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Cronaca

Lo sfogo dei veterinari messinesi: "Lavoriamo poco e con contratti illegittimi in un territorio a rischio"

I professionisti chiedono l'aumento a 38 ore settimanali. A rischio la salute pubblica: "Non possiamo effettuare i controlli necessari negli allevamenti". L'esposto della Uil contro ricorso a progetti obiettivo: "Rischio danno erariale"

Da un lato la pesante responsabilità di garantire la salute pubblica, dall'altro l'incertezza di una posizione lavorativa borderline rispetto alla legge. In mezzo il possibile danno erariale derivante da rimborsi illegittimi.

E' tutto quello che contiene l'esposto che Uil Fpl ha presentato a Corte dei Conti, Agenzia delle Entrate, Anticorruzione e al Nucleo Polizia Economico - Finanziaria. 

Il sindacato difende la posizione dei veterinari convenzionati con l'Asp di Messina, reduci insieme ai colleghi di tutta la Sicilia, dalla protesta davanti alla sede dell'assessorato regionale alla Sanità. 

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I professionisti sono scesi in piazza per chiedere l'incremento dell'orario di lavoro a 38 ore e un contratto in linea con la normativa vigente. Un appello rimasto però inascoltato: l'assessore Ruggero Razza era fuori sede e nessun altro rappresentante ha ricevuto i manifestanti.

Gli allevamenti messinesi tra quelli più a rischio epidemie

Il bestiame messinese è tra quelli a più elevato rischio epidemiologico per la peculiare tipologia di allevamento. La provincia di Messina conta, infatti, decine di piccole aziende agricole con allevamenti che spesso non superano le dieci unità di bestiame. Sono quelle a maggior rischio di contagio di brucellosi o altre malattie infettive, perché i controlli e gli accorgimenti dei proprietari sono spesso meno scrupolosi rispetto a realtà più grandi. 

"Garantiamo ogni giorno - spiega Massimo Venza di Uil Fpl - la sicurezza della popolazione attraverso il controllo degli animali, degli alimenti che da questi derivano e del randagismo,  evitando danni all'intero indotto economico. Ma la Regione ha posto un tetto orario alla nostra attività, che di fatto ci impone di lavorare in media tre volte a settimana, nonostante la richiesta di interventi sia nettamente superiore".

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Una situazione che non aiuta il lavoro quotidiano dei veterinari. "Viene minata la dovuta qualità dei controlli - afferma Venza - perchè non è possibile dedicarsi con le dovute attenzioni alle singole problematiche. Occorre quindi maggiore tempo e attenzione, che l'attuale monte orario non permette di soddisfare, con la conseguenza che continueremo inefficacemente a combattere patologie che in altre parti d'Italia, con strategie lungimiranti, sono invece già quasi debellate. Basti pensare alla Campania, che recentemente ha riconosciuto il completamento orario ai propri medici veterinari specialisti al fine di garantire la dovuta erogazione dei livelli essenziali di assistenza".

Quel contratto borderline

Dopo decenni di sostanziale precariato, i veterinari Asp negli ultimi 9 anni hanno dovuto integrare la loro attività tramite progetti obiettivo illegittimi. "Si tratta - spiega Venza - di una formula contrattuale non prevista nell'accordo collettivo nazionale che disciplina il rapporto di lavoro, che viene cosi palesemente aggirato al solo scopo di non aumentare il monte orario degli specialisti, che gli uffici dell'assessorato della Salute hanno irragionevolmente ritenuto di bloccare, nonostante le esigenze di attività registrate".

"E' stata una decisione arbitraria - precisa Venza - che contrasta con le previsioni  contrattuali. La riduzione dell'orario di incarico conseguita, nel 2010, alla trasformazione del rapporto di lavoro è stata colmata con i progetti obiettivo, con i quali i veterinari specialisti tornano ad essere, al contempo, liberi professionisti".

Questo status - secondo il sindacato -  contrasta con le regole e comporta un omesso versamento di Iva. "La legge 412 del 1991 - chiarisce l'esponente di Uil Fpl - prevede che nel sistema sanitario nazionale si possa esercitare un solo ruolo: dipendente, specialista o libero professionista. Invece i veterinari svolgono una parte del proprio lavoro secondo contratto e quindi come parasubordinati, l'altra tramite i progetti obiettivo e quindi tornando ad essere liberi professionisti, ma retribuiti all'interno dei cedolini con consequenziale mancato versamento dell'Iva. E' una violazione lampante".

Un'anomalia già segnalata dal sindacato, per il quale la Regione avrebbe trovato l'escamotage per aggirare l'ostacolo della ridotta attività di controllo a fronte delle esigenze imposte dalla normativa. "Già nel 2001 abbiamo esposto il problema all'ex assessore Massimo Russo, che ha chiamato in causa il dipartimento competente. Successivamente l'assesorato della Salute ha dato piena discrezionalità alle singole Asp di adottare o meno il provvedimento, in nome di una solo paventata autonomia operativa. Infatti nel 2015 Sirna ha fatto ben tre proposte di delibera per aumentare il monte ore degli specialisti a spese dell'Asp, ma la Regione non ha però mai concesso la chiesta autorizzazione".

Rischio danno erariale

Ma la formula dei contratti obiettivo rischia di generare anche un danno erariale. "I progetti - precisa il delegato Uil Fpl - prevedono i rimborsi chilometrici, ma è un riconoscimento che da contratto non spetterebbe ai veterinari e quindi viene erogato pur senza essere dovuto. Un'anomalia sfruttata dalla stessa Asp che obbliga i veterinari ad accettare il progetto sotto la minaccia di un trasferimento".

Nei prossimi giorni i veterinari verranno nuovamente auditi in commissione Sanità dai deputati Ars. Ma l'obiettivo è ottenere un confronto con l'assessore Razza. "In caso contrario - spiega Venza - siamo pronti allo sciopero".

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