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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Quando la sera andavamo tutti al Galeone

Dal gran piatto granseola con la polpa di granchi al bar dove il mitico Mike giocava con i liquori di tutto il mondo. Viaggio con l'esperto Massimo Lanza nel ristorante dell'ex albergo che il sindaco rimette in pista. Tra ricordi di un passato glorioso e voglia di ricominciare

Una passione per la gastronomia che comincia appena adolescente, tanto che ai genitori e ai nonni piuttosto che giocattoli o feste tra bimbi chiedeva di essere portato al ristorante. Non in uno qualsiasi però, ma da Alberto o allo Sporting, specialmente quello nella sede estiva, sulla spiaggia di Mortelle.

Massimo Lanza è uno dei maggiori esperti di enograstronomia d'Italia. Messinese, spauracchio di tanti ristoranti soprattutto quando si presenta nella sua veste di collaboratore “storico” del Gambero Rosso, la rivista specializzata che che dà i voti più temuti e ambiti ai ristoranti d’Italia, e che in questi giorni è al Merano wine festival proprio per importanti degustazioni. Comunista da sempre, Lanza si è ritrovato a Merano con Massimo D'Alema, il suo primo segretario quando era alla Fgci, a condividere dopo le amarezze della politica il piacere della passione comune per il vino. 

A Massimo Lanza, non c'è un ristorante a Messina che non è gli sia passato tra le mani, anzi tra i denti. E oggi si sente nostalgico. Le immagini del sopralluogo del sindaco di Messina al Galeone, ristorante all’ultimo piano dell’ex hotel Riviera ridotto a rudere, non sono scivolate indolore. 

Sì, perchè il "Riviera", l'hotel di viale della Libertà costruito negli anni ’60 dagli imprenditori Russotti col contributo della Regione siciliana e per anni l'albergo più bello di Messina, aveva soprattutto due grandi prerogative: il ristorante il "Galeone" su un terrazzo mozzafiato con vista sullo Stretto che arrivava fino alla piana di Gioia Tauro ed il gran bar a pian terreno frequentato fino a tarda notte, dove il grande Mike, re dei cocktail giocava con i liquori di tutto il mondo. Il "Galeone" per decenni fu il ritrovo prediletto di tantissimi messinesi: matrimoni, lauree, battesimi e varie ricorrenze si svolgevano sull'incredibile terrazzo come irrinunciabile occasione. 

Poi il declino, gli scandali politici, l'acquisto da parte dell'allora Provincia regionale e l'abbandono al suo triste destino. Rinascerà? E come? Ospitando gli alloggi per il risanamento o con la sua vocazione turistica?

Intanto Massimo Lanza ne ricorda i fasti. “Sì, come fosse ieri – racconta – E' un ristorante ormai nella storia della ristorazione messinese. Uno dei piatti più famosi del locale era la granseola, il granchio gigante la cui polpa debitamente condita veniva servita nello stesso guscio del granchio accompagnata da una stupenda maionese homemade”.

Era di proprietà di Pietro Romeo, soprannominato Pietro chic perché ci sapeva fare davvero. Aveva un altro ristorante Pietro, sulla via Maddalena sempre a nord del viale San Martino quasi all’angolo con la via Dei Mille. Un locale che portava il suo nome, Pietro, accanto ad una delle altre mete più gettonate della mia infanzia che non c’è più, Nunnari e i suoi mitici arancini.

“Il locale di Pietro invece era piccolo, elegante, aveva poco più di una dozzina di coperti. La raffinata tovaglieria, le posate in argento la bella mise an place e il ristorante aveva davvero una cucina raffinata, attenta ai dettagli, il capretto ad esempio veniva cotto in un tegame di coccio e ghisa fatto arrivare dalla Francia. Dopo qualche anno Pietro si trasferì nella panoramica terrazza dell’Hotel Riviera in viale della Libertà, e il suo Galeone si impose immediatamente. Purtroppo sopravisse poco alla chiusura della struttura alberghiera che lo ospitava e di Pietro ho perso le tracce sino ricontrarlo qualche anno fa dietro il bancone della salumeria di Franco Doddis”.

Non è un nostalgico Massimo Lanza e dopo un periodo buio ammette che ci sono tante nuove realtà che si impongono nella ristorazione a Messina ma il pensiero ogni tanto corre al Galeone, a Nunnari ma anche a tanti altri che hanno abbassato le saracinesce come Caffè Nuovo, la trattoria Dudù ma anche il Polipo Quercio, il lungomare da Mario ritrovo dei nottambuli e dei teatranti messinesi, la mitica “Donna Giovanna” a Piazza Cairoli o la putia detta “delle due sorelle” di piazza Municipio nel tempo diventate “le streghe” o “i nzalatari” per via dei capelli scarmigliati, l’abbigliamento sempre liso e di colore scuro e le stramberie dettate dall’età avanzata. Peraltro pare non fossero neanche sorelle come tutti credevano. Sono tutte un pezzo della nostra storia, proprio come il Galeone. Devo dire che non mi dispiacerebbe tornare a mangiare su quella spettacolare terrazza sullo Stretto”.

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