è che anche questa volta – a prescindere dalle accuse mosse al commissario Croce - la politica ha dimostrato di non avere gli anticorpi per garantire legalità e separare le mele marce. Se poi anche le ipotesi di reato dovessero confermarsi ci troveremmo di fronte ad un scenario di enorme squallore, essendo l’oggetto del contendere lavori per la tutela del nostro territorio, ossia materia che riguarda la vita di tutti noi, la nostra sicurezza, a riprova del fatto che la classe politica oramai, soprattutto in questa regione, non è la soluzione ma il problema.

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