“Messina, vergogna!”, la casa museo di Maria Costa cade a pezzi: le foto dello sfregio alla cultura e alla memoria
Un lockdown ben più drammatico di quello che abbiamo vissuto in questi mesi a causa dell’emergenza corona-virus attanaglia le testimonianze di storia e di cultura locali. Parliamo del lockdown della memoria, che non risparmia nulla di quanto può contribuire all’edificazione civile e morale della comunità, confermandosi un bubbone cronico che rischia di cancellare per sempre i resti del nostro passato.
La casa museale che il Centro Studi Maria Costa, costituitosi all’indomani dalla scomparsa della Poetessa delle Case Basse, ha eletto a luogo di incontri e attività culturali divulgative della figura e l’opera della Sibilla dello Stretto versa oggi in evidente stato di degrado. L’intonaco delle pareti è caduto in gran parte a pezzi, tra i quali quello dov’era raffigurata l’immagine della Costa dipinta dall’artista Pippo Crea. Una selva di erbacce inondano il cortile e il piccolo pozzo dal quale la Costa attingeva l’acqua. Degrado vergognoso, considerata la mancata attenzione degli enti preposti a mantenere in piedi una struttura che, con cure opportune, potrebbe diventare uno dei tanti fiori all’occhiello del nostro territorio.
Più volte, e sempre ottenendo null’altro che vuote promesse, il Centro Studi ha bussato alla porta delle istituzioni chiedendo la salvaguardia di un autentico “luogo dell’anima” cittadino per la ricchezza dell’eredità che vi ha lasciato una delle sue figlie più illustri.
Dal povero quartiere di Case Basse, sopravvissuto al terremoto, Maria Costa, figlia di pescatori, ha tratto linfa e ispirazione per cantare il mare e i venti e i miti dello Stretto in un vernacolo fortemente espressivo che è stato oggetto di studio di ricercatori di tutto il mondo e argomento di tesi di laurea universitarie. Autrice fluviale, ha pubblicato decine di testi ove a componimenti poetici d’incantevole bellezza si alternano brani di prosa dialettali che ritraggono personaggi caratteristici di Messina, lacerti di vita e strascichi di tempo andato che rimangono impressi nel lettore per la pittoresca icasticità con cui vengono ritratti.
Cosa direbbe Maria Costa oggi, osservando lo stato pietoso in cui è ridotta la casa dove visse e morì, una casa che costituì sempre per lei la radice che la ancorava al suo passato? Che è poi il passato di noi tutti e al quale dobbiamo necessariamente rifarci se non vogliamo che una post-modernità priva di spazi vitali e punti di riferimento prenda il sopravvento su tutto il resto.
Possiamo solo immaginarlo. Ma, intanto, vale la pena di proporre queste immagini che raccontano, più di qualsiasi scritto, lo stato di coma profondo in cui oggi versa la memoria della nostra Città.
Giuseppe Ruggeri