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Quarta dose a rischio flop e nuove regole per l'isolamento dei positivi (ma da quando?)

In molte Regioni è ripartita la macchina organizzativa per il richiamo-bis dopo il via libera di Aifa, ma non riapriranno i grandi hub vaccinali. Continuano le richieste, anche dentro al governo, di rivedere l'obbligo di quarantena, almeno per gli asintomatici: dubbi però sulle tempistiche

I dati di ieri in Italia confermano un peggioramento continuo sul fronte dei contagi Covid. Sono arrivati a 142.967 le nuove positività nelle ultime 24 ore. Per trovare un ordine di grandezza analogo dobbiamo risalire al 28 gennaio. I morti sono stati 157, un livello simile si ritrova ad aprile. In linea con questa tendenza, sono stati fatti oltre mezzo milione di tamponi: non succedeva da marzo. Come andranno le cose con la quarta dose? E la quarantena non cambierà? Vediamo le ultime novità.

Quarta dose: cosa succede

In molte Regioni è ripartita la macchina organizzativa per la quarta dose dopo il via libera di Aifa, ministero della Salute e Istituto superiore di sanità all’estensione per gli over 60. Resta anche la raccomandazione per le persone «con elevata fragilità» a partire dai 12 anni.

L'adesione probabilmente non sarà massiccia. O almeno, è possibile un avvio sprint con una frenata a fine mese. Il richiamo-bis rischia di essere un fallimento annunciato. I motivi sono numerosi: in molti ritengono sia meglio aspettare i vaccini aggiornati in autunno, ci sono le ferie estive di mezzo e l personale addetto alle somministrazioni scarseggia. "Non c'è una domanda tale da riaprire nuovi hub", avverte il governatore toscano, Eugenio Giani. Molti presidenti di Regione la pensano come lui. Il segretario nazionale del sindacato dei medici di famiglia Fimmg, Silvestro Scotti, avverte: "Dopo un periodo di stallo sono iniziate le richieste di quarte dosi, ma molti medici di famiglia sono in ferie o stanno per andarci. Il sostituto non ha la possibilità di accedere alla piattaforma vaccinale e quindi non può somministrare il secondo booster".

Irrealistico anche solo ipotizzare la chiamata diretta di 13 milioni di over 60 da parte dei medici di base per invitare al vaccino. Gli esperti hanno spiegato ormai allo sfinimento che il vaccino attuale non è più altamente protettivo rispetto al rischio di contagio, ma la memoria cellulare funziona meglio dal proteggere dalla malattia grave. Su tempi e modi di questa quarta dose, le opinioni divergono. Il virologo dell'Università Bicocca di Milano, Francesco Broccolo, ha detto: "Io il secondo booster agli over 60 adesso non lo avrei fatto, al massimo mi sarei limitato a fornirlo a chi ha fatto il primo richiamo nel 2021 e non ha contratto poi la malattia". Caustico l'infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti: "Andava prima fatta un'analisi seria sul perché chi poteva fare la quarta dose nei mesi scorsi non l'ha fatta, mentre ora si pretende che la si faccia sotto l'ombrellone. Siamo di fronte a un fallimento annunciato". Il virologo Fabrizio Pregliasco, dell'Università di Milano, sostiene invece che "la quarta dose del vaccino è essenziale in questa fase, dopo mesi nei quali il sistema immunitario è esposto alla circolazione di nuove varianti. Farò la quarta dose e probabilmente la vaccinazione periodica in ottobre". Difficile orientarsi in mezzo a pareri così divergenti.

Come può cambiare l'isolamento dei positivi asintomatici

"L'obiettivo del governo è quello di una convivenza con il virus. E se di convivenza parliamo, non dobbiamo dare troppo importanza al numero dei contagi, ma dobbiamo monitorare i livelli di occupazione dei nostri ospedali. Possiamo convivere con Sars-Cov-2, il Paese non si deve farmare. Non possiamo tornare indietro", ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, a Sky Tg24, ricordando che "abbiamo un milione di cittadini in isolamento, positivi ma senza sintomi e, continuando di questo passo, ci troveremo in un lockdown di fatto". Se "vogliamo parlare di normalità" dopo la pandemia e di "convivenza con il virus, dobbiamo prima o poi porci il problema di come trattare i positivi senza sintomi. Credo che l'attenzione vada a chi presenta sintomi" mentre l'asintomatico dovrebbe poter "continuare a lavorare magari con la mascherina". Questa sarebbe la conferma di un passaggio concreto "da una fase pandemica e una fase endemica", ha detto, sottolineando che questo tema "dovrà essere affrontato non appena sarà passato il picco pandemico". Per Costa, "nel momento in cui i contagi caleranno, nel momento in cui sarà partita la somministrazione della quarta dose agli over 60 , credo che ci possano essere le condizioni per affrontare il tema dell'isolamento degli asintomatici. Non possiamo permetterci di bloccare il Paese. E' un passaggio obbligato per la convivenza con il virus".

Continuano le richieste di rivedere a stretto giro di posta l’obbligo di isolamento, almeno per chi non ha sintomi e lavora nei servizi essenziali o comunque prevedendo mini quarantene come accade negli Stati Uniti, dove i positivi asintomatici possono uscire di casa dopo 5 giorni e senza fare nessun test. L'epidemiologo Pierluigi Lopalco invita a far presto e a cambiare le regole sull'isolamento di chi ha il Covid e lancia l'idea di togliere l'isolamento domiciliare almeno agli asintomatici che lavorano nei servizi essenziali, come sicurezza e sanità, ma indossando sempre le Ffp2. Se milioni di persone vanno in isolamento tutte insieme, sono a rischio i servizi essenziali, a cominciare dalla Sanità dove solo a giugno gli operatori positivi che sono rimasti a casa in quarantena sono stati 20mila. Un ripensamento generale dell'isolamento domiciliare dei contagiati dovrà in ogni caso prima o poi avvenire, perché la maggiore contagiosità delle nuove varianti e la loro minore patogenicità saranno caratteristiche dell'evoluzione del Covid verso l'endemizzazione. Che prima o poi l'isolamento obbligatorio dei positivi asintomatici non ci sarà più "per decreto" è molto probabile: resta da capire quando il governo e il ministero della Salute si muoveranno in quella direzione.

Fonte: Today.it

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