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Cronaca

Ambulanze vecchie, divise scucite e aggressioni: ecco come si lavora al 118

Mezzi con più di 250mila chilometri percosi, abbigliamento logoro e carenza di medici a bordo. Le criticità con cui ogni giorno fa i conti chi interviene nelle emergenze

L'assordante suono della sirena, la corsa contro il tempo spesso ostacolata dal traffico e dall'inciviltà degli automobilisti e alla fine le prime cure al paziente di turno. 

La giornata frenetica degli operatori del 118 si può riassumere così. Un lavoro importantissimo che deve però fare i conti con gravi problemi organizzativi che possono mettere a rischio la sicurezza e l'intera macchina del soccorso.

La prima criticità deriva dalla mancanza di medici a bordo. Diverse ambulanze svolgono il servizio senza l'opportuna presenza di uno specialista a bordo. Una mancanza che penalizza soprattutto i comuni della provincia spesso distanti decine di chilometri dagli ospedali. 

Nelle ultime settimane hanno protestato i sindaci di Antillo e Mandanici. Quest'ultimo ha denunciato che ben il 40% dei mezzi di soccorso viaggia senza medico a bordo. La musica non cambia 
per i centri della valle dell’Alcantara così come tra Barcellona Pozzo di Gotto e zone limitrofe.

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L'ultimo piano organizzativo dell'Asp prevede 168 ore di lavoro per i medici del servizio di emergenza, con l’aggiunta di 48 ore di plus orario. Una riduzione rispetto al passato che, nonostante la firma  di alcuni sindacati, non è vista di buon occhio dai sindaci, soprattutto quelli della riviera jonica.

Ma l'assenza del medico a bordo non è l'unico problema. Il 118 sconta gravi carenze d'organico che spesso obbligano il personale a turni massacranti e all'impossibilità di andare in ferie per assicurare comunque il servizio. 

E quando si riesce a garantire in strada l'ambulanza subentrano altre difficoltà. Parte dei mezzi sono ormai vetusti e con 250mila chilometri percorsi mentre il personale, in alcuni casi, indossa divise logore e scucite vecchie addirittura di sette anni.

Chi lavora su un'ambulanza è poi costantemente a rischio aggressioni. Medici e autisti subiscono le ire dei familiari dei pazienti per ritardi nei soccorsi a loro non imputabili. Episodi fortunatamente meno frequenti rispetto ad altre città, ma che non lascia tranquillo chi ha il compito di intervenire in casi di emergenza. 

La Regione ha in mente di adottare nuove misure di sicurezza per il personale sanitario. Ma per il sindacato Fiadels serve un cambiamento culturale. 

"Ci faremo promotori - precisano Sebastiano Motta e Carmelo Calderone -  di una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica - annunciano - affinché si riconoscano i soccorritori del 118, quali "difensori della vita e della salute pubblica" e non cattivi soggetti su cui riversare odio con ogni gratuita e infame violenza. Non è più tollerabile che chi lavora per guadagnarsi da vivere portando bene alla collettività, possa essere ancora oggetto di rabbia con ogni sorta di sfogo violento. 

Secondo il sindacato “occorre rispettare e porre fiducia nei soccorritori, che sicuramente faranno di tutto per tutelare e difendere la salute dell'utenza. Confidiamo nell'alto senso di civiltà dei nostri conterranei siciliani, affinché possano riconoscere agli operatori del soccorso 118 nell'esercizio delle loro funzioni la giusta autorevole dignità e il giusto merito professionale per quanto sanno svolgere con indubbia competenza per la collettività”.

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