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Dispersione scolastica, a Messina le percentuali più basse in Sicilia

Il dato emerge dal rapporto “La scuola in Sicilia 2018/2019” dell’ufficio scolastico regionale. L'analisi del fenomeno in commissione Servizi sociali. "Serve clima positivo e di accoglienza"

Messina è tra le città con più bassa dispersione scolastica in Sicilia. E' quanto emerge dall'analisi contenuta nel rapporto “La scuola in Sicilia 2018/2019”, elaborato dall’ufficio scolastico regionale (USR) sotto la direttiva del Ministero Istruzione e Ricerca.

La tematica, insieme a quelle legate a università e sbocchi lavorativi,  è stata affrontata questa mattina a Palazzo Zanca, durante i lavori della commissione Servizi sociali presieduta dal consigliere Placido Bramanti. Ai lavori hanno preso parte tra gli altri, l’assessore alle Politiche Scolastiche Vincenzo Trimarchi e l’ingegnere Fausto Occhipinti del dipartimento Manutenzione Immobili Comunali. 

Il report

Messina si comporta meglio delle altre città siciliane, con percentuali molto più basse delle singole province e quindi della media regionale. Per quel che riguarda la scuola primaria, l’indice di dispersione scolastica – sul totale degli alunni iscritti – è dello 0,45%, con la media regionale che si attesta allo 0,57. Passando poi alla scuola secondaria di primo grado, la percentuale di Messina – 2,30% – è la più bassa dell’isola: nessuna tra le provincie siciliane è infatti sotto il 3% tranne quella dello Stretto. Per la scuola secondaria di secondo grado, anche a Messina i numeri crescono sensibilmente, pur essendo la provincia dove il fenomeno della dispersione scolastica è meno accentuato, con una percentuale del 7,64%. Vi sono poi particolari aspetti che incidono sull’abbandono scolastico, quali il livello sociale delle famiglie e la cittadinanza. La percentuale più alta di abbandoni scolastici si registra ancora nelle famiglie con redditi bassi e in cui gli stessi genitori non sono andati oltre la terza media. 

Così come affermato in Commissione, un’alta quota di abbandoni scolastici si traduce in un incremento di ragazzi che non studiano, non si formano e non lavorano. Giovani schiacciati ai margini della società, che gravano su famiglie e istituzioni. "Ecco perché vi è la necessità di una seria politica di investimenti statali per dare finalmente risposte alle esigenze conclamate che vengono dal mondo della scuola: attività di recupero e laboratoriali in grado di affrontare le lacune nell’apprendimento e quelle relative alla sfera affettivo-comportamentale, classi con numeri più ridotti e maggiore presenza di insegnanti di sostegno ed educatori, rimodulazione delle ore di insegnamento in modo da prevedere spazi veri per la didattica differenziata, collegamento attivo con i Servizi sociali per affrontare i casi più gravi di disagio giovanile. Una possibile soluzione è la creazione di progetti da rivolgere ai giovani tra gli 11 e i 19 anni con lo scopo di incontrarli sul territorio e aiutarli a esprimere creativamente le loro inclinazioni attraverso laboratori educativi mirati, attività di orientamento, supporto nell’interfacciarsi al mondo del lavoro e dell’imprenditorialità. Senza dimenticare che anche le Università rischiano il crollo degli studenti e l’abbandono dei corsi".

Un recente studio della Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ha rilevato infatti che il numero di immatricolati in meno su scala nazionale potrebbe ammontare a circa 9.500, di cui circa 6.300 nel Mezzogiorno e 3.200 nel il Centro Nord. Numeri calcolati a fronte di una stima approssimativa di 292 mila maturati al Centro Nord e 197 mila al Sud. Questo nel momento in cui l’attuale crisi sanitaria ci ha insegnato che abbiamo bisogno di più competenza, ricerca e scienza.

Proprio l’emergenza del Covid-19 ha evidenziato in modo emblematico, le carenze strutturali ed informatiche della scuola. L’Italia è purtroppo tra le nazioni europee più indietro nello sviluppo dell’innovazione. Secondo l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, solo il 9% delle scuole primarie, l’11,2% delle secondarie di primo grado ha disponibilità di banda internet di qualità. A tal proposito va ricordato che il Decreto “Cura Italia” ha incrementato le risorse il 2020 del Fondo per l’innovazione digitale e la didattica, per consentire alle istituzioni scolastiche di dotarsi di piattaforme e di strumenti digitali da mettere a disposizione degli studenti anche per l’apprendimento a distanza. Anche grazie al recente Decreto Rilancio, le scuole potranno richiedere fondi per acquistare – oltre a servizi professionali e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro- piattaforme e strumenti digitali di supporto al recupero delle difficoltà di apprendimento, hardware, software e altri sistemi informatici. Per quanto di nostra competenza il nostro auspicio è quello che le scuole messinesi considerano i bisogni delle fasce più deboli dotandoli di dispositivi scolastici adeguati a mantenere la qualità nell’apprendimento scolastico indispensabile per evitare la dispersione scolastica.

“La scuola deve creare un clima positivo e di accoglienza – ha dichiarato il presidente Bramanti – che sia percepito sempre come una opportunità. Deve entrare in simbiosi con i ragazzi e con il loro mondo, fatto di emozioni, interessi fragilità, altrimenti apparirà sempre come un luogo ostile, vuoto e deve prevedere l’affaccio formativo e possibili ricadute nell’ambito lavorativo”.

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