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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

"Mussolini" sarà cancellato da palazzo Coppedè, disposta la "velatura" delle scritte di stampo fascista

Manca l'ufficialità ma da indiscrezioni la soprintendenza ai Beni culturali ha già dato via libera per non rendere visibile lo stampato del Duce riemerso durante i lavori di restauro

Manca soltanto l'ufficialità, ma la scritta di stampo fascista "Mussolini" non sarà più visibile a palazzo Coppedè. E' quanto si apprende da indiscrezioni sui lavori di restauro del palazzo dove trovò posto anche la sede del partito comunista italiano. Dopo l’articolo di MessinaToday che ha scatenato una serie di reazioni nel mondo politico e sindacale, negli uffici di viale Boccetta si è fatto il punto della situazione ed è stata disposta la "velatura" delle scritte.

Il nome del dittatore italiano - che nulla ha a che vedere con l'idea originaria del progetto che portò alla costruzione del Palazzo rivisto nella struttura esterna dal celebre architetto Coppedè – non è l’unica nel pregevole palazzo. Altre, più grandi, sempre di epoca fascista, sono destinate a riemergere quando saranno ultimati i lavori di restauro – completi attualmente solo in una porzione - curato dalla dottoressa Rosaria Catania sotto il controllo della Soprintendenza ai Beni Culturali. 

Pd, Cgil e associazione partigiani avevano richiesto l'immediata cancellazione delle scritte, anche perché non fanno assolutamente parte del progetto originario. L'architetto Carmelo Celona ospite di MessinaToday per le riflessioni di stampo urbanistico-architettonico ha fornito all'opinione pubblica le sue idee sul destino dei "marchi" del Ventennio ampliando le valutazioni pure sulla sopraelevazione realizzata in era repubblicana dal Pci che aveva sede proprio a Palazzo Magaudda: "Se i timbri propagandistici del fascismo possono raccontarci una vicenda specifica, quella della propaganda di un regime che faceva apologia del suo dittatore in tutte le realtà italiche, non si tratta comunque di una vicenda unica, seppur negativa, ma di qualcosa di diffuso e forse meglio testimoniato altrove. Si tratta di scritte che si trovano in tutti palazzi esistenti nell’era fascista, in tutte le città d’Italia. Riproporli come elemento che marca l’identità storica di un edificio come quello in questione sarebbe un’ulteriore sottolineatura di una vicenda umana fin troppo narrata nelle architetture senza qualità o senza carattere, che andrebbe a discapito della qualità artistica portata alla luce. Un atteggiamento ripropositivo che configgerebbe con qualsiasi opera d’arte o di pregio artistico turbando oggi, esattamente come lo fece a suo tempo, il significato estetico e culturale dell’opera stessa".

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