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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Bimbi e adolescenti schiavi dei “mi piace”, come riconoscere e combattere la dipendenza dai social

La neurologa Marinella Ruggeri con gli studenti della Boer-Verona Trento per mettere in guardia sui rischi correlati al cattivo utilizzo della rete e delle nuove tecnologie. Uno su dieci vittima del cyber – bullismo. Il ruolo della famiglia

Creano dipendenza, hanno forti conseguenze emotive e dunque sociali ma anche finanziarie e giudiziarie. I più esposti sono soprattutto i giovani, ragazzi e perfino bambini che sempre più legano la propria autostima ai “mi piace”.

Se n’è parlato nel pomeriggio del 15 e 16 aprile con gli alunni delle classi seconde e terze della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo “Boer - Verona Trento” che hanno partecipato, in modalità telematica, nella piattaforma Teams d’Istituto, alla conferenza tematica dal titolo “La dipendenza dei social media”.

Il dirigente scolastico Santi Longo ha sottolineato come la dipendenza da internet sia un problema sempre più rilevante soprattutto tra i giovani, da ciò emerge l’urgenza alla promozione della “media – education”, necessaria  per fornire ai ragazzi tutti gli strumenti idonei a comprendere le dinamiche offerte dall’utilizzo del digitale, affinché sappiano rielaborarle in modo autonomo e critico, consci dei rischi legati alla navigazione indiscriminata e superficiale nel web.

L’incontro, moderato dalle docenti Antonella Colosi, funzione strumentale dell’area sostegno agli studenti e prevenzione del disagio, Antonella Prestamburgo, referente di educazione civica e legalità e coordinato dalla dirigente vicaria Giusy Speranza, ha visto la partecipazione della psicoterapeuta Marinella Ruggeri, neurologa e sessuologa, rappresentante del consultorio Aied, sezione di Messina, con il quale l’Istituto Boer-Verona Trento ha consolidato una proficua ed importante collaborazione.

Ad aprire i lavori  Antonella Colosi, che ha evidenziato come nell’attuale  periodo storico, nel quale la rete costituisce per molti giovani un anestetico sociale in cui rifugiarsi, l’istituzione scolastica ha il dovere di configurarsi come presidio sociale, promuovendo la diffusione di buone prassi ed educando i giovani discenti a riappropriarsi del proprio “tempo” al fine costruire il futuro vivendo intensamente il “qui e l’ora”.

A seguire  Antonella Prestamburgo, che partendo dai contenuti tratti dal libro “Metti via quel cellulare” di Cazzullo, ha evidenziato il valore assunto dall’educazione all’utilizzo consapevole della rete il cui impiego va calibrato con moderazione e responsabilità.

Coinvolgente la relazione di Marinella Ruggeri, che con un linguaggio efficace e specifico, ha messo in guardia la platea virtuale dei giovani ascoltatori sui diversi rischi correlati al fenomeno della dipendenza dai social network, dallo smartphone e dal web,  che causano veri e propri danni neurologici provocando comportamenti compulsivi, stress, carving, pensieri pervasivi, significativi disagi di natura relazionale e danni progressivi e continui alle funzioni del cervello.

Le recenti statistiche documentano che i ragazzi europei usano i supporti multimediali in modo meno consapevole rispetto ai coetanei di altri continenti e ciò incrementa il rischio di maturare una subordinazione che induce l’adolescente alla ricerca spasmodica dell’oggetto da cui dipende, pervadendo pensieri e comportamenti.

La dottoressa Ruggeri ha evidenziato come secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale dell’Adolescenza un ragazzo su dieci, di età compresa tra gli 11 ed i 13 anni subisce cyber – bullismo e secondo il Rapporto Censis il 52,7% dei giovani tra gli 11 ed i 17 anni, sono sottoposti ad offese e violenze da parte di coetanei; in questo contesto sociale si colloca l’importanza della “media education” per avviare la generazione dei nativi digitali all’uso responsabile del web.

Gli studenti della scuola secondaria coinvolti nella conferenza tematica hanno attivamente partecipato al dibattito con la relatrice ponendo domande interessanti e pertinenti che hanno contribuito a chiarire il ruolo della componente genitoriale in merito alla gestione di varie applicazioni di controllo finalizzate al monitoraggio della “vita multimediale” dei propri figli  ed il valore assunto dalla “privacy” che tutela la vita nel grande mondo del web.

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