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Porto Sicuro, parte dalla provincia di Messina la campagna Fai Cisl per le marinerie

A Falcone il sindacato ha incontrato i pescatori: “Settore strategico, la diversificazione deve essere aiutata e sostenuta. Può rappresentare un importante sbocco occupazionale per i giovani”

Un settore, quello della pesca, radicato in provincia di Messina. Un’attività economica dove la tradizione, però, è ormai un ricordo. E proprio dalla provincia di Messina è partita la campagna regionale della Fai Cisl “Porto Sicuro”, ideata per presidiare, con recapiti permanenti, le principali marinerie italiane e fornire assistenza e formazione alle lavoratrici e ai lavoratori della pesca. Così la Fai Cisl ha lanciato l’idea di visitare le marinerie più importanti d’Italia e la prima in Sicilia è stata quella di Falcone-Portorosa dove il sindacato ha incontrato i rappresentanti delle cooperative dei pescatori con la presenza di tanti giovani.

«Diminuzione delle risorse naturali, cambiamenti della biodiversità marina, un ambiente economico in crisi, l’evoluzione dei sistemi di regolamentazione. Sono tanti gli aspetti che incidono – ha detto la segretaria generale provinciale e segretaria regionale Sabina Barresi - Le politiche pubbliche europee e nazionali non aiutano, limitando la pressione sugli ecosistemi marini. La pesca praticata in Sicilia è prevalentemente artigianale, con quantitativi giornalieri catturati inferiori rispetto ai valori registrati nelle zone di pesca non mediterranee, così gli operatori del settore sono costretti a praticare occupazioni lavorative differenti secondo il periodo dell’anno ed a competere nei periodi dell’attività primaria per la gestione degli spazi di pesca, oggi particolarmente ristretti e biologicamente sovra sfruttati, con conseguenze che si misurano in termini di bassa redditività e di livelli occupazionali decrescenti».

Nel messinese si registra, quindi, un fenomeno di diversificazione delle attività di pesca, soluzioni alternative che si affiancano alla consueta attività di produzione. «È una nuova strategia per il pescatore – ha spiegato la Barresi - che pratica attività diverse dalla pesca ma in continuità con l’attività principale di produzione, come il turismo blu, la valorizzazione dei prodotti di qualità attraverso label o marchi, degustazione e prestazione di servizi, attività di formazione, oppure la vendita diretta e la trasformazione dei prodotti».

Nell’aula consiliare del Comune di Falcone c’erano anche il segretario nazionale Silvano Giangiacomi, il segretario generale regionale Pierluigi Manca, e il segretario generale della Cisl Messina Tonino Genovese oltre ad esponenti delle cooperative dei pescatori, a testimoniare l’attenzione del sindacato verso tutto il settore.

«Una diversificazione – ha detto Tonino Genovese – che può essere un’opportunità per alcuni imprenditori, ma per la quale si pone come necessità il tema della competitività delle imprese e la loro innovazione economico-organizzativa. Bisogna quindi riconoscere all’attività della pesca un ruolo centrale nello sviluppo a lungo termine del territorio».

«Abbiamo necessità di valorizzare e rilanciare un settore d’eccellenza. – ha detto il segretario nazionale Silvano Giangiacomi – Circa 6600 lavoratori su 25 mila hanno più di 56 anni e solo il 12% è sotto i 30 anni. Le giovani generazioni sono la metà di coloro che andranno in pensione nei prossimi anni, tra l’altro con pensioni non adeguate, che ad esempio per la piccola pesca si aggirano anche sulle 450 euro: con i giovani dobbiamo rivendicare un sistema migliore, e nel frattempo vanno implementati la bilateralità e i fondi integrativi sanitari, che garantiscono interventi sia per il pescatore che per il suo nucleo familiare».

L’impegno della Fai Cisl si concentra su tre aspetti fondamentali: assistenza, formazione e informazione.

«La pesca – ha sottolineato il segretario generale della Fai Cisl Sicilia, Pierluigi Manca – è una risorsa che va tutelata e qualificata meglio. Bisogna dare un nuovo impulso e il nostro giro per le marinerie siciliane ha l’obiettivo da una parte di informare i lavoratori della pesca delle tutele contrattuali a cui possono aderire, dall’altra quello di ascoltare le loro esigenze, diverse dal tipo di pesca che viene effettuata. Vogliamo creare condizioni perché la pesca non sia considerata un settore residuale, dove si perdono le competenze che ci sono, ma che diventi appetibile ai giovani».

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