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Cronaca Patti

Operazione Matrioska, furto aggravato ed estorsione: in carcere una banda di rom

Arrestati all'alba sei persone nel campo nomadi di Roma per una serie di reati commessi nella provincia di Messina fra il 2017 e il 2018. Ecco come prendevano di mira gli anziani sottraendo soldi e carte di credito

Furto aggravato ed estorsione in concorso, nonché indebito utilizzo di carte di credito, uso di atto falso e false dichiarazioni a pubblico ufficiale.

Con queste accuse sono stati arrestati all’alba di oggi dai carabinieri della Compagnia di Patti in collaborazione con i colleghi di Tivoli, a Roma, sei persone. Si tratta di Marika Goman 42enne, Nina Goman 61enne, Renata Goman 40enne, Sonia Goman  34enne, Mirko Jovanovic 32enne e Kristijan Orsus 46enne, tutte di etnia Rom, domiciliati in campi nomadi della provincia di Roma e gravate da precedenti per reati dello stesso tipo.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Giip del Tribunale di Messina, su richiesta di quella Procura della Repubblica.

L’operazione, denominata Matrioska, nasce dalle attività di indagine dei carabinieri di Patti e dalle Stazioni di Santa Domenica Vittoria, San Piero Patti e Ficarra, i cui esiti hanno consentito di ricostruire le attività criminali commesse dagli indagati che, tra il 2017 ed il 2018, in alcuni Comuni della provincia di Messina. I sei arrestati si sarebbero resi responsabili di numerosi reati contro il patrimonio in danno di persone ultraottantenni, prescelte come vittime in ragione della loro vulnerabilità.

L’attività investigativa dopo una denuncia sporta nel giugno 2017 da un’anziana donna 85enne di Santa Domenica Vittoria, dopo essersi accorta che dalla propria abitazione erano stati rubati 11.800 euro in denaro contante, la carta d’identità ed una carta Bancoposta con i relativi codici da cui erano stati effettuati tre prelievi da 600 euro l’uno, presso gli uffici postali situati a Giarre e Campora San Giovanni.

La vittima ha raccontato ai militari che, pochi giorni prima di accorgersi dell’ammanco dei valori, due donne di giovane età si erano furtivamente introdotte all’interno della sua abitazione mentre lei era impegnata ad innaffiare i fiori. L’anziana aveva sorpreso le due intruse all’interno del salotto di casa e queste si erano giustificate dicendo che una di loro era in stato di gravidanza e necessitava del bagno, carpendo, in tal modo, la fiducia dell’anziana signora che acconsentiva al suo utilizzo. In seguito, prima di lasciare l’abitazione le due donne abbracciavano contemporaneamente la malcapitata per lunghi secondi, al fine di distrarla ed impedirle di notare, evidentemente, altri movimenti sospetti.

Alcuni mesi dopo, alla fine del mese di dicembre 2017 si è verificato un ulteriore furto, in danno di una signora 83enne di San Piero Patti, commesso con modalità assimilabili al precedente. In quella circostanza, una donna, successivamente identificata in Marika Goman, dopo aver citofonato all’abitazione della vittima, si era introdotta all’interno della casa con il pretesto di chiedere informazioni sul conto di una certa “Maria”. Una volta in casa, l’indagata entrava in varie stanze, allontanandosi appena appreso che il marito della vittima stava rincasando. La vittima si è accorta che le era stata sottratta la carta Bancoposta con relativi codici da cui, successivamente, veniva effettuato un prelievo di 600 euro da uno sportello di Falcone.

Gli ulteriori reati accertati sono avvenuti nel mese di giugno del 2018. In particolare, un furto ai danni di una 87enne di Ficarra. In quell’occasione la vittima aveva lasciato la porta della propria abitazione aperta mentre si trovava nel giardino ed aveva notato all’interno della sua proprietà due donne, una delle quali successivamente identificata in Goman Sonia, le quali per giustificare la loro presenza, si erano proposte come badanti, disponibili ad offrire assistenza a domicilio alla vittima. L’anziana ha declinato l’offerta, salvo poi accorgersi che da una credenza erano stati asportati documenti d’identità, 500 euro in contanti ed una carta Bancoposta ed i codici di accesso da cui erano stati successivamente prelevati 600 euro presso uno sportello di Brolo.

Sempre a Santa Domenica Vittoria i malviventi colpivano nuovamente la stessa anziana derubata esattamente un anno prima. Marika Goman si era introdotta nell’abitazione portando via un borsellino con all’interno la carta Bancoposta ed i relativi codici, con cui veniva in seguito effettuato un prelievo di 600euro presso uno sportello di Falcone.

Gli accertamenti condotti dai Carabinieri a seguito di questo furto hanno permesso di risalire all’autovettura utilizzata dai ladri per commettere il reato che era stata noleggiata presso un autonoleggio situato a Lamezia Terme (CZ) e con il supporto della locale Stazione Carabinieri è stato possibile, nel corso di un apposito servizio di osservazione, controllare ed identificare Goman Renata, la donna che aveva noleggiato l’auto. Si è accertato che la citata Goman Renata aveva stipulato, nel corso di quell’anno, ben 12 contratti di noleggio esibendo una patente di guida straniera, risultata falsa. Inoltre la donna, all’atto del controllo, ha esibito anche ai Carabinieri di Lamezia Terme tale documento contraffatto, cosicché è stata indagata per il reato di uso di atto falso e false dichiarazioni a P.U..

Infine si è accertato che durante la loro trasferta siciliana Goman Marika, Goman Sonia e Goman Renata unitamente a Goman Nina, ed a due uomini, Jovanovic Mirko e Orsus Kristijan, avevano dimorato presso un albergo di Nizza di Sicilia rendendosi responsabili di estorsione in concorso tra loro, ai danni dell’albergatore. In particolare i carabinieri hanno accertato che in periodi coincidenti a quelli dei furti perpetrati nel messinese, il gruppo di uomini e donne si era recato, senza prenotazione, presso la struttura alberghiera pretendendo di non pagare o saldando solo in parte il conto delle camere prese in affitto e richiedendo, al contempo, all’albergatore di non essere registrati, rifiutando di esibire i documenti.

Tali richieste venivano accompagnate da pesanti minacce attuate sia attraverso la presenza fisica dei due uomini, presentati dalle complici come “soggetti pericolosi”, sia attraverso la prospettazione di ritorsione nei confronti dei familiari dell’albergatore, se lo stesso non avesse acconsentito di sottostare alle richieste del gruppo.

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