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Il torturatore Malatto a Portorosa, Epifani interroga i ministri Bonafede e Moavero

L'esponente di Liberi e Uguali chiede provvedimenti per far luce sulla presenza del latitante argentino in provincia di Messina

E’ il 13 giugno 2019, appena un mese fa, quando Repubblica manda un video con le immagini di un anziano davanti l’uscio di una villetta a Portatosa. Una vecchiaia fra letture, riposo, una puntatina a mare e qualche giro fuori porta sulla Mercedes azzurra.

Ma quel vecchietto non è uno qualunque. E’ Carlos Luis Malatto, gerarca 70enne del regime militare argentino accusato di sequestri, sparizioni e torture.

Un latitante di lusso, fuggito dall’Argentina per evitare il carcere.

Un pugno nello stomaco quelle immagini, nonostante qualche contatto anche con i politici siciliani non sia stato disdegnato negli anni. Una presenza che non può passare sotto silenzio.

Tocca ora al Governo nazionale squarciare il silenzio sulla presenza del torturatore e assassino argentino che da otto anni vive in Italia e da due in Sicilia.

L'interrogazione parlamentare presentata ieri è stata sollecitata ai deputati di Articolo Uno da Maria Flavia Timbro e da Domenico Siracusano, segretario provinciale della Federazione di Messina.

A inoltrarla Guglielmo Epifani di “Liberi e uguali”. Mittente: ministro della giustizia Alfonso Bonafede e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi.

“Si apprende da fonti di stampa – si legge nell’interrogazione - che l'ex militare latitante in Argentina, Carlos Luis Malatto, accusato di crimini contro l'umanità e uno dei più spietati torturatori del servizio del generale Videla, vive in provincia di Messina, nel complesso turistico di Portorosa”.

E conclude chiedendo: “Stante la gravità dei reati di cui si tratta, di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda e se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza per contribuire a far luce sui fatti di cui in premessa”. Nel mezzo si ripercorre la carriera” di Malatto. Eccola.

Nel 2011 la magistratura argentina ha spiccato tre mandati di arresto nei suoi confronti. Nella sentenza della Corte d'appello di Mendoza, datata 16 febbraio 2011, 16 testimoni lo chiamano in causa come autore di torture. Secondo la sentenza del 3 settembre 2013 del tribunale federale della città di San Juan, l'ex tenente è stato parte attiva del golpe militare del 24 marzo 1976 e «ha partecipato attivamente a diverse procedure di detenzione ed è uno dei più indicati dalle vittime per la partecipazione a interrogatori sotto tortura». Il 17 luglio 2014 la Corte di cassazione italiana ha respinto la richiesta di estradizione presentata in Italia, dove nel frattempo il tenente colonnello era fuggito per evitare l'arresto in Argentina. La Suprema Corte, pur riconoscendo che Malatto «ha fatto parte di un gruppo di lavoro dedito a torture e violenze» non ha ravvisato indizi sufficienti per autorizzare l'estradizione, anche perché la sentenza di Mendoza non è mai stata trasmessa in Italia dall'Argentina;

nel 2015 il Ministro della giustizia pro tempore Andrea Orlando, in base all'articolo 8 del Codice penale, ha firmato l'autorizzazione a processarlo in Italia. Si attende la conclusione delle indagini della procura di Roma a carico di Malatto, indagato per la partecipazione a quattro omicidi, fra i quali quello di Juan Carlos Campora, rettore dell'università di San Juan, e quello di Marie Anne Erize, ex fotomodella francese; ad oggi, in attesa della conclusione del procedimento a suo carico, e nell'impossibilità di estradarlo sostanzialmente a causa di vizi formali, la situazione di Carlos Luis Malatto è quella di un facoltoso pensionato che ha deciso di soggiornare in Italia, da notizie di stampa emergerebbe la possibilità che pervenga all'Italia una nuova richiesta di estradizione; in ogni caso, l'intera vicenda appare per vari profili alquanto anomala e confusa, considerato anche che non risulta essere mai stata trasmessa dalle competenti autorità argentine la sentenza della Corte d'appello di Mendoza.

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