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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Green Pass, la circolare del Viminale: ecco quando gestori di bar e ristoranti devono chiedere i documenti

Prima si esprime il Garante per la Privacy, rispondendo ad un quesito rivolto all'Autorità dalla Regione Piemonte. Poi la circolare dell'Interno

"Le figure autorizzate alla verifica dell'identità personale sono quelle indicate nell'articolo 13 del d.P.C.M. 17 giugno 2021 con le modalità in esso indicate, salvo ulteriori modifiche che dovessero sopravvenire". Lo precisa il Garante per la Privacy, rispondendo ad un quesito rivolto all'Autorità dalla Regione Piemonte sull'attività di verifica e di identificazione da parte degli esercenti di ristoranti e bar.

Tra i soggetti elencati dal Dpcm ci sono anche "i titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi" che possono richiedere agli intestatari della certificazione verde di esibire un documento d'identità.

La circolare del Viminale

Le modalità di verifica della certificazione verde Covid-19 da parte dei titolari dei locali in cui è previsto l'obbligo dal 6 agosto scorso stanno facendo discutere. Un piccolo grande pasticcio, finora. La ministra dell'Interno Luciana Lamorgese aveva dichiarato che "il rispetto delle regole è importante" e non ha escluso "controlli a campione nei locali insieme alla polizia amministrativa". Tuttavia, aveva ribadito che saranno i titolari a dover controllare che i clienti abbiano il certificato verde, anche se "non potranno chiedere loro la carta d'identità. Non si può pensare che l'attività di controllo venga svolta dalle forze di polizia", perché ciò "significherebbe distoglierle dal loro compito prioritario, che è garantire la sicurezza. Al riguardo è in via di preparazione una circolare".

La circolare arriva poi, finalmente, in serata: ''Riguardo al possesso delle certificazioni verdi e al loro utilizzo occorre precisare che le vigenti disposizioni individuano due diverse successive fasi. La prima consiste nella verifica del possesso della certificazione verde da parte dei soggetti che intendono accedere alle attività per le quali essa prescritta. Tale prima verifica ricorre in ogni caso e proprio in ragione di ciò è configurata'' come ''un vero e proprio obbligo a carico dei soggetti ad essa deputati''. E' quanto precisa la circolare del Viminale 'disposizioni in materia di verifica delle certificazioni verdi', firmata dal capo di Gabinetto Bruno Frattasi.

''La seconda fase'', viene spiegato nel testo, ''consiste nella dimostrazione da parte del soggetto intestatario della certificazione verde della propria identità personale mediante l'esibizione di un documento d'identità''. ''Si tratta - precisa il Viminale - di un'ulteriore verifica allo scopo di contrastare i casi di abuso o di elusione delle disposizioni. Diversamente dalla prima'', questa verifica ''non ricorre indefettibilmente'' come dimostra ''la locuzione 'a richiesta dei verificatori'''. ''La verifica dell'identità della persona in possesso della certificazione verde ha natura discrezionale ed è rivolto a garantire il legittimo possesso della certificazione medesima. Tale verifica si renderà comunque necessaria nei casi di abuso o elusione delle norme come ad esempio quando appaia manifesta l'incongruenza con i dati anagrafici contenuti nella certificazione'' precisa inoltre la circolare.

La circolare del Viminale sul Green Pass (scarica il pdf)

Vissani: ''Tutte queste regole sono eccessive"

''La Lamorgese adesso ha deciso che non dobbiamo chiedere i documenti, si sveglia a metà agosto, quando già da tempo avevano detto che era anticostituzionale farlo''. Gianfranco Vissani commenta, parlando con l'Adnkronos, l'ultima precisazione, riguardo il green pass, della ministra dell'Interno, aggiungendo che ''ognuno parla e ha il diritto di farlo, ma un giorno dicono una cosa e quello dopo un'altra. Perfino la comunità scientifica non sa cosa dire, non ci si capisce più nulla''. Lo chef di Casa Vissani a Baschi resta dunque scettico riguardo l'utilizzo della carta verde: ''Non può esistere un obbligo - sostiene - c'è una fetta di italiani che il vaccino non vuole farlo e non perché sia no-vax, ma semplicemente perché ha paura di iniettare nel corpo una sostanza che non sa che effetti produrrà nel tempo''. ''E' un ricatto - rincara Vissani - Nelle scuole hanno messo al muro il personale, devono fare il vaccino altrimenti non prendono lo stipendio. La stessa cosa sta accadendo nella ristorazione: non entri nei locali se non hai il green pass, mentre negli alberghi e sui mezzi pubblici c'è ancora un minimo di elasticità''.

''Tutte queste regole sono eccessive - conclude lo chef - non possiamo fare i controllori come sull'autobus e, per farlo come si deve, al ristorante serve un dipendente in più al computer che si metta a verificare se i clienti sono in regola. Non posso certo farlo io, che mi occupo della cucina. E' una perdita di tempo gratuita: l'altra sera non so quanto tempo abbiamo impiegato prima che riuscissimo a leggere il codice Qr del certificato verde dal telefono di una nostra cliente''.

Fonte: Today

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