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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Il teatro a lutto, è morto l'attore e regista messinese Carlo Quartucci

Figlio d'arte, aveva raccontato per il libro “Cento storie sul filo della memoria” del suo rapporto col padre ‘fanciullo’ estratto dalle macerie del terremoto del 1908 a quattro anni

Il mondo del teatro a lutto. L'attore e regista messinese Carlo Quartucci, esponente di punta del teatro sperimentale italiano, collaboratore e amico di artisti come Jannis Kounellis e Mimmo Paladino, artefice di innovative messe in scena in fabbriche e su strada, è morto all'ospedale San Giovanni di Roma, all'alba di martedì 31 dicembre, all'età di 81 anni.

I funerali si terranno domani, venerdì 3 gennaio, alle ore 12, nella chiesa della Natività, in via Gallia a Roma. Nato a Messina il 29 novembre 1938, figlio d'arte (la madre Angela Quartucci, nota come Lina Maschietto, era attrice e il padre Antonio Manganaro era capocomico di una compagnia teatrale siciliana) si trasferisce a Roma alla fine degli anni '50, dove, dopo studi di architettura, pittura e cinema, si dedica al teatro. Nel 1959 esordisce come regista, scenografo e attore in "Aspettando Godot" di Samuel Beckett. Seguono molti lavori teatrali tra cui "C'era folla al castello" di Jean Tardieu (1960), "Le sedie" di Eugène Ionesco (1961) e "Finale di partita" di Beckett (1963). Tra il 1964 e il 1965 Quartucci si dedica alle "letture-spettacolo" con musiche e proiezioni di diapositive. In quegli anni intraprende una ricerca sul linguaggio della scena integrando nella sua pratica diversi medium come il cinema, il video, il nastro magnetico, la radio e la fotografia.

Nel 1965 realizza l'happening "Cartoteca di Tadeusz Rózewicz" e "Zip Lap Lip Vap Crep Scap Plip Trip Scrap & La Grande Mam" con montaggio scenico e costume di Emanuele Luzzati, presentato al XXIV Festival Internazionale di Teatro di Prosa della Biennale di Venezia. Nel 1966 mette in scena il surreale "La mucca parla a Pasquale" insieme agli operai dell'Italsider di Genova. Seguono gli spettacoli a teatro "Majakovskij e compagni alla rivoluzione d'Ottobre" (1967), "I testimoni di Rózewicz" (1968), il "Pantagruele" alla radio (1969), il "Don Chisciotte" in televisione (1970), lavoro teatrale di Roberto Lerici presentato alla Biennale di Venezia nel 1969. Nel 1972 ha inizio l'esperienza della compagnia itinerante teatrale "Camion" con Carla Tatò con cui realizza film per la televisione come "Borgatacamion". Nel 1981 Quartucci promuove insieme a Tatò e a Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Roberto Lerici, Germano Celant, Rudy Fuchs il progetto la "Zattera di Babele", riunendo un gruppo di intellettuali, artisti, e scrittori a Genazzano, con l'obiettivo di sperimentare un linguaggio transdisciplinare. Successivamente, la Zattera di Babele, pur rimanendo con sede legale in Roma, attiva una sede operativa ad Erice in Sicilia, il regista dà vita alle "Giornate delle arti" di Erice che divengono un importante laboratorio di sperimentazione interdisciplinare dei linguaggi artistici.

Nel 1985 "La montagna gialla" di Quartucci viene presentata in prima assoluta in forma di videografia nella rassegna video di Teleconfronto curata da Marco Maria Gazzano e in seguito in forma di video-installazione alla prima edizione delle Giornate delle arti di Erice. Nascono negli anni successivi gli spettacoli: "La favola del figlio cambiato" (1987), "I giganti della montagna" di Pirandello (1989), "Primo amore" di Beckett (1989), "Il giardino di Samarcanda" (1990); "Tamerlano il Grande" di Marlowe (Berlino 1991), "Antigone" di Sofocle (a Segesta nel 1991), "Macbeth" di Shakespeare (1992) e "Il cerchio d'oro dei Macbeth" (1993), "Ager sanguinis" (1995) e "Medea" (1989 e 1998) di Aurelio Pes. Tra il 1998 e il 2001 Quartucci e gli artisti della Zattera lavorano ai progetti "Il cerchio d'oro del potere" e "La favola dell'usignolo". Nel 2002 Carlo Quartucci è stato insignito della laurea honoris causa dal Dams dell'Università di Torino. Dal 2002 al 2007 insieme a Carla Tatò, altri artisti e istituzioni culturali promuove un vasto progetto teatrale europeo e allestisce il Teatr'Arteria a Roma, ovvero il suo nuovo, così definito, "progetto-spazio".

Il racconto di Quartucci e della sua “messinesità”

Sulla sua pagina facebook, Rodolfo Sacchettino ricorda che “tutto il teatro gli deve molto, anzi moltissimo”.  Sacchettino ricorda che insieme ad Enzo Gualtiero Bargiacchi, avevano inserito Quartucci nel loro libro “Cento storie sul filo della memoria. Il nuovo teatro in Italia negli anni Settanta” (Teatrino Dei Fondi Titivillus, 2017), come padre fondamentale del ‘nuovo teatro’. Così raccontava Quartucci, a proposito di padre e di figli.

Sono figlio di un fanciullo del terremoto del 1908.
Mio padre, messinese, Antonino Manganaro, attore, capocomico, direttore artistico… . stato estratto dalle macerie che aveva quattro anni. Mia madre, Angela Quartucci, napoletana, canzonettista, o meglio cantante e attrice, venuta a Messina a otto anni in quel terremoto con mio nonno Pasquale Quartucci, ebanista, maestro d’ascia assieme ad altri undici lavoratori, carpentieri, fabbri, muratori… ‘Dodici apostoli venuti da Napoli per ricostruire Messina’ soleva dire Pasquale Quartucci, sempre, in tutti gli anni della mia infanzia. ‘Terremotato del 1908’ disse mio padre nel 1975 a Gibellina ai terremotati. […]
Ho convissuto per molti anni con questo ‘fanciullo’ padre-attore e i suoi traumi di quel terremoto; questa tragedia, questa catastrofe ha in qualche modo attraversato la mia vita artistica. Ha terremotato il mio ‘viaggio scenico’, dalla Sicilia a Roma, Berlino, Vienna, Parigi, New York, Sidney… Al punto che all’Università di Torino, per la mia laurea honoris causa nel 2002, nella mia ‘lezione magistrale’ mi sentivo ‘figlio’ di Empedocle, scoperto a 18 anni e traumatizzato dall’immagine della sua caduta nel cratere, e figlio di un fanciullo ‘estratto’ dalle macerie del terremoto del 1908…

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