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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La forma delle idee

La forma delle idee

A cura di Carmelo Celona

Circonvallazione di Messina, la città vista dall'alto grazie al quinto prospetto

Nell'Ottocento prima e con Borzì dopo, l'ambiente urbano concepito con una nuova visione suggestiva: quella del panorama. Un “patrimonio” purtroppo svilito nell'ultimo secolo da un vortice babelico

Messina è una delle poche città che ha il “Quinto Prospetto”, essendo dotata di un sistema urbano che consente la visione dall’alto dell’intera città e del suo territorio. La Strada di Circonvallazione che contiene, a monte, la città, sviluppandosi dal torrente Zaera al Torrente Annunziata, consente di vedere dall’alto l’intero organismo urbano e ogni palazzo (o isolato).  Così dei palazzi messinesi oltre a vedere i quattro prospetti su strada si ha la possibilità di vedere anche la copertura: il “Quinto Prospetto”.

L’idea di una visione panoramica della città è un paradigma urbanistico ottocentesco. La città nel XIX secolo diventa una nuova scenografia paesaggistica, l’intero ambiente urbano è concepito con una nuova visione suggestiva, quella del Panorama della città.

Il panorama di Firenze, con la Cupola di S. Maria del Fiore di Filippo Brunelleschi, il Campanile di Giotto, Palazzo della Signoria con la Torre di Arnolfo di Cambio che svettano su una massa architettonica fitta e armonica che si distende lungo l’Arno, divenuto ormai un archetipo della patria del Rinascimento Italiano, è un’immagine “moderna”. Ha origine dal 1864, anno in cui la capitale del nuovo Regno d’Italia fu spostata da Torino a Firenze. Operazione che avrebbe comportato un carico urbanistico insostenibile per la città medicea che all’epoca contava di circa 120.000 abitanti e non aveva contenitori sufficienti per accogliere un travaso antropico di burocrazia ministeriale e diplomazia sabauda stimato in circa 30.000 unità.

Un critico aumento demografico improvviso di oltre ¼ di popolazione. Urgeva dunque espandere la città rivedendone il disegno secolarizzato alla luce delle nuove funzioni amministrative. Alla redazione di un nuovo Piano Regolatore fu incaricato l’architetto fiorentino Giuseppe Poggi, uno dei più autorevoli e influenti professionisti toscani dell’epoca, il quale, guardando alla Vienna di Wagner, previde la realizzazione di nuovi quartieri oltre le mura, dimensionati per accogliere ulteriori 50.000 abitanti. Ispirato dai grandi parchi della Londra di Nash concepì il parco delle Cascine e guardando ai Boulevard della Parigi di Haussmann disegnò grandi strade alberate e la strada panoramica che ancora oggi si inerpica sulle colline che guardano la città fino a raggiungere un nuovo spazio urbano panoramico: Piazzale Michelangelo. Questo sistema che scalava le colline oltre l’Arno venne denominato: “La Strada dei Colli”. Quel percorso ameno, serpeggiante, fatto di camminate alberate fu un’autentica innovazione urbana che dette respiro alla città e la dotò di una passeggiata di svago. Questa soluzione ha regalato al mondo l’immagine universale del Panorama di Firenze nella sua visione più bella e suggestiva.

Quinto prospetto e circonvallazione

Anche Luigi Borzì, forse influenzato dall’eco che ebbe la soluzione adottata da Poggi a Firenze, concepì un sistema urbano per il godimento della visione della città risorta dopo la tragedia del 1908. Una strada di circonvallazione che conteneva la città e al tempo stesso consentiva il godimento della suggestiva prospettiva dello Stretto e della visione integrale della nuova fisonomia urbana.

Se Poggi poté contare sulle opere dei grandi architetti fiorentini per immortalare l’eterna l’immagine della città di Firenze, Borzì ebbe il privilegio di avere come scenografia naturale per sua città reazionaria l’istmo della falce del Porto e la prospettiva mozzafiato del mitico Scill’e Cariddi.

L’idea della Strada di Circonvallazione panoramica, per quanto non originale, fu l’unica scelta urbanistica moderna ed efficacie che il Capo dell’Ufficio Tecnico messinese adottò nel suo nefasto e anacronistico Piano di stampo coloniale.

Per molti decenni la circonvallazione, raggiungibile da una serie di scalinate che dal centro della città elevavano direttamente sulla quota panoramica, fu la passeggiata di svago per godere della visione della città e dello Stretto. Un belvedere lineare dal quale ammirare le innumerevoli sfumature del magico scenario naturale e il nuovo ritmo volumetrico della città in una inedita veduta integrale fatta di palazzi bassi e senza tetto. Per assicurare questa visione il Piano Borzì vietava la possibilità di erigere edifici sopra la quota di meno tre metri dal calpestio della Strada di Circonvallazione. Questo per garantire la perpetua panoramicità.

Poi sappiamo come è andata a finire. Nella gestione pratica, questa regola è stata totalmente disattesa. Il panorama di tutti e stato dato a pochi, a quei pochi che hanno eretto i tantissimi palazzi che svettano dalla quota della circonvallazione e si antepongono prepotenti alla visione panoramica dello Stretto e della città, offrendo con protervia allo sguardo del passante, le terga con le loro cucine e i vani di servizio. Oggi percorrendo la Strada di Circonvallazione il panorama è una visione psichedelica tra un palazzo e l’altro, il resto è un guardare voyeuristico nell’intimità altrui.

I palazzi che svettano lungo la circonvallazione, oltre alla visione dell’incantevole scenario naturale, impediscono anche, e questo è una fortuna, la visione integrale del “Quinto Prospetto”, dove impera ogni tipo di superfetazione, in un vortice babelico, di volumi tecnici, tettoie, coperture, casotti, giardini d’inverno, soprelevazioni, sottotetti, etc..  Una visione convulsa che turba l’animo. Il “Quinto Prospetto” è il lavello della città indisciplinata e sregolata, ludica metafora di come vanno le cose da oltre un secolo in riva allo Stretto: chi può fa! Un implacabile arrembaggio per posizionarsi il meglio possibile a discapito di altri e dell’interesse comune. Una giungla che contamina quel poco di panorama ancora percepibile dalla Strada di Circonvallazione concepita dal Borzì dove domina la forma della discrezionalità e del comparaggio diffuso: ovviamente ... tutto è in regola!

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