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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

Pil e contro...pil al Ponte sullo Stretto, Signorino: "Non avrà nessun impatto economico positivo"

L'economista analizza i dati e li raffronta con Calabria e Sardegna smontando il concetto di continuità territoriale. Intanto Europa Verde è pronta a presentare Europa Verde la proposta di istituzione del Parco nazionale dello Stretto di Messina e della Costa Viola

“Come mai la Calabria, in totale continuità territoriale, ha un PIL pro capite più basso di quello dell’isola? E come mai la Sardegna, priva di ogni continuità territoriale, ha un PIL  più alto di Calabria, Sicilia e di (quasi) tutto il Mezzogiorno?”.

Sono i quesiti posti dall’economista Guido Signorino, ex vice sindaco di Messina co-fondatore del Comitato “Invece del Ponte”.

Domande che hanno già insita una risposta e una riflessione a chi propone la costruzione dell’infrastruttura come la panacea a tutti i mali della Sicilia.

Il docente ordinario di Economia Applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università di Messina, contesta infatti la narrazione secondo cui il PIL “basso” della Sicilia possa dipendere dalla mancanza di continuità territoriale con il continente e quindi della necessità di un ponte per ridurre o azzerare il gap.

L’analisi in un documento che mostra come Pil pro capite e sviluppo tardivo di Sicilia e Mezzogiorno non dipendono dal ponte che non c’è, ma da altro.

Ecco cosa scrive Signorino: “Tre domandine per quelli che: “La Sicilia ha un PIL basso perché non ha continuità territoriale con l’Italia”. 1) Come mai la Calabria, in totale “continuità territoriale”, ha un PIL procapite1 (17.617 €) più basso di quello dell’isola (18.403 €)?

2) E come mai la Sardegna (pochi abitanti in più della Calabria), priva di ogni “continuità territoriale”, ha un PIL procapite (21.876 €) più alto di Calabria, Sicilia e di (quasi) tutto il Mezzogiorno? 3) Invece del ponte, ci saranno ragioni più profonde? Se i problemi di sviluppo della Sicilia fossero dovuti all’insularità – insiste l’economista - varcato lo Stretto dovremmo avere uno sviluppo “ordinario” e la Calabria dovrebbe essere “locomotiva”, competendo con Lombardia o Trentino AltoAdige. Invece no: la “continuativa” Calabria è più “tardiva” della “isolata” Sicilia. E la Sardegna batte anche Campania, Puglia, Molise e (forse) Basilicata, alla faccia dell’insularità. Magari PIL procapite e sviluppo tardivo di Sicilia e Mezzogiorno non dipendono dal ponte che non c’è, ma da altro. Per esempio, guardiamo alcune statistiche di funzionalità dell’istruzione. In Sardegna la “inadeguatezza di competenze alfabetiche” è al 44,2%, in Sicilia al 51,3%, in Calabria al 51%; la “inadeguatezza di competenze numeriche”, pari al 55,3% in Sardegna, è in Sicilia al 61,7% e in Calabria al 62,2%”.

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Secondo i dati messi a disposizione da Signorino “la partecipazione culturale fuori casa è in Sardegna del 21,8%, in Sicilia del 15,5%, in Calabria del 12%. La fruizione di biblioteche è del 10,7% in Sardegna, del 4,4% in Sicilia, del 5,2% in Calabria (dati ISTAT, 2023, Rapporto BES 2022). Se vogliamo lo sviluppo del sud, invece del ponte, investiamo in settori ad alta ricaduta occupazionale per euro speso e dunque a elevato effetto moltiplicativo (es.: efficientamento energetico, tutela del territorio, prevenzione antisismica, ecc.), in istruzione e cultura, in sanità. Sono questi gli investimenti più importanti e redditizi: prevengono costi molto importanti e riguardano la risorsa economica più preziosa: il “capitale umano”. Piantano radici solide per la crescita, che vanno nelle profondità del tessuto sociale, offrendo in prospettiva sviluppo sostenibile per il territorio, l’ambiente e la società”, conclude.

Intanto, a proposito di “radici” solide e ambiente Europa Verde presenterà il prossimo 29 settembre nella sala stampa della Camera dei deputati, la proposta di istituzione del Parco nazionale dello Stretto di Messina e della Costa Viola.

Una notizia che è tata accolta con entusiasmo dai movimenti No Ponte. “L'idea, sostenuta da tempo in particolare dal segretario metropolitano Gerardo Pontecorvo – scrive in una nota il Comitato No Ponte Calabria - parte dal considerare questa area come un'unica unità paesaggistica interregionale, di elevata importanza ambientale e territoriale in quanto ospita habitat marini e terrestri ricchi di biodiversità unica al mondo. Come movimento No Ponte Calabria - spiegano - salutiamo favorevolmente proposte come questa o come la richiesta avanzata all'Unesco di riconoscere lo Stretto di Messina come Patrimonio dell'umanità". "Sono progetti questi - aggiungono - certamente figli di una visione collettiva antagonista alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, ma capaci al contempo di rappresentare un potenziale contenitore, un incubatore di idee di sviluppo reale e sostenibile per l'area dello Stretto, non finalizzato alla mercificazione e alla valorizzazione capitalistica del territorio. La salvaguardia di un territorio e l'istituzione di nuovi parchi non vanno visti infatti come l'introduzione di una serie di divieti e di impedimenti, ma come una grande opportunità anche per creare economia sostenibile e posti di lavoro duraturi, mettendo al centro il futuro di questa terra e non il profitto per pochi. Ci auguriamo che questa proposta possa diventare a breve elemento di discussione tra le varie istituzioni interessate, a partire dalle diverse amministrazioni comunali che al momento tacciono su progetti come quello del Ponte, nonostante il rischio per i loro territori di subire danni irreversibili”.

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