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Come d'Incanto, dopo due mesi parla una dipendente: "Mai dimenticherò quello che ho visto"

Il calvario vissuto all'interno della casa di riposo simbolo dell'emergenza Covid in città. Il racconto di chi ha vissuto quei drammatici giorni ed è stata contagiata dal virus. "Nulla sarà più come prima"

Ha ancora le lacrime agli occhi e la voce singhiozzante S., la dipendente della casa di cura Come d'Incanto che quasi due mesi fa ha riaperto i battenti dopo l'inferno vissuto a causa del coronavirus. La donna, di cui tuteliamo l'identità riportando solo l'iniziale del suo nome, racconta a mente fredda quei drammatici giorni vissuti all'interno della struttura. 

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"Sono convinta - spiega a MessinaToday - di non riuscire più a dimenticare lo sguardo degli anziani che chiedevano aiuto e noi non sapevamo cosa fare in più per salvarli. Quel senso di impotenza, le notti insonni e la mancanza di aiuti dall'esterno. Ho ancora i brividi, nonostante sia passato un po' di tempo".

Anche S. è stata contagiata dal virus, ma si sente quasi in colpa per non aver avuto alcun problema di salute a differenza di quei trenta nonnini che invece non ce l'hanno fatta. "Se non avessi fatto il tampone non avrei mai saputo di avere il Covid, sono sempre stata asintomatica. Ma se ci penso, l'unico segnale strano che ho riscontrato qualche giorno prima è stata la mancanza di gusto e olfatto che è durata per una settimana. Quando ho avuto la certezza di essere positiva ho abbandonato la casa di riposo per iniziare la cura e l'isolamento".

Ma il vero calviario dipendenti e ospiti della Come d'Incanto lo hanno vissuto nei giorni precedenti allo sgombero. "Mi occupo dell'amministrazione - racconta S. - e sarei dovuta rimanere più distaccata non essendo un'operatrice sanitaria. Ma così non è stato, in pochi giorni mi sono ritrovata in una situazione nuova e terribile. Tutto è iniziato con una leggera febbre che ha colpito diversi ospiti, poi sono arrivate le crisi respiratorie e ho visto anziani peggiorare anche a distanza di un'ora. Io mi sono occupata di fare da filtro con l'esterno, le telefonate dei parenti spaventati erano tantissime, notte e giorno. Nessuno di noi riusciva a capire, siamo stati in isolamento per una settimana e abbiamo dovuto fare i conti con i pochi aiuti degli organi preposti. Ringrazio il sindaco De Luca per il suo intervento, solo dopo si è intervenuto nel modo giusto e sono arrivate le ambulanze per portar via gli ospiti malati. Ma ricordo ancora la relazione della Messina Social City dopo lo sgombero, ci è sembrato un accanimento immotivato". 

VIDEO I Ecco le condizioni della casa di riposo dopo lo sgombero

Per S. anche il sacrificio di dover stare lontano dalla famiglia. "Ho rivisto le mie figlie solo il 10 giugno scorso, tre mesi dopo. Non è stato facile, ma era l'unico modo per tutelarle. Quel 19 marzo ho iniziato il mio turno di lavoro convinta di poter tornare a casa dopo poche ore, ma invece non è stato così".

Lo scorso 26 maggio la Come d'Incanto ha riaperto i battenti cercando di lasciarsi tutto alle spalle. "Dimenticare è impossibile - afferma la dipendente - non è stato facile riprendere a lavorare e vedere la struttura quasi vuota. Eravamo abituati a vedere i corridoi pieni di persone tra ospiti e parenti, c'era sempre un clima di festa e adesso invece c'è un silenzio irreale. Piano piano riprenderemo, ce lo meritiamo visto quello che abbiamo passato".

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