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Rifiuti, Cgil e Uil insistono: "No ai privati, si segua il modello adottato da Latina"

Fp Cgil e Uil Trasporti difendono la guida pubblica di Messina Servizi. In alternativa c'è il ricorso all'azienda speciale così come fatto nel comune laziale. "Così si bypassa la legge Madia"

Da un lato la volontà dell'amministrazione comunale di privatizzare la gestione dei rifiuti, dall'altro il secco no dei sindacati che intendono invece continuare a percorrere la via pubblica.

Il futuro della Messina Servizi si gioca anche su questa tavolo.

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Stamattina Uil Trasporti e Fp Cgil hanno espresso la propria tesi durante un convegno alla Città Metropolitana. Una risposta chiara al sindaco Cateno De Luca e all'intera città.

"La guida pubblica del comparto rifiuti - ha spiegato il segretario Uil Michele Barresi - tutela la qualità del servizio così come i lavoratori e la legalità. Messina Servizi nonostante le difficoltà sta lavorando bene con la raccolta porta a porta. I risultati raggiunti finora testimoniano la bontà della scelta di affidarsi al pubblico".

In mezzo c'è l'interpretazione della legge Madia che può essere ago della bilancia in virtù del fallimento di Messinambiente.

La norma, infatti, all'articolo 14 prevede che nei cinque anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società a controllo pubblico titolare di affidamenti diretti, le pubbliche amministrazioni controllanti non possono costituire nuove società, né acquisire o mantenere partecipazioni in società, qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita.

Un ostacolo che, secondo Uil e Cgil, può essere bypassato ricorrendo a una terza via. L'idea è quella di seguire il modello adottato da Latina e affidarsi ad un'azienda speciale.

"Il Consiglio di Stato si è già espresso sulla questione - ha precisato il segretario Fp Cgil Francesco Fucile - ritenendo legittimo il ricorso ad un'azienda speciale. Invitiamo l'amministrazione e il consiglio comunale a dialogare e confrontarsi, sottolineando la validità di questa terza ipotesi. Non a caso, delle 14 Città Metropolitane solo Catania ha scelto di privatizzare il servizio, le altre realtà si sono invece affidati al pubblico".

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