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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Pace del Mela

Mafia, maxi confisca a Santa Lucia del Mela: il tesoro di Mazzagatti nelle mani dello Stato

Un patrimonio accumulato dagli anni Novanta fra terreni e business legati alla ristorazione

Trentadue milioni di euro. A tanto ammonta il patrimonio confiscato dalla Dia di Messina riconducibile a Pietro Mazzagatti, lungo passato criminale - oggi detenuto nel carcere di Viterbo col regime del 41 bis  - che ha imposto negli anni il monopolio nelle attività di ristorazione nel barcellonese.

Sotto chiave conto correnti, appartamenti, aziende, il bar di Milazzo “Valèrie coffee and pastry” e la gettonata sala di ricevimento Villa Mont Valerie. Un tesoro quello dell“imprenditore” Mazzagatti che nella sua Santa Lucia del Mela aveva accumulato “una montagna”, come lui stesso l’aveva definita in alcune intercettazioni nel 2008 quando al telefono con Francesco Romeo, legato al clan Santapaola, si vantava dell’acquisto intestato alla moglie, assaporando già una mega speculazione edilizia.

Per quell’inchiesta ci fu un primo sequestro il suo patrimonio.

Mazzagatti-2Ma il profilo di Mazzagatti (nella foto agli inizi della sua “carriera”) era noto da molto tempo prima. Ufficialmente titolare di un servizio di catering molto gettonato nella zona e portato avanti dalla moglie, che gestiva anche un negozio di articoli da regalo e bomboniere, il nome di Mazzagatti viene fuori per la prima volta dalle rivelazioni dell'ex boss di
 Terme Vigliatore, poi pentito, Giuseppe Chiofalo, alla metà degli anni '90. E' in quegli anni la prima condanna per estorsione ai titolari della Cogemar di Barcellona, una inchiesta nata dalle denunce dell'ex vice presidente del consiglio comunale di Barcellona, l'imprenditore Maurizio Marchetta e sfociata nel febbraio 2009 negli arresti dei boss Carmelo D'Amico, Carmelo Bisognano e Pietro Nicola Mazzagatti.

Già nel 2000, finisce sotto sorveglianza speciale per i suoi rapporti con personaggi del calibro di Carmelo Vito Foti e Nunziato Siracusa. Poi ci hanno pensato altri mafiosi passati alla collaborazione a dipingerne lo spessore. Da Antonio Centorrino ad Orazio Munafò. La Direzione investigativa antimafia incappa nuovamente nel suo nome indagando sugli appalti nel barcellonese e gli affari di Salvatore "Sam" Di Salvo. Anche il reggente del boss barcellonese Gullotti, insieme a  Cosimo Scardino, avrebbe stretti contatti proprio con Mazzagatti, ormai acclarato referente delle cosche nel suo territorio di residenza, cioè il paesino collinare di Santa Lucia del Mela.

Nel febbraio 2006 Mazzagatti viene arrestato e poi condannato per aver imposto il pizzo al commerciante di tappeti Tolujan, titolare del ristorante Villa Jhasmine, al quale impone di utilizzare la propria ditta di catering. La condanna, in quell’occasione, non riconosce l’associazione mafiosa ma l’aggravante di aver agito con metodi mafiosi. Una aggravante contestata anche nella condanna per essersi impossessato di alcuni terreni. Con le buone o con le cattive.

Con la confisca su proposta del direttore della Dia, il generale Giuseppe Governale e del procuratore capo Maurizio De Lucia, il patrimonio di Mazzagatti, costituito da 4 imprese comprensive di capitale sociale e compendio aziendale, 14 immobili, 19 terreni, numerosi mezzi personali ed aziendali nonché vari rapporti finanziari, anche intestati a soggetti terzi individuati, stimato complessivamente in 32 milioni di euro, passa da oggi definitivamente nelle mani dello Stato.

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