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Incendi Milazzo

Incendio alla Raffineria di Milazzo: Peppe Maimone e il coraggio di dire basta

Più volte minacciato di morte, il responsabile dell'associazione delle famiglie che sono ammalate di patologie “ambientali” lancia l'ennesimo appello: “Chiediamo alle istituzioni che si attivino immediatamente per i processi di bonifica e risanamento”

Il sindaco di Milazzo, Giovanni Formica,  ha telefonato subito preoccupato ma il commento più duro, a caldo, lo ha tirato fuori nel suo profilo facebook il sindaco della vicina Rometta, Nicola Merlino. “Ma quando avremo le palle, tutti, per dire basta, invece di appassionarci a stucchevoli e fuorvianti discussioni pseudo-politiche!? Questa è la vera più importante priorità del nostro territorio: bisogna incominciare il percorso per ELIMINARE la raffineria, senza nessuna discussione e senza perdere neanche un secondo! Il resto: chiacchiere dilatorie compiacenti che concorrono ad impedire qualsiasi futuro per i nostri figli”.

L’argomento è quello dell’incendio divampato oggi, intorno alla 12.20 alla Raffineria di Milazzo.

“Alle ore 12:20 - comunica lnel proprio sito la Rm - circa si è verificato un principio di fumosità da un accoppiamento flangiato di una colonna dell'impianto LCF. Pronto l'intervento del personale addetto, per cui in breve tempo la colonna è stata messa in sicurezza, con attivazione del sistema di torcia, ed il problema è rientrato”.

Nessun danno, nessun ferito, ma bruciano ancora sia i morti del 1993, sia i processi a carico dei vertici della Raffineria per i “possibili” danni ambientali, sia i campanelli d’allarme che ripetutamente si presentano, insieme al conto, salato, di un comune che ha perso la sua vera vocazione turistica e ricorda con rimpianto i campi di gelsomini che popolavano la Piana di Milazzo prima dell’invasione dell’industria pesante in nome del lavoro.

Ne sa qualcosa Peppe Maimone, fra i primi con la sua associazione Adasc ad intervenire sull'ennesimo incidente. Oggi Peppe ha 32 anni, quando è nata l'associazione che ha fondato, era dicembre 2008, ne aveva solo 19 anni. Adasc è nata sulla spinta emotiva e rispetto alle altre associazioni ambientaliste ha una particolarità: “Sì, la nostra associazione è un po' diversa rispetto alle altre perchè è formata da persone ammalate o da familiari di persone ammalate o decedute per patologie ambientali - spiega a MessinaToday -  Mia mamma aveva un carcinoma, due mesi prima se n'era andata mia nonna con la stessa malattia. Era il momento di dire basta, così abbiamo deciso di metterci la faccia in prima persona. Niente circoli, associazioni nazionali ma noi, che dell'inquinamento patiamo le conseguenze sul piano della salute, noi in prima linea. La mia famiglia ha subito una vera e propria mattanza. Nonne, zii, cugini anche di undici anni deceduti”.

L'Adasc oggi è parte offesa e parte civile nei due processi a carico dei vertici della Raffineria insieme anche alle altre associazioni nazionali ambientaliste. Negli anni ha creato anche una rete di associazioni, il coordinamento ambientale Milazzo Valle del Mela, con l'obiettivo di valutare i danni ambientali creati dal Polo industriale.

“Che non è solo la Raffineria”, spiega Maimone. Tanto che una delle loro battaglie più importati è stata quella contro la realizzazione dell'inceritore di A2a. 

Un impegno senza sosta che gli ha procurato più di un nemico, tanto che più di una volta le lettere con minacce di morte a lui indirizzate sono diventate lavoro per gli inquirenti.

Ma non si ferma Maimone. E non si dà pace: “Nella nostra zona, che è già stata dichiarata area ad alto rischio ambientale dalla Regione e dal ministero dell'Ambiente sito di interesse nazionale per le bonifiche, c'è una vera e propria emergenza in atto con una impennata ormai documentata di malattie ambientali e soprattutto nell'ultimo studio dell'Istituto superiore di Sanità, pubblicato sulla rivista Sentieri, si riscontra un aumento di malformazioni congenite. Un altro problema in questo territorio - continua - è che non è mai partito il risanamento, nè le bonifiche nell'area industriale. Nel piano paesaggistico dell'Ambito 9 (una parte della provincia di Messina) è prevista una riduzione dell'impatto che creano le industrie già dal 2016. Oggi, fra ricorsi pendenti al Tar e tira e molla resta ancora in sospeso la redazione dei piani di recupero”.

Secondo Maimone esiste anche un vuoto normativo che non consente di affrontare come si dovrebbe la situazione ma soprattutto pesa la mancata informazione alla popolazione sui rischi connessi ad eventuali incidenti rlevanti delle industrie.

“Tutto questo mentre proprio accanto alla Raffineria e la centrale A2a sono proprio a ridosso delle abitazioni. Chiediamo alle istituzioni di ogni ordine e grado - conclude Peppe Maimone - che si attivino immediatamente per i processi di bonifica e risanamento e che all'interno delle autorizzazioni ambientali vengano considerate le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità a tutela della salute pubblica”.

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