Ricky Portera, un messinese nell'Emilia Pop-Rock: "Non c'è più fantasia nel proporre musica"
Lo storico chitarrista ha sangue siciliano. Nato in una clinica privata a piazza Castronovo la sua vita è ancora sul palco. Dai ricordi familiari a quelli musicali, dalle polemiche con l'ex sindaco Accorinti all'idea di abolire le tribute-band. Quella volta che la Bertè gli svuotò la stanza d'albergo...
Il suo nome non è Ayrton e non fa il pilota, corre ancora veloce con la chitarra...ed è sempre la stessa strada...ci perdoni dall'alto Lucio Dalla se storpiamo uno dei suoi brani ma per comprendere più a fondo l'anima di un musicista come Ricky Portera consigliamo l'ascolto di quell'assolo e sentire suonare il "Grande figlio di puttana". E' il suo brano preferito del "piccolo grande genio" bolognese e quello dove c'è un pezzo del suo cuore. Ricky non è più sceso dal palco da quando ci è salito nel Modenese ragazzino dopo una lunga gavetta tra le sale da ballo emiliane e i primi anni Settanta lasciati in eredità a nuove sperimentazioni da Beatles e Hendrix.
Un messinese a Modena
Ma che c'azzecca uno come lui con Messina che da bambino partecipava con Vasco Rossi ai concorsi musicali dell'Emilia non potendo immaginare cosa sarebbe stato anni dopo? Se ancora non lo sapete siete nel posto giusto per proseguire a leggere altrimenti cambiate alla svelta sito. E' il 12 maggio 1954 quando mamma Antonietta Puglia che Dalla citerà indirettamente è ricoverata in una clinica privata dalle parti di piazza Castronovo. Dalla caserma di Cortemaggiore dove il padre di Ricky, Basilio, nato a Mistretta nel capodanno del 1923 e morto ottantanni dopo nello stesso giorno, era in servizio da carabiniere la giovane moglie aveva scelto da buona siciliana di rientrare nella sua città dove le sorelle che vivevano dalle parti del viale Europa potevano darle una mano in quelle settimane delicate. Portera è anche cittadino onorario di Mistretta, la cittadina del papà maresciallo. "Ho vissuto a Messina i primi due mesi di vita e siamo andati via - ci risponde con cortesia da Modena - ho tre nomi all'anagrafe, uno di questi è Riccardo ma la mamma da piccolo mi chiamava sempre Ricky e dunque...sono Ricky, per tutti". Ma se fosse rimasto a Messina e non in Emilia sarebbe stato lo stesso per la carriera musicale? "Assolutamente no, come poter dire il contrario, poi guarda se il bolognese ha la vanità nel pontificare le sue produzioni e quelle degli altri se riferite a lui il messinese ha il vizio della critica a quello che di buono fanno gli altri e probabilmente sa esserti amico ma non in tutti i momenti della vita". Così per suonare questa chiacchierata mi lascio trasportare dall'acustica di Cosa sarà del 1980 dove lo stile pop-rock padano non è solo musicale ma uno stile di vita. Lui è il chitarrista di Dalla, fonda con Giovanni Pezzoli e Gaetano Curreri gli Stadio. Ricky ha una personalità forte. Finita la contestazione ai cantautori nei Settanta Banana Republic (il tour con Dalla e De Gregori) apriva le porte agli anni Ottanta, Dalla intanto aveva "svoltato" con Come è profondo il mare con sound e testi che lo portano al successo popolare.
"Talent e Rap? Li odio"
"Posso parlarti seriamente, a me non piacciono i talent, abolirei le cover band, le tribute band anche se ci suono, ho due figlie sconsiderate che ascoltano i rapper di oggi ma mi dici tu cosa scrivono? Cosa vogliono dirci? Che musica propongono? Oh, questi si permettono pure di giudicare gli artisti. Io invece non comprendo cosa vogliono esprimere? E' musica questa? Quando mi riporti ai fenomeni musicali di fine anni Settanta io che ho suonato anche con Finardi, la Bertè, gli Stadio, Ron, Luca Carboni ti dico che oggi non vedo artisti, vedo ragazzi costretti a firmare contratti capestro, a suonare nei festival brani di altri e son felici sui palchi cantando Albachiara, i giovani che escono dai talent vengono bruciati come figurine nel giro di un anno, io poi sono pure contro le gare...mi dici che fine hanno fatto le trasmissioni musicali come Doc ad esempio, non c'è più fantasia, non c'è più proposta artistica, è tutto standard, fatto ad arte per piacere al pubblico e avere un riscontro immediato utile solo agli incassi immediati". Il consiglio di Ricky è di proporre la propria musica, rischiare, affrontare i concerti per raccontare ciò che si ha dentro, darsi anche del tempo. "Guarda che non vedo un nuovo Portera in giro, proprio non c'è, anzi tra poche settimane uscirà in vinile una raccolta dei brani dei miei album che forse non conoscono in molti ma credetemi che c'è del buon materiale e poi è in preparazione qualcosa di nuovo creato durante il periodo di lockdown, poi sono in giro per festival e rassegne e posso dire di essere tra i musicisti italiani più fortunati visto che molti colleghi sono fermi a casa".
La politica
Se gli chiedi di politica è uno che sui social non risparmia assoli di critiche e qualche anno fa pure l'ex sindaco di Messina Renato Accorinti ne fece le spese. "Conobbi Accorinti qualche anno prima in Umbria con Jacopo Fo parlandomi da amministratore pubblico che avrebbe fatto questo e quello, ricevetti per l'abitazione dei miei genitori arretrati del servizio rifiuti e per carità le tasse devono essere pagate ma rientrato a Messina trovo montagne di spazzatura in giro e così m'incazzo dicendolo pubblicamente, credo che chi amministra soldi pubblici debba far vedere cosa sa fare, sai che a Messina ho ancora la bara di mia madre ferma al deposito? Non conosco l'attuale sindaco Cateno De Luca ma vorrei parlarci, gli uffici del dipartimento Cimiteri hanno perso il certificato di morte di mio padre e ancora oggi non riesco a seppellire la mamma accanto papà, la politica è servizio, o si lavora o si va a casa".
Il ricordo
Di aneddoti nei tour ne avrebbe per tutti i palati. Ma ce n'è uno che ha ancora fisso nella mente. Loredana Bertè e le coriste negli alberghi durante la tournee del 1981 gli svuotano la stanza, non solo i vestiti ma tutto ciò che si trovava dentro l'alloggio. La vendetta è il consumo spropositato di bagni di shampoo...chissà se ci pensano ancora, chissà...