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Cronaca Santa Teresa di Riva

“Devo far mangiare i miei figli, il 4 maggio riaprirò il bar”, la sfida al governo di chi è sull'orlo del fallimento

Lo sfogo del commerciante di Santa Teresa di Riva, Natale Luna anche ai microfoni della microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”. Ma c'è anche chi comincia lo sciopero della fame

Ha ricevuto già telefontate dalle banche per il pagamento delle bollette e spese sottratte per i dipendenti. I 600 euro dello Stato non possono bastare per chi paga il triplo solo di costi di gestione che non sono stati sospesi. E' amareggiato Natale Luna, proprietario di un bar pasticceria a Santa teresa di Riva che ha lanciato già il suo sfogo e ora anche la sua sfida: “Il 4 maggio riaprirò il mipo bar perchè devo far mangiare i miei figli”.

Luna è intervenuto anche ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. "Non posso più stare chiuso perchè devo dare da mangiare ai miei figli - ha spiegato -  Aiuti del governo? Sono arrivati solo i 600 euro. Io pago 2200 euro di affitto, ieri ho pagato 690 euro di bollette senza aver aperto un giorno l'attività. Per riaprire devo andare a prendere  il prestito, quindi so già di partire con 25mila euro di debito con lo Stato. Perchè al nord con tutti quei contagi e quei morti stanno riaprendo e al sud non fanno aprire? Forse vogliono ammazzare definitivamente il sud"

“Il 4 maggio aprirò il mio bar. Lo farò per i miei figli, per mia moglie e per la mia dignità -ha affermato Luna-. Siamo coscienti che quando riapriremo sarà ancora più dura lavorare, ma più si apre tardi e più lontano sarà il ritorno alla normalità. Abbiamo ancora più spese: mascherine, guanti, sanificazione. Le affrontiamo senza problemi, ma lasciateci lavorare. Il giorno 4 apro, ma non è una sfida, io non sono nato per le guerre ma solo per lavorare. Il mio è un grido di protesta. Davanti a me ho un minimarket ancora aperto, alla mia sinistra una merceria, una parafarmacia, sono tutti aperti. La gente è in fila fuori da quei negozi e non può fare la fila al bar per prendersi il caffè. Io ho anche un portico all'aperto. Io non posso più stare chiuso perchè devo dare da mangiare ai miei figli, non devo andare in vacanza nè comprarmi la macchina nuova. Aiuti del governo? Sono arrivati solo i 600 euro. Io pago 2200 euro di affitto, ieri ho pagato 690 euro di bollette senza aver aperto un giorno l'attività. Ho bisogno di liquidità per riempire il locale, per riaprire devo andare a prendere almeno 10mila euro dal fondo del governo. Quindi so già di partire con 25mila euro di debito con lo Stato. Perchè al nord con tutti quei contagi e quei morti stanno riaprendo e al sud non fanno aprire? Forse vogliono ammazzare definitivamente il sud".

Le riflessioni di Natale Luna sulle spese da sostenere e gli aiuti che non arrivano dal governo, sono quelle dei tanti commercianti della città che da più parti lanciano appelli per ripatire e avere sostegno. A Messina c'è chi ha cominciato anche lo scopero della fame, come il rirtsoratore Marcello Di Vincenzo, che gestisce la pizzeria “L'ingrediente” di via Garibaldi.

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