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Riguardare con cura

Riguardare con cura

A cura di Domenico Barrilà

Terremoto del 1908, quella notte in cui qualcosa di noi si è smarrito

Come gli ebrei dopo la Shoah, anche i messinesi hanno smesso di essere gli stessi quel 28 dicembre di 111 anni fa. Persino il nostro Dna si è modificato a causa dello sprigionamento di una quantità enorme di gas Radon. Con queste conseguenze

Ogni anno, in questi giorni, mi chiedo cosa sia morto di noi in quella notte. Forse pigra, più delle altre, perché cadeva in un momento dell’anno in cui sembrerebbe impossibile subire un torto. La Messina cristiana aveva appena accolto, con calore, generosità, gratitudine, “u bammineddu”, e i bambini dormivano sicuri perché un altro bambino, importante e amichevole, sembrava vegliare su di loro.   

Si, qualcosa è morto. Qualcosa a cui è difficile dare un nome e ci accomuna agli ebrei, i quali dopo la Shoah non sono più lo stesso popolo. Neppure noi siamo più lo stesso popolo. Vi fu un eradicamento, come se la Natura avesse voluto ricominciare daccapo. Fu così anche a Hiroshima e a Nagasaki.

A noi fu lasciato quasi nulla, come a volerci separare da quei messinesi di “prima”, forse per non farci sentire i morsi della nostalgia. Se qualcosa non ci appartiene la nostalgia non si accende.

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Persino il nostro DNA non fu più lo stesso. Lo racconto nelle pagine de “La Casa di Henriette”. Accadde a causa dello sprigionamento di una quantità enorme di gas Radon, un gas nobile, individualista (caspita, sembra proprio uno di noi), che non si mischia facilmente con altri elementi comuni, e che era annidato nelle profondità del suolo. Le fenditure prodottesi nel terreno con il sisma lo resero libero di colonizzare i nostri luoghi.

Quell’ubriacatura di Radon, come dimostrarono due studiosi siciliani, Michela Gesù, biologa, e Lillo Ciaccio, ematologo, spinse il nostro organismo a proteggerci, modificando la presenza di un ingrediente del DNA, la molecola DR11.

L’effetto dell’aumento della presenza di questa molecola è che noi siamo meno aggredibili dal tumore ai polmoni. La Natura e il DNA, che secondo i due studiosi sarebbero in costante dialogo tra di loro, si accordarono per sistemare le cose meglio che potevano. Il fatto è che oggi chi vive nell’area dello Stretto possiede meno probabilità di ammalarsi di cancro al polmone, di cui il Radon rappresenta la seconda causa di insorgenza.

Chissà, un pentimento degli elementi, un colpo di fortuna, dopo il disastro e le indicibili sofferenze. Fatto sta che, come si dice, la fortuna bisognerebbe guadagnarsela. Insomma, tocca a noi. Scomodo ma sfacciatamente vero.

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