"I giganti della montagna", Gabriele Lavia porta il dramma incompiuto di Pirandello al Vittorio Emanuele
“Il mistero senza Dio, la bottiglia invisibile che intrappola la Mosca Uomo, è l’oltre. L’oltre è qualcosa che non può essere colto, ma che ci coglie. Tutta l’opera di Pirandello ruota intorno a questo ‘mistero’ e si protende verso il mistero dell’oltre, trappola trasparente, invisibile, ineludibile, incomprensibile dell’uomo”. Gabriele Lavia dirigerà e interpreterà il capolavoro pirandelliano “I giganti della montagna” sabato 1 febbraio alle ore 21 turno B e domenica 2 febbraio alle ore 17,30 turno C. Le repliche proseguiranno poi martedì 4 febbraio alle ore 21 turno A e mercoledì 5 febbraio alle ore 21, spettacolo fuori abbonamento.
Nel cast dello spettacolo, prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana in coproduzione con Teatro Stabile di Torino, Teatro Biondo di Palermo con il contributo della Regione Sicilia e con il sostegno dell’ Associazione teatrale fra i Comuni del Lazio Comune di Montalto di Castro, Comune di Viterbo, ci saranno: Federica Di Martino, Clemente Pernarella, Giovanna Guida, Mauro Mandolini, Lorenzo Terenzi, Gianni De Lellis, Federico Le Pera, Luca Massaro, Matilde Piana, Ludovica Apollonj Ghetti, Michele Demaria, Simone Toni, Marìka Pugliatti, Beatrice Ceccherini, Luca Pedron,Laura Pinato ,Francesco Grossi ,Davide Diamanti, Debora Rita Iannotta, Sara Pallini, Roberta Catanese, Eleonora Tiberia. Nel dramma scene di Alessandro Camera; costumi di Andrea Viotti; musiche di Antonio Di Pofi; luci di Michelangelo Vitullo; maschere di Elena Bianchini; coreografie di Adriana Borriello.
Opera redatta da Pirandello quando stava per morire, difatti lo scrittore mentre stava scrivendo una nuova sceneggiatura del Mattia Pascal, decise di metterla da parte e di dedicarsi ai giganti di cui aveva già alcune scene del primo atto. Alla fine del secondo atto sono contenute le ultime cinque parole della sua vita e di tutto il teatro delle maschere nude: “Io ho paura, ho paura...” “È proprio quell’ ‘Io…’- si legge nelle note di regia- che mi fa pensare che Pirandello sapesse, e con paura, che non avrebbe mai scritto il terzo atto, lasciando I giganti della montagna meravigliosamente compiuti nella perfetta incompiutezza umana”.