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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Scuole e lavoro, perché si torna a parlare di congedo mestruale

Introdotto al Maurolico di Messina e in un liceo di Ravenna, adesso lo reclamano anche in altri istituti. Presentata una mozione alla Camera per concederlo in tutti gli istituti. La richiesta tocca anche il mondo del lavoro. C'è anche chi dice "No". I dubbi di medici ed esperti

Dare alle donne che soffrono di patologie legate al ciclo mestruale la possibilità di assentarsi dal posto di lavoro o da scuola. Dei giorni "extra". In questo consiste il congedo mestruale. In Italia non c'è una legge che lo regolamenta e solo recentemente è stato introdotto in via ufficiale da un liceo di Ravenna e al Maurolico di Messina. Adesso se ne torna a parlare perché anche in altri istituti le allieve lo chiedono. Con loro anche parte della politica, tanto che il tema è al centro di una mozione alla Camera. L'idea divide. Anche tra i medici c'è chi solleva dubbi.

Il congedo mestruale a scuola

Alle studentesse affette da patologie legate al ciclo mestruale si concede una deroga di massimo due giorni al mese dal numero di assenze dal monte orario annuale, al fine di non pregiudicare l'ammissione agli esami. Ha iniziato il liceo Nervi-Severini di Ravenna. Secondo il regolamento approvato dall'istituto, le studentesse con dismenorrea certificata avranno la "possibilità di produrre un solo certificato medico l'anno al fine di vedersi riconoscere sino a due giorni al mese come deroghe al vincolo di frequenza di almeno tre quarti dell'orario annuale personalizzato, assenze che pertanto non incidono sul monte ore massimo di quelle consentite ai fini della validità dell'anno scolastico, ferma restando la necessità della presentazione della giustificazione dei genitori (o delle studentesse maggiorenni), mediante libretto web".

Di congedo mestruale si discute a Torino, all'enogastronomico Beccari, a La Spezia all'artistico-musicale Cardarelli. Lo chiedono anche gli alunni dei licei di Bologna e lo rivendica anche la Rete Studenti Medi del Lazio: "La scuola deve essere presidio di inclusività e il congedo mestruale non è solo una concessione giusta per persone con mestruazioni che soffrono ogni mese, ma è anche una battaglia contro il tabu del ciclo. Chiediamo che sia approvato in ogni scuola della regione". Venticinque licei della Capitale stanno stilando in questi giorni un documento da consegnare ai presidi. Al liceo Fardella-Ximenes di Trapani il dirigente ha approvato la richiesta di introdurre il congedo e lo stesso è accaduto al liceo classico Maurolico di Messina.

"Congedo mestruale in tutte le scuole"

A Genova la consigliera regionale Selena Candia ha proposto una mozione per inserire il congedo mestruale nei regolamenti d'istituto delle superiori e avviare un iter legislativo che lo preveda anche per le lavoratrici.

Nelle Marche il gruppo del Pd ha presentato in Consiglio regionale una mozione che impegna la giunta Acquaroli ad "attivarsi nei confronti del direttore dell'Ufficio scolastico regionale affinché solleciti formalmente i dirigenti delle scuole marchigiane l'inserimento in tempi brevi del congedo mestruale nei rispettivi Regolamenti d'istituto".

La parlamentare dell'Alleanza Verdi Sinistra Elisabetta Piccolotti ha presentato alla Camera un'interrogazione ai ministri dell'Istruzione e della Salute chiedendo di "prendere ad esempio" il liceo Nervi-Severini di Ravenna e istituire il congedo mestruale "in tutte le scuole". "Permetterebbe a chi soffre di patologie che non consentono di frequentare tutte le lezioni in presenza, di godere di un piccolo beneficio rispetto al calcolo delle presenze", evidenzia Piccolotti e "per chi non ha invece patologie certificate, il modello proposto dalla Rete studenti medi del Lazio prevede la possibilità di presentare un certificato medico solo nel caso di dolori acuti e anche in questo caso l'assenza non verrebbe conteggiata a fine anno". La deputata ricorda anche che "in Italia, purtroppo manca ancora una legge che normi il congedo mestruale, sia a scuola che nel mondo del lavoro" e cita le decisioni in merito prese all'estero.

"Congedo mestruale? No allo stigma"

Il tema del congedo mestruale non convince tutti. Ci sono anche medici che manifestano qualche perplessità. Come Valeria Dubini, ginecologa ed endocrinologa che guida il dipartimento per la Salute e la medicina di Genere della Asl Centro di Firenze: "Da un punto di vista sanitario - spiega - non mi entusiasma: il dolore mestruale è una patologia e ha bisogno di una diagnosi e di un trattamento, più che dello stare a casa. Piuttosto darei un permesso per far andare le giovani al consultorio e impostare una terapia, perché il dolore mestruale può essere il campanello di allarme di varie cose, come un primo segno di endometriosi che, se trattata subito, non andrà a complicare la fertilità futura".
 
Anche Violeta Benini, ostetrica e divulgatrice, frena sul tema del congedo. L'esperta punta sull'esigenza di una maggiore consapevolezza del problema. Il dolore è una condizione anomala in un soggetto sano e quindi dovrebbe spingere a cercare cause e rimedi. Invece spesso si accetta l'idea del dolore mestruale "senza causa". Potersi assentare da scuola diventerebbe una soluzione "finta" perché non poterebbe a indagare sulle cause del malessere. "Le ragazze - dice a La Repubblica - sono impreparate su come funziona il ciclo mestruale. Se tutte noi iniziassimo a pretendere una ricerca in più e a non fermarci davanti a una mancata diagnosi, probabilmente si spingerebbe la letteratura medica ad aggiornarsi maggiormente e ad indagare le cause di dolori che, in un corpo totalmente sano, non dovrebbero esistere".

Quello del congedo mestruale è un tema che inizia a prendere piede anche nel mondo del lavoro. A maggio dello scorso anno su Change.org è stata lanciata una petizione che chiede il diritto allo smartworking per le donne che soffrono di dismenorrea. Solleva dubbi però Maria Cristina Bombelli, presidente di Wise Growth, società di consulenza per la crescita sostenibile e inclusiva di persone e organizzazioni. "Vedo due problemi: lo stigma, dove ancora una volta le donne non sono ritenute affidabili, e quello della privacy, che va tutelata non dovendo per forza dire il proprio stato di salute. Chi soffre molto per il ciclo mestruale ha il diritto di usufruire del semplice congedo per malattia, senza crearne uno specifico e stigmatizzante. Pensiamo alle piccole e medie imprese, che sono la maggioranza in Italia. Come accoglierebbero l'idea che una lavoratrice può assentarsi per due o tre giorni ogni mese? La struttura produttiva italiana già esclude la donna perché fa figli, già non riusciamo a sfondare il famoso 'soffitto di cristallo'.  Se aggiungessimo il congedo avremmo ancora più difficoltà nell'essere assunte".

Fonte: Today.it

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