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Premio medicina Zagari, Luisa Barbaro: una vita dedicata alla salute delle donne e contro la violenza | VIDEO

Il prestigioso riconoscimento alla ginecologa-scrittrice per la solidarietà e il suo impegno nei Consultori. Storia di un progetto di vita partito da Santa Lucia sopra Contesse fra mariti diffidenti e pietre lanciate dai bambini

Pioniera sempre. Nella professione e nel volontariato. Fondatrice nel '79 del primo Consultorio autogestito, dirigente del Consultorio familiare Via del Vespro e responsabile Consultori Familiari "Area metropolitana e jonica". Una vita dedicata a strutture dove davvero si fa prevenzione non solo alle malattie ma anche alla violenza di genere e che sanno stare al fianco di tutti i ceti sociali.

Stiamo parlando di Luisa Barbaro, ginecologa messinese ma anche scrittrice e poeta, che ieri sera ha ricevuto al Castello Ruffo-Scilla il premio per la medicina Zagari alla solidarietà. Già insignita di recente del premio Buonasanità del Centro Studi La Fenice e del premio medici di Carita, la dottoressa Barbaro ottiene il prestigioso riconoscimento per la capacità di coniugare “attività professionale con un grande impegno nella vita sociale  con particolare attenzione all’emancipazione delle donne, Pur valorizzando la tradizione ginecologica – si legge nelle motivazioni – l’innovazione nei metodi e nei linguaggi con il suo impegno nei consultori e nel progetto nazionale “Violenza sessuale”.

Era il 1976 quando la Barbaro, insieme ad altre otto donne, giovani militanti dell'Udi, Unione donne in Italia,  lanciò la sfida alle istituzioni e al Comune del tempo che ancora  non aveva aperto le strutture consultoriali pubbliche, nonostante la legge nazionale del '75 introduttiva dei Consultori e quella regionale del '78 istitutiva degli stessi in Sicilia. E la sfida fu in una bottega dell'Istituto Autonomo Case Popolari, 60 metri quadri già del Sunia, Sindacato unitario nazionale inquilini ed assegnatari, in un quartiere difficile, Santa Lucia Sopra Contesse, dove ogni giorno la gente doveva fare i conti con il disagio e la mancanza d'acqua, luce e lavoro. Al suo fianco nella battaglia, e per tanti anni ancora,  Lucia Natoli, assistente sociale, scomparsa tragicamente nel rogo del Rifugio del Falco ormai dodici anni fa. In quel quartiere rimasto difficile, dove ogni giorno la gente fa i conti col disagio, le 9 fondatrici, tutte volontarie, professioniste in multidisciplinarietà, dalla gionecologa alla psicologa, senza camice, e con l'autofinanziamento, lottavano anche contro la diffidenza degli uomini del luogo che a lungo proibivano alle mogli l'ingresso, e con le difficoltà di comunicazione, non conoscendo il dialetto del "rione", mentre gli abitanti chiamavano queste giovani donne, le "signorine", ed i bambini lanciavano pietre contro la saracinesca.

Da allora, tante cose sono cambiate anche grazie all’impegno di donne come Luisa Barbaro, ma ancora tanto c’è da fare. Come spiega bene in questo intervento al Castello Ruffo di Scilla. Soprattutto c’è da non buttare al macero il lavoro svolto fino ad oggi nei Consultori che dovrebbero trovare la loro centralità nei progetti di genere e di assistenza alle donne.

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