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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Pasqua e Varette, dalle prime testimonianze alle pause segnate dalla storia: tutto sulla tradizione messinese

Viaggio a ritroso nel tempo con l'architetto Nino Principato per conoscere origini e curiosità sul rito simbolo della Settimana Santa messinese. Manifestazione cancellata dalla pandemia per il terzo anno consecutivo

Un'origine antica di cui si ha notizia dai tempi della dominazione spagnola, una tradizione secolare che ancora oggi resta senza dubbio il simbolo della Settimana Santa in città: la processione delle barette meglio conosciute come  "varette". Ripercorriamo insieme i momenti clou nella storia del rito religioso insieme all'architetto Nino Principato, dalla nascita all'evoluzione fino agli stop forzati dettati da catastrofi o avvenimenti storici, che ci conducono fino ad oggi terzo anno consecutivo senza processione a causa della pandemia.

Le prime testimonianze ufficiali

Un viaggio il nostro a ritroso nel tempo che ci porta nel XVI secolo quando arrivano le prime attestazioni di una commemorazione legata alla Pasqua: " La più antica testimonianza che abbiamo- racconta Principato-relativa alla rievocazione della passione di Gesù a Messina risale al 1508 e si svolgeva in piazza San Cataldo, dirimpetto alla chiesa del Carmine nella zona vicina al Vittorio Emanuele". Dopo quella data la prima processione, come la conosciamo oggi, risale al 1610 e coinvolgeva 5 bare  di argento e cristallo e non undici come adesso e veniva eseguita il giovedì santo: " Dei cinque misteri della passione di Gesù organizzate dall'Arciconfraternita del Santissmo Rosario dei Bianchi e della Pace- continua Principato- e dalla Confraternita dei Santi Apostoli Simone e Giuda ne parla  in una cronaca del 1644 Placido Samperi", di cui riportiamo una parte:"Mà sopra tutto è opera degnissima la Processione istituita nella sera del Giovedì Santo in memoria della Passione del nostro Salvatore. Nell’anno 1610, essendo Governatore della Compagnia il Dottor D. Andrea Furnari, e Consiglieri Pietro Staiti, e Mario Corvaia, la quale per essere cosa molto grave, e nobile, hò giudicato in questo luogo brevemente descrivere. Viene questa Processione ordinata à spese della Compagnia da quattro Gentil’huomini Deputati dal Governatore nel mese di Febraro, i quali provedono di tutte le cose, che fanno di mestieri, per la sera del Giovedì Santo, affinche, con la loro sollecita diligenza, sia ogni cosa all’ordine. Escono nella mattina del Giovedì Santo à buon’hora, per le strade della Città quattro Ministri, con le cappe negre toccate di bianco, e berettini pur negri co’ suoi veletti d’argento, e co’ stromenti di legno nelle mani, come si usa in quel luttuoso tempo, per far rumore, e darsi à sentire, annuntiando a’ popoli la futura notturna Processione. Questi poi verso le due hore di notte [le 22,00, secondo l’”ora italica” che conteggiava le ore a partire dalle 19, tramonto del sole, cui corrispondevano le ore 24] precedono nell’uscir della Processione nel medesimo modo, con quei stromenti per tutto romoreggiando. Segue poi un gran stendardo negro, i cui capi sono da due Fratelli sostentati, che sono alla destra, & alla sinistra, accompagnato da quattro altri Fratelli, con torcioni à vento nelle cime dell’haste, e questi tutti vanno, con molta divotione à piedi scalzi. Vengono dietro immediatamente le Verginelle Disperse à due à due, con singolar modestia cò capelli sparsi, e con le corone in capo, portando in una mano la torcia accesa, e nell’altra alcun misterio della Passione del Signore, con un Choro scelto delle medesime, che soavemente cantano alcun Hinno, ò Madrigale conforme à quel lagrimoso tempo. Dopò queste Verginelle si porta la Bara della Santissima Vergine, che si licentia dal suo dolcissimo Figliuolo, e segue una gran Croce accompagnata da quattro torcioni, e dietro à questa vengono per ordine altre cinque Bare, ove si rappresentano al vivo, con statue di tutto rilievo delicatamente fatte, li cinque Misterij dolorosi, con l’ultima Bara di cristallo, in cui giace il Christo morto".

Quattro stop forzati nella storia

Nel 1622 il vicerè Emanuele Filiberto di Savoia, fautore della prima palazzata a Messina,  in visita in città rimane stupefatto dall'evento  e decide di dare una rendita  per finanziare la processione. Il terremoto del 1783 segna la prima pausa della storia delle barette. Dopo il sisma vengono aggiunte tre nuove sculture:  Cristo caduto sotto la croce di Giovanni Rossello (distrutto dal terremoto del 1908 e oggi una copia) , Ecce Homo e Cristo alla Colonna, unici sopravvissuti negli anni e oggi le più antiche barette esistenti. Nel 1801 la processione viene spostata al venerdì santo e fino al sisma del 1908 ogni mattina di quel giorno  si teneva la Via Crucis vivente con i ragazzi in costume,  la cosiddetta  processione delle "varittedde". Dopo la catastrofe del 1908 questo rito va in pausa per la seconda volta e torna nel 1922 su iniziativa della Confraternita dei Bianchi ricostituita  che dà vita al comitato presieduto dal cavalier Diego Musicò: " Dal 1610 al 1908 - puntualizza Pincipato- le strutture vengono conservate nell'Oratorio di Santa Maria della Pace  per poi essere trasferite nel '32 nel nuovo Oratorio della Pace in via XXIV maggio, dove ora sono custodite e già in quegli anni erano 11".  Altro fermo della storia il periodo della seconda guerra mondiale  dal 1940 al 1944 a causa dei bombardamenti, si riprende nel 1945. Da allora la tradizione non si è mai firmata fino al  2020,  anno nero nella storia contemporanea che fino al 2022 con  la pandemia ha spazzato via insieme alla Vara un momento di condivisione e devozione per i messinesi.  Da annoverare tra gli anni più significati del nostro excursus storico  il 1971 quando la Confraternita dei bianchi si fonda con quella degli azzurri, da qui nasce il Comitato dei battitori, nel 1994 si istuisce la  Confraternita dei battitori  chiamata Confraternita del Santissimo Crocifisso Ritrovato  che riprende un ente nato nel 1751 e  poi scomparso e che ancora oggi gestisce l'organizzazione della manifestazione religiosa.

Dall'ultima cena alla 'nchianata delle varette

Ma quali sono le curiosità legate  ai gruppi statuari? "L'ultima cena - aggiunge l'esperto-   è la rappresentazione che apre la processione nella versione originale  del  1846 è stata realizzata da Matteo Mancuso  e poi andata distrutta  nel 1908.  La copia di oggi è del 1919 su opera del leccese Carmelo Bruno sullo stesso modello e ispirata al Cenacolo di Leonardo Da Vinci, nonostante la grandezza non è la più pesante perchè fatta di carta pesta. Le altre sculture della celebrazione sono del 1956 o di periodi più recenti. Molte di queste sono costruite in legno massiccio come Gesù nell'orto degli Ulivi", aggiunge Principato.

Lo stesso ci svela i momenti significativi  della processione da segnalare oltre al percorso che da via XXIV maggio conduce in piazza Duomo: " Importanti i tre colpi di martello dei battitori che  portano le bare tra cui uno che accompagna la 'nnacata ,il dondolamento  per creare il gisto ritmo per trasportare  le strutture. Caretteristica la  'nchianata di varetti, dopo la sosta in piazza e l'omelia, il corteo ripercorre corso Cavour per giungere nuovamente al deposito  attraverso la  via Oratorio San Francesco.  Questa volta le varette vengono trasportate una ad una senza sosta fino in cima alla ripida salita".  Ricordi di commozione che oggi hanno il sapore di qualcosa che sembra non voler tornare, come sottolinea lo stesso Principato. "Quest'anno c'è stata la volontà di non voler fare la processione a Messina, nonostante in alcune parti della Sicilia e della provincia  sono state organizzate  con modifiche di percorso in relazione alle regole previste. E' assurdo inoltre  per esempio  avere assistito in tv al concerto della pace a Bologna, in  cui nessuno indossava la mascherina e con assembramenti  e di imporre invece  di poter fare  le manifestazioni religiose, che durano ore ed ore, solo  indossando  i dispositivi di protezione per chi è coinvolto, se le regole esistono dovrebbero essere rispettate da tutti", conclude Principato.

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