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Cronaca

Giovani in fuga e disagio psichico, il report choc della Caritas

A Villaggio Aldisio e Fondo Fucile, l'emergenza resta la casa. Ma sono tutte le periferie a subire l'abbandono. Ecco i dati di “Una comunità che cura, lavori in corso” presentati da padre Nino Basile. La testimoninza di Pippo Insana

Periferie sempre più abbandonate, giovani che fuggono, e un disagio che la Chiesa da sola non può colmare. Soprattutto quando come a Fondo Fucile e Villaggio Aldisio è perfino la casa il bisogno primario e quando il disagio diventa anche psichico.

E’ il quadro drammatico che emerge dal report povertà 2018 a cura  dell’Osservatorio diocesano delle Povertà e delle  Risorse. La conferenza stampa di presentazione si è svolta sabato 11 maggio, alle ore 10.30 presso  la Caritas diocesana di Messina (Via Emilia 19).

Titolo della conferenza: “Una comunità che  cura – Lavori in corso”.  

“Si è voluto dare una marcata  risonanza pastorale al lavoro che si è compiuto.  Non esclusivamente una raccolta di dati. Infatti,  gli argomenti e le problematiche trattate non sono senza volto – spiega il direttore della Cartas diocesana, padre Nino Basile - Ogni contributo descrive le speranze e i sogni, le sfide e le sofferenze che caratterizzano la gente che vive nelle nostre comunità, consapevoli che dietro ogni difficoltà affrontata, ci sono uomini e donne, giovani e vecchi”.

“Il report – spiega il direttore - vuole anche essere uno degli strumenti utili a far vedere l’impegno della comunità ecclesiale nel servire i bisogni dei poveri e degli esclusi, a sostenere le famiglie e le Comunità e a proteggere l’inalienabile dignità e i diritti di ogni persona umana”.

L’anno appena trascorso ha visto la comunità civile fare il punto sull’applicazione della legge di riforma psichiatrica (l.180/78) in Italia – meglio nota come legge Basaglia – a quarant’anni dalla sua approvazione. In un momento assai difficile e delicato per i Servizi sociali di cura, sempre più depauperati di risorse umane ed economiche, indispensabili per farsi carico di quanti vivono in stato di disagio, la Caritas diocesana ha voluto orientare le proprie attività pastorali favorendo numerose riflessioni e nello specifico raccogliendo le ricadute territoriali di un impianto in larga parte rimasto disatteso. Lo stesso Convegno diocesano, tenutosi lo scorso 29 dicembre 2018, ha voluto riportare l’attenzione della comunità ecclesiale proprio sulle vite ed sui vissuti delle donne e degli uomini affetti da patologia psichiatrica nonché dei loro familiari, spesso lasciati soli davanti ad un percorso difficile e nettamente in salita.


“Come Osservatorio diocesano delle Povertà e delle Risorse – spiega il coordinatore Enrico Pistorino - abbiamo voluto, in coerenza con il tema scelto per quest’anno pastorale, approfondire alcune questioni legate alle problematiche delle persone affette da patologie psichiatriche, anch’esse presenti nei servizi e nelle attività rivolte ai poveri”.

Il report

Il Rapporto riproduce come ogni anno una descrizione del contesto socio-demografico del territorio diocesano con riferimento al quadro regionale, provinciale e metropolitano e l’attività dei Centri d’Ascolto nella rilevazione dei bisogni e nella pianificazione degli  interventi al cui centro rimane la relazione d’aiuto e il ruolo pedagogico dell’ascolto ad opera  dei volontari e operatori della carità.

Di grande pregio la testimonianza di Padre Pippo Insana per oltre 29 anni cappellano dell’ex Ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto ed intervistato per l’occasione e la testimonianza di una ragazza che ha saputo guardare con coraggio oltre le barriere del disagio psichico ma soprattutto oltre le barriere dell’incomprensione degli altri.

Un focus specifico è stato dedicato poi ai contributi scientifici di Roberto Motta già direttore del “Modulo Dipartimentale – Messina Nord Asp 5 sulla normativa vigente dalla Legge Basaglia alla chiusura degli Ospedale psichiatrico, Marianna Gensabella, professore ordinario di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell'Università degli Studi di Messina e componente del Comitato Nazionale per la Bioetica.

Il contesto diocesano

Il territorio dell’Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela è attraversato da forti contraddizioni socio-economiche. La crisi demografica che caratterizza soprattutto la città di Messina è accentuata da una vistosa diminuzione della popolazione anche per il crescendo fenomeno migratorio, soprattutto di giovani. Un’emergenza demografica a cui si aggiunge la preoccupante situazione di ampie fasce di popolazione e la condizione di rischio e vulnerabilità sociale diffusa in alcuni quartieri considerati a rischio (Gazzi, San Leone-Giostra) ed in cui l’opera pastorale delle parrocchie spesso si sostituisce allo scollamento tra servizi e cittadini, oltre a garantire un presidio di legalità e di prevenzione a fenomeni come la dispersione scolastica e la povertà educativa. Un quadro che pone ancora una volta la questione difficile delle periferie e la mancanza di interventi sociali adeguati ed efficaci.

Occorre dire come siano stati finanziati importanti interventi di riqualificazione urbana e sicurezza, di cui si possono scorgere i primi risultati.

Negli altri territori della diocesi le città mantengono ancora i contorni di una comunità inclusiva con una presenza diffusa di presidi  di legalità e aggregazione sociale rappresentati dalle parrocchie, dagli oratori, dalle sedi di associazioni di volontariato e dai sodalizi, riferimento anche per la popolazione più anziana.

I Centri di Ascolto Caritas

Una parte centrale del report è stata dedicata ai dati dei dati emerge come la povertà osservata - diversa da caso a caso - non sia una povertà  relativi ai Centri di Ascolto. Dalla lettura  statica, in cui si entra e da cui non si esce, ma un processo, un percorso dinamico che può  essere intrapreso ma anche interrotto. In generale i dati dei Centri di Ascolto parlano di una  prevalenza femminile nelle richieste di aiuto ed un’incidenza del 25,8% sul totale di stranieri,  più giovani rispetto agli italiani, concentrati per lo più in tre centri di ascolto, nel raggio di  un paio i chilometri: il Cda diocesano (provinciale), il Cda Don Orione e il Cda di Provinciale.

Su 447 persone censite dal portale OSPO la fascia più rappresentativa della popolazione  italiana è quella compresa tra i 35 e i 64 anni, mentre quella straniera è concentrata nella  fascia 25-54. Rispetto al percorso di istruzione solo il 7% delle persone incontrate dichiara  di aver raggiunto un livello di scolarizzazione superiore, mentre il 27,7% risulta possedere la  licenza media e il 16,3% dichiara di possedere la licenza elementare. L’8% dichiara di non  aver conseguito alcun titolo. Sul piano dei bisogni individuati dagli operatori della carità  risulta predominante la questione abitativa, con un’incidenza considerevole per i  quartieri di Fondo Fucile e Villaggio Aldisio (Cda Don Guanella) e provinciale (Cda  diocesano “S. Finocchiaro”), a cui si aggiunge, nel caso del CdA Diocesano, una richiesta di  consulenza professionale e di orientamento (l’11.1% del totale). Complessivamente anche nel  corso del 2018 i dati dei Centri di Ascolto rilevano come l’intervento posto in essere più  frequentemente dagli operatori è, ancora una volta, l’ascolto, intervento preminente  soprattutto per il CdA Diocesano che insieme all’orientamento e alla fornitura di beni e  servizi rappresenta il 78% degli interventi.

Rimangono costanti in tutti i Centri di Ascolto le richieste legate a beni materiali e servizi  oltre alle richieste di sussidi economici. Tra gli interventi che sono stati effettuati prevalgono  quelli di natura assistenziale (beni e servizi materiali) e di ascolto. E’ chiaro come nelle  valutazioni complessive dei Cda emerge come gli interventi economici non sono più  sufficienti.

I servizi di bassa soglia

Sui servizi di bassa soglia indirizzati ad adulti in condizioni di estrema difficoltà (senza tetto, tossicodipendenti, immigrati privi di documenti) è stata curata una ricerca sugli utenti censiti e assistiti dall’Help Center presso la Stazione ferroviaria di Messina e dalla Casa di prima accoglienza Aurelio (i cosiddetti servizi di frontiera).

In particolare sono stati analizzati i dati relativi alle situazioni legate al disagio psichico e alla salute mentale. Un lavoro che, lungi dal rischio di semplificazione del fenomeno, ha riportato all’attenzione  della Caritas una porzione di comunità altrimenti dimenticata. In generale si è osservato  come la condizione di vulnerabilità che è trasversale a vari livelli agli utenti dei servizi di  bassa soglia, agevola l’attecchimento di comportamenti poco sani e a volte dannosi.

Consapevoli del rischio che queste situazioni possano incistarsi e radicasi nelle esistenze  delle persone è altrettanto importante intervenire perché queste situazioni possano essere  recuperate. In questo senso è chiaro il ruolo della rete, dell’uso di modelli innovativi che  coinvolgano tutti i soggetti preposti alla presa in cura per questa utenza.

Il contrasto alla povertà

Nell’ambito delle misure di contrasto alla povertà adottate in questi anni, a partire dalla prima misura il SIA fino alla recente introduzione del Reddito di Cittadinanza, è stata pubblicata una valutazione complessiva del REI. Tale misura viene riletta alla luce degli obiettivi dichiarati in sede di elaborazione da parte del legislatore (infrastrutturazione sociale, costruzione di reti, attivazione di percorsi di autonomia e affrancamento dalla povertà), i dati aggiornati al 31 dicembre 2018 (fonte:Istat) e l’attuazione dell’intervento anche in sede locale. Occorre dire come Caritas Italiana da oltre cinque anni sta dedicando una grande attenzione alla valutazione delle politiche di contrasto alla povertà mediante uno specifico “Rapporto di valutazione”. “Non è infatti indifferente per un’organizzazione che si occupa di povertà agire in presenza o meno di una misura statale che garantisce ai poveri, un contributo economico unito ad un progetto di sostegno personalizzato per l’autonomia” (Nunzia De Capite, Caritas Italiana).

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