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Il Coronavirus raccontato dal presidente della Croce Rossa: “Più della malattia temo la crisi sociale”

Antonio Chimicata racconta il grido di allarme dei messinesi, dai genitori con figli disabili che non sanno neanche come comprale il latte, ai clochard: "A loro non ci pensa mai nessuno, le parole non bastano per descrivere la situazione"

“Non eravamo abituati a tutto questo, abbiamo gestito terremoti e alluvioni ma riguardavano una porzione di territorio, la pandemia sta interessando tutto il mondo e nessun posto è un porto sicuro”. Con queste parole esordisce Antonio Chimicata , il presidente  di Croce Rossa Messina, che vive questa emergenza sulla propria pelle attraverso le storie di dolore delle persone con cui ogni giorno entra in contatto.
 
“Noi a Messina siamo stati fortunati, non siamo ai livelli di Lombardia o Veneto- dichiara Chimicata- ma in ogni caso vivendo questa crisi in mezzo alla gente ci siamo resi conto che a preoccupare più del Coronavirus è la crisi sociale che riguarda numerose famiglie. Molte persone sono senza soldi e senza cibo, soprattutto perché una stragrande maggioranza prima del virus lavorava in nero o saltuariamente".

La Croce Rossa è impegnata a 360° nella lotta al Covid attraverso raccolta e distribuzione alimentare,  servizio di trasporto sanitario e  Pronto Farmaco ossia  la consegna di farmaci a domicilio. La sofferenza che si respira sul campo si rispecchia negli occhi della gente che si  incontra e ciò che prima era normale adesso diventa un ostacolo quasi insormontabile. Come la giovane coppia  in gravi ristrettezze economiche  che si è rivolta al trasporto sanitario per portare il figlioletto di tre mesi per una visita medica: “Prima del virus potevano rivolgersi ai nonni o ai vicini per accompagnarli all’ospedale, ma adesso con la quarantena e senza macchina è tutto più complicato”. Questo è solo un esempio del grande lavoro che la Croce Rossa fa ogni giorno per la comunità: “Stiamo accanto ai parenti dei ricoverati per Covid-continua il presidente- sono disperati perché quando i malati sono intubati ricevono solo le informazioni dai medici e si rivolgono a noi per portare loro cambi, vestiti o altro”. 

L’altra faccia del Coronavirus è la crisi sociale, fardello che si dovrà affrontare anche quando l’emergenza sarà finita : “Ci stiamo confrontando  con una nuova povertà -precisa- quella dei genitori che non sanno come andare avanti e che spesso ci chiamano perché non hanno i soldi per comprare il latte ai figli”. Tutte storie che si somigliano ma che si accomunano per disperazione. Una disperazione che riguarda anche un’altra fetta di popolazione, quella di famiglie con figli disabili che sono tante: “Ad esempio abbiamo consegnato farmaci ad una famiglia con genitori anziani e figlio disabile trentenne. La madre non riusciva a capire cosa stesse accadendo e si è sfogata con noi amareggiata perché non sapeva come spiegare al figlio autistico che non poteva  più uscire tutti i giorni come faceva prima”. 

Il dolore si respira anche per le strade cittadine dove ci sono gli ultimi della società i clochard: “Continuiamo a fare unità di strada per i senza fissa dimora- continua  Chimicata- prima l’appuntamento era alla stazione ma adesso, poiché sono vietati gli assembramenti,  ci rechiamo nei posti in cui sappiamo che possiamo trovarli”. A loro il Comune aveva messo a disposizione delle casette ma sono andati via il giorno dopo per tornare in strada. “A loro non ci pensa mai nessuno- precisa il presidente- le parole non bastano per descrivere la loro situazione. Sono un mondo a parte abbiamo imparato a conoscergli negli anni,  quello che cercano in noi quando consegniamo il cibo è una parola, una battuta, un sorriso”. 

La Croce Rossa in tempi di crisi si è dovuta reinventare ed abituare ad una realtà nuova: “Abbiamo consegnato circa 1000 borse di spesa in 25 giorni , il lavoro si sta raddoppiando stiamo facendo in un mese quello che di solito facciamo in un anno. Ogni giorno a scendere in campo dai 18 ai 20 volontari”. “Ci tengo a ringraziare tutti-conclude il presidente- cittadini, associazioni e donatori, Messina sta rispondendo bene , un grazie speciale ai volontari che  mettono a repentaglio la loro sicurezza, senza avere paura del Covid in agguato”. 
 

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