I ritratti di Boldini e la Belle Epoque agli “Amici dello Jaci”con la storica dell’arte Valentina Cerrto
Dopo Van Gogh, Munch, Gauguin, Modigliani e Picasso, Valentina Certo ha trattato martedì 20 febbraio il pittore Giovanni Boldini che nasce a Ferrara nel 1842, studia a Firenze, ma poi sceglie Parigi per vivere (era amico di Degas) e lavorare e qui muore nel 1931. Alcuni artisti hanno la ventura di essere”rivalutati”, riscoperti, letti con occhi nuovi col passare del tempo e tra questi c’è anche Boldini per molto tempo considerato solo pittore di genere, un ritrattista alla moda, uno strumento della ricca borghesia in un mondo in cui ben altri fermenti si agitavano. Molte le opere dell’artista che si possono visitare a Ferrara dove gli hanno dedicato un museo, e in varie città d’Italia e del mondo; a Palermo (Palazzo Mazzarino - Via Maqueda 282 ) noi possiamo, ad esempio, godere del ritratto che lui fa a Donna Franca Florio, la “regina” (rielaborato dal 1901 al 1924), ritratto messo all’asta più volte e oggi finalmente tornato a casa.
“La pittura di Boldini è vibrante, eccentrica, viva, vivace, musicale. Una pittura che ha raccontato un’epoca, con le sue bellezze e le sue brutture. I colori sono vaporosi e le pennellate sottili e veloci danno sensazione di movimento. Lo stesso movimento esaltato dai futuristi….cercava di scrutare la psicologia e il temperamento dei personaggi raffigurati, grazie a lunghe ore di posa….Le sue pennellate hanno dato voce a molte donne che sono divenute simbolo di una emancipazione femminile che non passa soltanto dall’abito e dal rango, ma anche dall’intelligenza e dalla personalità”. Nel 1897 ritrae, ad esempio, Gertrude Elizabeth Blood (Londra, National Portrait Gallery) , conosciuta come Lady Colin Campbell, la quale chiedendo il divorzio dal marito denunciò coraggiosamente l'ipocrisia e la doppiezza della società vittoriana. “Nell'opera ella rivolge all'osservatore uno sguardo disinibito, determinato, limpido e conturbante al tempo stesso, presentandosi come l'interprete di una femminilità ritrovata ed esuberante, non più inibita dalle mistificazioni borghesi ma libera di seguire la sua natura più autentica”. Gertrude, come Donna Franca Florio, parlava più lingue, diventò giornalista e fu protagonista e non spettatrice della società del suo tempo.