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Emanuela, messinese a Torino: “Cucino con mia madre in videochiamata per non sentirmi sola”

Studentessa da due anni al Nord, ha deciso di non rientrare e vivere la quarantena in solitudine. "Sarebbe stato un rischio inutile, ma sarà dura scartare l'uovo che mi hanno spedito. Sarà Pasqua quando potrò riabbracciarli"

Nonostante l’emergenza coronavirus continui ad incombere nella nostra vita e i decreti per prolungare le restrizioni si rincorrano settimana dopo settimana, l’esodo da Nord a Sud non si è mai arrestato.

C’è chi per comprovate esigenze è obbligato a uscire di casa o a spostarsi da un comune all’altro, ma c’è anche chi vive fuori sede per motivi di lavoro o studio e che allo scattare della crisi sanitaria a Nord soprattutto nelle aree più colpite non ci ha pensato due volte a fare la valigia e a tornare a casa con tutte le conseguenze del caso, tra cui  l’aumento dei focolai in giro per l’Italia.

Contrariamente a chi ha deciso di scappare dal Nord per andare al Sud non preoccupandosi di mettere a repentaglio la sua salute e quella degli altri c’è chi ha scelto di vivere la quarantena fuori sede, come Emanuela messinese che studia Psicologia a Torino, da quasi due anni.

“Non sono tornata a casa perché sarebbe stato un rischio inutile per me e per gli altri soprattutto affrontare un viaggio - racconta la ventiquattrenne-  ho cominciato a non uscire più di casa quando ho saputo che era stato trovato il primo caso a Torino, se avessi voluto sarei potuta partire subito considerato che non era ancora scattata l’allerta rossa, ma non l’ho fatto”. Nei primi tempi rimanere a Nord non è stato facile per Emanuela, da una parte in città si è creato il panico generale che ha provocato una corsa ai supermercati per accaparrarsi i beni di prima necessità, dall’altra c’era la tendenza comune a non volere accettare che c’era il virus in agguato ignorando qualsiasi forma di comportamento preventivo, con la convinzione che la situazione sarebbe stata passeggera. 

Con la chiusura delle università, la riorganizzazione online e il tentativo di ricostruire la propria vita da studente secondo nuovi canoni dettati da piattaforme digitali e scadenze rimandate, tutto è stato più chiaro e anche Emanuela ha avuto la consapevolezza che  le cose stavano cambiando, anche se ciò che le è venuto a mancare più di tutti,  come tante persone che vivono fuori,  è il contatto fisico con la famiglia: “In questo momento è dura essere lontano dagli affetti,  però in compenso  con i miei familiari passo molto più tempo al telefono e in videochiamata, l’unico modo che ho per sentirli vicino. Spesso cuciniamo insieme in videochiamata per cercare di compensare la mancanza”.

Una mancanza che c’è sempre ma che sarà acuita in  questi giorni di Pasqua: “Anche il giorno di Pasqua sicuramente cucineremo qualcosa insieme in diretta e potrò scartare l’uovo che mi hanno spedito a casa- aggiunge con un filo di tristezza - vorrei che tutto tornasse come prima, vorrei poter passare  la Pasqua come l‘ho sempre passata, tornare a casa, organizzare i viaggi. Spero che la situazione si risolva al più presto e quando finalmente  potrò riabbracciare chi amo allora qualsiasi giorno sarà Pasqua”. 
 

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