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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Ultima birra al Paladine’s dal signor Pippo, Cortese di nome e di fatto

Un porto sicuro per cuori in tempesta, un rifugio per anime smarrite, una stella polare per chi aveva perso la strada. Questo era per Messina il pub all'angolo di villa Mazzini che ha chiuso battenti. Il ricordo dell'insegnante-scrittore Gerardo Rizzo

Ha chiuso ieri a Messina il Paladine’s. Locale storico per Messina, alle spalle della Villa Mazzini. Una “perdita” per la città che ha scatenato sui social tanti commenti, reazioni, nostalgie di chi lascia in quell’angolo un pezzo della propria vita. Tra questi l’insegnante e scrittore Gerardo Rizzo che racconta cosa  il pub ha rappresentato insieme al suo oste, Pippo Cortese, di nome e di fatto. Ecco il racconto:

Mi spiace non esserci stato, ieri sera, a bere l’ultima birra al “Paladine’s”, dal signor Pippo. Mi spiace non esserci più stato negli ultimi anni, da troppi anni. Col “Paladine’s” se n’è andato l’ennesimo pezzettino di quella Messina che a me piaceva tanto. Quel locale, che io non ho mai frequentato fino in fondo, e mai con continuità, era un porto sicuro per cuori in tempesta, un rifugio per anime smarrite, una stella polare per chi aveva perso la strada.

Era il signor Pippo, Cortese di nome e di fatto, a trasformare un pub in qualcosa di più, con il suo tocco gentile, con il suo modo di proporsi che non era mai invadente. Ma così potrebbe sembrare che sia il signor Pippo a non esserci più, mentre lui si gratta allegramente gli zebedei e si gode la meritata pensione.

Il signor Pippo avevamo cominciato a frequentarlo tanto tempo prima, in un altro locale, altrettanto bello, di cui avevamo fatto la nostra seconda casa, prima che diventasse tutta un’altra cosa. Il “Safari”: un altro ristoro di anime, un pronto soccorso per spiriti sbandati. Musicisti, pittori, scrittori, attori, poeti, che avrebbero voluto vivere suonando, dipingendo, scrivendo, recitando, ma intanto dovevano lavorare per pagarsi affitti e bollette, e poi la sera, al “Safari”, tornavano a essere artisti. Tutta gente forse un po’ sconfitta dalla vita, ma di sicuro più vera di quella della “Messina da bere” che frequentava il bar dal lato opposto di piazza Duomo, alle spalle della fontana di Orione. Tante di quelle persone oggi non ci sono più, se non nel cuore dei tanti che hanno voluto loro bene: Salvatore, Ugo, Giuseppe, Matteo, e mi scuso con tutti quelli che non cito.

Poi il signor Pippo lasciò il “Safari”, e aprì questo nuovo locale alle spalle di villa Mazzini, portandosi dietro, oltre a una parte della clientela, anche lo spirito del vecchio ritrovo. Io lo persi di vista, perché andai a lavorare e a vivere altrove. Ci capitai tanti anni dopo, quando, portatoci dalle derive della vita, mi trovai ad abitare per alcuni mesi sul viale Boccetta, nella parte alta, a ridosso della Circonvallazione. Una sera decisi di andare laggiù a cenare, ci trovai uno spezzatino con le patate buonissimo e del vino di San Filippo: nero, forte e rassicurante come il santo esorcista di Agira. E ci trovai il signor Pippo, che mi chiese notizie del signor Enzo, del signor Mario, del signor Stino, della signorina Amara… E ci andai altre volte, nei mesi seguenti, per trovarci chiacchiere e manicaretti, poi la mia vita prese ancora una volta altre strade.

E ieri sera avrei bevuto molto volentieri la mia ultima birra al “Paladine’s”, ma non ho potuto, così l’ho bevuta all’“Old Bridge” di Castelfranco, che per molti aspetti il “Paladine’s” me lo ricorda. Lei mi scuserà, signor Pippo, se i miei migliori auguri di buona vita io glieli faccio da qua: milleduecento chilometri sono davvero tanti.

Gerardo Rizzo

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