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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Tra storia e curiosità, un tuffo tra i monumenti funerari più interessanti e sconosciuti del Gran Camposanto

Scene di vita quotidiana di fine '800, il dramma del 1908 e Boner apparso in sogno ad una bambina. Viaggio tra quelle tombe che sono dei capolavori da scoprire insieme all'architetto Principato

Un museo a cielo aperto, un emblema unico che racchiude quella memoria storica fatta di ricchezze artistiche, stilistiche e formali dei grandi scultori ed architetti del XIX secolo, che nel resto della città il  terremoto del 1908 ha spazzato via. Oggi siamo al Gran Camposanto, uno dei più importanti  cimiteri monumentali d’Italia, il terzo dopo quelli di Milano e Genova.

Passeggiare al suo interno significa fare un tuffo nel passato. Iniziato nel 1865 e ultimato nell'aprile 1872 ad opera di Leone Savojala, per la sua struttura urbanistica  esprime l’essenza del Romanticismo a Messina. Ma quali sono i monumenti più sconosciuti, i più interessanti e curiosi del cimitero che incarna, attraverso  la sua arte e le sue statue, il neoclassicismo messinese? Non potevamo non chiederlo all’esperto in materia: l’architetto Nino Principato che ci ha accompagnato in questo straordinario viaggio alla scoperta di uno dei luoghi più suggestivi della città. Naturalmente va fatta una premessa il cimitero  conserva al suo interno un immenso patrimonio artistico e storico, noi ci limitermo solo a delineare qulle opere meno note, ma le cui storie meritano di essere raccontate.

Partiamo con il primo monumento.  Si trova nella parte alta del cimitero salendo  verso il Conventino:  il monumento funerario  dedicato al barbiere Antonio Cicala dello scultore  Giovanni Scarfì di Faro Superiore. Monumento ambientato nella bottega di un barbiere: “E’ uno dei più belli,  immortala un pezzo di vita messinese  di fine ‘800”, precisa Principato.  Si vede l’interno di un salone , con tanto di barbiere al lavoro con un cliente di spalle, specchio inclinato e l'immancabile bacile.  La cura dei particolari lo rende quasi una fotografia dal passato: davanti alla porta un uomo con il berretto frigio e con un fazzoletto attorno alla faccia forse un vagabondo e un altro uomo intento a fargli un’offerta. La scena di una consuetudine d’altri tempi quando c’erano i barbieri-chirurghi che estraevano anche i denti.

Poco noto, entrando a sinistra, è invece il monumento dedicato a Ettore Castronovo di Gesso, pionere della radiologia e della radioterapia per la cura dei tumori a Messina . “Questo è più recente l’autore è  Vincenzo Pantano- prosegue l'architetto -  lo stesso che realizzò il portale della fiera e Irrera a mare- lo scultore è Lombardi. Su fondo nero spiccano due mani bianche che stanno aprendo una breccia nelle viscere umane, la parte interna è rustica quella esterna  liscia”. Così come nella sua vita   l’opera esprime  la missione di Castronovo, scoprire le cause che stanno alla base di un tumore.

Da citare anche quello dedicato a Edoardo Giacomo Boner, grande scittore nato a Messina nel 1864 e morto sempre a Messina nel 1908 a causa del sisma. Lui  insegnava a Roma ed era tornato in città per sposarsi,  ma fu inghiottito dal sisma e i suoi resti furono trovati solo  18 mesi dopo. Il ritrovamento è avvolto dal mistero. In pratica l’uomo è apparso in sogno ad una bambina. Grazie a quel sogno il cadevere fu ritrovato in quella che oggi  è via Boner . La scultura ritrae  l'immagine della  bimba  insieme alla sorella, le macerie del terremoto e Boner.

Un’altra scultura commovente e toccante  legata al terremoto  è quella dedicata a Marietta Papandrea e alla figlioletta datata 1922 e fimata da Giuseppe Sutera. Realizzata molto dopo la tragedia ma raffigurante un momento di morte drammatico, quello di una donna col seno scoperto che allatta la figlia neonata e avvolta dalle rovine, entrambe con gli occchi chiusi travolte probabilmente durante il sonno.

I gioielli monumentali i del cimitero sono  innumerevoli  tra le tombe più  interessanti anche quella al bambino  Francesco Augusto Marangolo del 1888 di Giovanni Scarfì prima che gli venisse tagliata la testa, le più conosciute restano quelle di Bisazza, Natoli e La  Farina. A proposito di curiosità in merito al monumento di La Farina,  forse non tutti sanno che l’inaugurazione del cimitero è avvenuta nel 1872, anche se era già stato ultimato prima, perché si è atteso l’arrivo delle ceneri di La Farina da Torino dove erano custodite fino a quel momento.
 

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