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Attualità Castanea / Colli Sanrizzo

Colli Sanrizzo, inaugurata la mostra del liutaio Rosario Altadonna

L'evento per i 70 anni del noto locale Don Minicu, celebre per la pagnotta alla disgraziata. A tagliare il nastro l'assessore alla Cultura Vincenzo Caruso

Un "nastro" fatto di agli e peperoncini tagliato dall'assessore ai beni culturali Enzo Caruso per inaugurare stamani al ritrovo Don Minico la mostra di strumenti musicali  popolari del maestro liutaio Rosario Altadonna. Tarantelle, gastronomia e cultura hanno riecheggiato alle Quattro strade all’insegna della memoria e della riscoperta del patrimonio del territorio. Nella sala Tinchi Thè, ai colli Sanrizzo da oggi è possibike vedere l'imponente collezione di organetti, ciaramelle, clarinetti e strumenti musicali provenienti da varie parti del mondo, Cina compresa.

Dopo i saluti del patrone di casa Paolo Mazza, l'intervento dell'assessore alla Cultura del Comune di Messina Enzo Caruso che ha posto l'accento sulla valenza culturale e aggregativa dell'iniziativa in uno dei luoghi simbolo del patrimonio ricreativo, è quello dell'etnomusicologo Mario Sarica che ha sottolineato anche la vicinanza dei luoghi col Museo della cultura e della musica popolare dei Peloritani di Gesso, fruibile perchè ad un tiro di schioppo, e dell'ispettore ripartimentale delle foreste di Messina Giovanni Cavallaro, che ha spronato sempre alla tutela della montagna e all'educazione alla difesa della montagna.

Si tratta del primo di una serie di appuntamenti culturali previsti per l'estate da "Don Minico", il locale, Casa di Cura Enogastronomica, dello storico personaggio ibisoto, inventore della pagnotta alla disgraziata, precursore delle paninoteche, da sempre impegnato alla scoperta dei Peloritani. L’appuntamento è nell’ambito degli eventi del 70esimo anno di apertura del locale (che causa Covid 19 è stato rimandato al 2021).

La mostra è a cura di Rosario Altadonna, costruttore-suonatore di friscalettu, zampogna a paro, flauto a paro, bifara, tamburi a cornice, maranzani, e fiati popolari provenienti dal mondo, e rimarrà aperta fino al 17 luglio. All’interno dell’esposizione anche un laboratorio dimostrativo in merito alla costruzione degli strumenti. “Ho iniziato questa mia esperienza che è poi diventata ragione di vita e ho intrapreso degli studi per documentarmi, e nel tempo mi sono dedicato alla costruzione di strumenti e, infine, alla ricostruzione per ridare voce a strumenti antichi estinti”, sintetizza così Altadonna. Che non si occupa solo di strumenti popolari peloritani, e spiega: “Un museo di strumenti è un museo di reliquie, perché non possono toccarsi, né possono suonare gli strumenti. Io provo a ricostruirli, li faccio suonare. Questo è il caso della bifara, estinta negli anni ’30: l’ho fatta risuonare e ora da qualche semestre è richiesta. Grazie a questa mia curiosità e passione questi strumenti hanno nuova dignità”. Ma la miriade di strumenti, cornamuse di ogni tipo e flauti di tutto il mondo "obbligano" ad una visita alla bella mostra.

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