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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Barcellona Pozzo di Gotto

Si riapre il caso dell'omicidio Alfano, la condanna del boss Gullotti verrà riesaminata

Il tribunale di Reggio Calabria ha accolto l'istanza di revisione presentata dall'avvocato Tommaso Autru Ryolo. Rimessa in discussione la pista che ha portato alla condanna a trent'anni del capo della mafia barcellonese, ritenuto essere il mandante del delitto

Le uniche certezze intorno all'omicidio Alfano derivano attualmente da due condanne: quella di Antonino Merlino, ritenuto l'esecutore del delitto, e quella del boss Beppe Gullotti, ritenuto il mandante. Ma proprio quest'ultima sentenza adesso potrebbe essere messa nuovamente in discussione e cambiare le carte in tavola di una storia sempre più nebulosa.

Il tribunale di Reggio Calabria esaminerà nuovamente il processo che ha inflitto 30 anni di reclusione al boss della mafia barcellonese. E' stata accolta, infatti, l'istanza di revisione che l'avvocato di Gullotti, Tommaso Autru Ryolo ha presentato alla Corte d'Appello del capoluogo reggino. I magistrati si riuniranno il prossimo 10 ottobre e a questo punto non sono esclusi colpi di scena.

La difesa di Gullotti tenta di smontare la pista che ha portato alla condanna partendo dal "testamento" firmato nel 2006 dal sostituto procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto Olindo Canali. In quelle righe Canali esprimeva dubbi sull'attendibilità delle confessioni del testimone oculare Maurizio Bonaceto che lui stesso aveva raccolto. Memoriale, inizialmente presentato in forma anonima, finito nell'inchiesta "Mare nostrum".  Da qui lo stesso Canali è uscito sotto processo con l’accusa di falsa testimonianza con l’aggravante d’aver favorito l’associazione mafiosa barcellonese per quanto riporato sul memoriale. In particolare, secondo le dichiarazioni del pentito Carmelo D'Amico, Gullotti avrebbe offerto trecentomila euro a Canali  per "ammorbidire" la sua posizione proprio attraverso la compilazione del memoriale. Una condanna a due anni poi cancellata con l'assoluzione in appello. 

Un passaggio fondamentale nella storia, ampiamente contestato da Sonia Alfano che ha più volte puntato il dito contro lo stesso Olindo Canali, sostenendo sempre un'unica verità: quelle che vede imputati Merlino e Gullotti. 

E l'istanza di revisione della condanna a Gullotti si affianca alla richiesta di archiviazione che la Procura ha avanzato due settimane fa per il filone di indagini denominato "Alfano ter", partito dalla Direzione investigativa antimafia di Messina. Il fascicolo riguarda le posizioni di Stefano Genovese e Basilio Condipodero, secondo l'accusa colpevoli dei reati di omicidio aggravato e porto e detenzione illegale di armi. 

Intanto, a 26 anni da quel gennaio 1993,  la verità sembra ancora lontanissima. E la mente torna alle tre ipotesi alternative con cui si cerca di dare un senso alla morte del giornalista de La Sicilia. Una prima voleva Alfano ucciso perchè aveva scoperto che il boss Nitto Santapaola si nascondeva a Barcellona. Una seconda ipotizzava la scoperta da parte di Alfano di truffe allʼUnione europea da parte di aziende agrumicole, una terza la scoperta di un traffico di uranio.

All'elenco si aggiunge poi la ricostruzione del pentito Carmelo D'Amico che smonta la tesi che ha portato alla condanna di Merlino e dello stesso Gullotti. Per D'Amico autore e mandante sono altri e nulla hanno a che fare con l'inquietante presenza a Barcellona Pozzo di Gotto del boss Santapaola. 

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