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Cronaca Taormina

Casa Grandmont di Taormina, il sindaco: “Un recupero che valorizza e rispetta il testamento”

La città si divide sul progetto di social housing. Le precisazioni di Bolognari. Previsto anche un centro sociale per anziani

“Non si tratta di edilizia economica e popolare e non è destinata a famiglie con reddito basso. Anzi, è destinata a famiglie che hanno, al contrario, un reddito medio-alto, che non consente loro di accedere all’edilizia economica e popolare”.

Arrivano chiarimenti sul progetto per Casa Grandmont che sta dividendo Taormina dopo l’annuncio del Comune che vuole reuperare l’immobile per destinarlo ad alloggi con un piano di social housing.

“Desidero intervenire sulle critiche sollevate sul progetto di social housing che l’Amministrazione sta avviando per la Casa Grandmont – spiega il sindaco Mario Bolognari -  Probabilmente c’è una scarsa informazione su uno strumento innovativo che si sta affermando in molte città italiane con risultati positivi. Non si tratta di edilizia economica e popolare – questo dev’essere chiaro – e non è destinata a famiglie con reddito basso. Anzi, è destinata a famiglie che hanno, al contrario, un reddito medio-alto che non consente loro di accedere all’edilizia economica e popolare. Inoltre, gli standard di qualità delle abitazioni deve essere alto e in linea con il risparmio energetico e l’uso di materiali ecocompatibili. Infine, lo scopo di questi insediamenti deve essere quello di promuovere l’integrazione sociale e di sviluppare relazioni tra gli abitanti e il centro storico circostante. Quindi i sette alloggi da progettare, se la Regione ci finanzierà l’opera, sono destinati a giovani coppie, ad anziani soli e ad altre categorie di persone che, altrimenti, verrebbero espulse dal centro storico, ma che hanno la capacità di pagare regolarmente un canone calmierato”.

Il progetto, però, non si ferma qui

“È previsto un centro sociale per gli anziani moderno – continua Bolognari - con spazi destinati allo svolgimento di attività di integrazione e socializzazione (corsi di formazione, proiezioni, sale lettura e riunioni, ecc.). Nulla a che vedere con l’attuale centro sito nei locali di Corso Umberto, assolutamente inadeguato e di vecchia concezione”.

Per quanto riguarda, invece, la destinazione voluta dal lascito della famiglia Grandmont Bolognari precisa che questa finalità è “perfettamente coerente con la volontà testamentaria, molto più dell’uso improprio fatto negli ultimi anni utilizzando l’edificio come uffici, centro informatico, sede consortile, ecc. Possiamo dire che torniamo alle origini vere della Casa Grandmont, in una chiave nuova e moderna. Un modo serio e concreto per recuperare un immobile che ha bisogno di un grosso investimento per essere recuperato dal punto di vista edilizio, dopo anni di incuria e abbandono. Chiedo a tutti: ci sono altre possibilità di finanziamento per recuperare alla fruizione pubblica questo immobile? Non mi sembra che ce ne siano – conclude -  tant’è che in tutti questi anni non si è fatto assolutamente nulla”.

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