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Alluvione di Giampilieri dieci anni dopo, quelle 37 vittime senza colpevoli

Le iniziative nel giorno del ricordo. L'impegno del presidente Nello Musumeci: “Mai più altre Giampilieri”

Ricorre oggi, il decimo anniversario della tragedia alluvionale di Giampilieri e Messina ricorda i suoi 37 morti. Era la sera del 1° ottobre 2009 quando piogge torrenziali si rovesciarono nella costa ionica flagellando Giampilieri Superiore, Scaletta Zanclea, Molino, Altolia. Ma anche Santo Stefano di Briga, Briga Superiore e Pezzolo.

Un vortice ciclonico mediterraneo giunto dalle Baleari, iniziato la sera del 1º ottobre 2009 e, durato per tutta la notte fino al mattino del giorno successivo. E la montagna che si sgretola abbattendosi su Giampilieri, i torrenti straripano su Scaletta Zanclea. Trentasette morti e nessun colpevole. L’ alluvione fu definita “un evento imprevedibile”, la  Cassazione ha respinto il risarcimento per le famiglie, nonostante la tragedia annunciata già nel 1996, quando una frana cominciò a preoccupare i residenti che chiesero aiuto al Comune.

Oggi a Scaletta Zanclea, un altare ricorda chi non c’è più, Giampilieri è adesso diventato un luogo sicuro, con i canali che convogliano le acque fino al torrente, una messa in sicurezza costata 175 milioni di euro.

“Troppe croci seminate dal fango in Sicilia- afferma Il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci - colpevolmente impreparati. Mai più altre Giampilieri”.

Mai più. In meno di tre ore di pioggia, saltarono i collegamenti: strade e ferrovie  danneggiate e durante la notte iniziarono a crollare edifici di Scaletta Zanclea e Giampilieri Superiore. All'alba le scene erano apocalittiche. Numerose persone rimaste sepolte sotto al fango, altre si erano rifugiate sopra i tetti delle case e il numero dei dispersi era incalcolabile.

Decine di paesi e frazioni erano rimasti completamente isolati e le comunicazioni erano impossibili. Gli aiuti attivati nell’immediato dalla Protezione Civile arrivarono, per diversi giorni, solo via mare, e questo rese le operazioni di salvataggio ancora più difficili. Acqua e fango avevano coperto tutto.

In alcune zone erano scesi 230 millimetri di poggia in meno di quattro ore. Oltre 564 sfollati furono ospitati negli alberghi della zona, per i 37 morti accertati  si chiese “ giustizia”, la procura di Messina aprì un’inchiesta per disastro colposo. Si ipotizzò che le concause che contribuirono a rendere catastrofica l’alluvione di Giampilieri e delle località limitrofe sarebbero state anche altre e, non tutte dovute alla natura, tra queste l’abbandono del territorio senza alcun controllo, soprattutto a livello forestale, l’aumento della piogge torrenziali, la lentezza burocratica nel mettere in sicurezza del territorio,  la sottovalutazione del rischio in quelle aree. Entro pochi giorni il Consiglio dei Ministri dichiarò lo stato di emergenza nelle zone colpite.

A portare aiuti furono, secondo i dati forniti dallo stesso Guido Bertolaso, più di 2.386 uomini, tra cui anche militari dell’esercito e forze dell’ordine, e vennero impiegati 567 mezzi della Protezione Civile. A febbraio scorso, la Suprema Corte ha decretato l’azzeramento delle responsabilità penali per tutti, rigettando gli appelli delle parti civili e procura, confermando le assoluzioni decise in secondo grado. La Corte d’Appello di Messina, già nel luglio 2017, aveva assolto gli ex sindaci di Messina e Scaletta, rispettivamente Giuseppe Buzzanca e Mario Briguglio, anche dall’accusa di non aver gestito l’emergenza, non impedendo i 37 morti e i danni. Entrambi sono stati scagionati, “perché il fatto non sussiste “dall’accusa di omicidio colposo plurimo, mentre in primo grado erano stati condannati a 6 anni. 

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