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Buona la prima per "I pionieri" al Torino Film Festival, sul set il giovane Mattia Bonaventura: "Mi sono sentito a casa"

Protagonista il 14enne messinese, figlio d'arte cresciuto a pane e teatro. A MessinaToday racconta la sua avventura cinematografica: "Io e il mio personaggio siamo molto simili"

Un’ironia intelligente, una commedia per  tutti che ci riporta nella Sicilia democristiana e cattolica degli anni ’90 per raccontare i risvolti più profondi di quegli anni visti con gli occhi degli adolescenti. Pioggia di critiche positive per "I pionieri", opera prima di Luca Scivoletto, con protagonista il giovane messinese Mattia Bonaventura, che nella pellicola, presentata la settimana scorsa al Torino Film Festival, veste i panni di Enrico (omaggio a Berlinguer ) cresciuto a pane e comunismo, pane e sezioni con una famiglia impegnata nella politica, che nel periodo più delicato della sua vita decide di dire basta alle convenzioni per vivere la libertà della sua età. Da qui la voglia che diventa realtà di ribellarsi creando un gruppo di scout comunisti accompagnato da Renato orfano che recupera i cimeli del padre, da una ragazzina che scappa dalla diatriba tra due genitori separati e dal bullo della situazione. Gli attori sono tutti siciliani e provengono da Ragusa, Palermo, Trapani e appunto Messina. Nel cast: Francesco Cilia, Danilo Di Vita, Matilde Sofia Fazio, Peppino Mazzotta, Lorenza Indovina, Eleonora Danco, con la partecipazione di Claudio Bigagli.

Il film, tratto dal romanzo di Luca Scivoletto, prodotto da Domenico Procacci e Laura, con soggetto e sceneggiatura di Eleonora Ciampanelli, Pierpaolo Pirone e Luca Scivoletto è una produzione Fandango e Rai Cinema e uscirà tra marzo e aprile del 2023 e sarà preceduto probabilmente da alcune presentazioni in giro per la Sicilia.

A raccontare l’esperienza vissuta sul set da Mattia la mamma Monia Alfieri che non trattiene l’emozione: “Il film è stato girato per le riprese interne e al paese a Modica, mentre le riprese nel bosco e al mare sono state girate a Formello e  a Ostia. Mattia ha vissuto questi momenti con grande entusiasmo, lui è cresciuto nel teatro perché io sono un’attrice e il padre Roberto Bonaventura  è regista, quindi già a 5-6 anni assisteva ai miei laboratori e già recitava. Non è la sua prima esperienza sul set è presente anche nel film Seconda Primavera di Francesco Calogero girato a Messina,  il cinema e  il montaggio sono per lui  passioni che ha scelto  e lo fa con molto entusiasmo, difatti durante le riprese era molto rigoroso e non voleva fermarsi mai”.  

Una pellicola questa fatta da adolescenti che è anche per adolescenti: “In nome della sopravvivenza i protagonisti rinunciano a qualcosa- aggiunge la mamma – il malessere che ognuno esprime li fa sentire soli ma stare insieme rappresenta quel valore aggiunto che gli consente di superare tutto. Emblematica la figura di Berlinguer che ha una sua ironia  che non è altro che la coscienza di Enrico, non si comprende dove finisce la coscienza di Berlinguer e dove comincia quella di Enrico, Berlinguer nel film diventa una sorta di grillo parlante”.

Ma come ha vissuto invece questa esperienza Mattia, 14enne che frequenta il liceo La Farina e cosa lo rende diverso o simile al personaggio che ha interpretato? Cosa resta oggi di questa avventura per Mattia?

“Sul set mi sono sentito accolto fin da subito- racconta Mattia- ho stabilito rapporti bellissimi con tutti i membri della troupe; dalla produzione alla regia e al cast soprattutto Luca Scivoletto. Il regista, ha cercato a parer mio di tirare fuori il meglio da ognuno di noi, a partire dalle prove fatte negli studi della Fandango, fino al set, ci ha lasciato molta libertà d’interpretazione, in modo da far intrecciare il nostro carattere e quello del personaggio al fine di renderlo più naturale, vero e credibile”. Ma cosa resta oggi di questa avventura per Mattia? "La cosa che mi è piaciuta di più del mio personaggio è che siamo molto simili - racconta Mattia - Enrico è una ragazzino in una fase in cui sta per entrare nell’adolescenza, però si sente retratto dai genitori, che gli impongono molti limiti. Io rispetto ad Enrico sono più estroverso, ma una cosa che ci accomuna è l’essere svogliati e il senso critico nei confronti degli adulti. Luca scivoletto, il regista, ha cercato a parer mio di tirare fuori il meglio da ognuno di noi, a partire dalle prove fatte negli studi della Fandango, fino al set, ci ha lasciato molta libertà d’interpretazione, in modo da far intrecciare il nostro carattere e quello del personaggio al fine di renderlo più naturale, vero e credibile. Sul set - continua - mi sono sentito accolto fin da subito, ho stabilito rapporti bellissimi con tutti i membri della troupe; dalla produzione alla regia e al cast soprattutto. Fare un film è come vivere per un breve periodo un’altra vita quotidiana a cui poi ci si abitua, e quando finisci le riprese e torni alla tua vera vita ti sembra di stare sognando, come se non fosse vero. Vedere se stessi sul grande schermo - conclude - ti fa capire che tutto quello che hai vissuto sul set è vero, ed è stato ufficializzato, in quella pellicola e in quei file video ci sei e ci sarai tu per sempre".

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