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Giovedì, 28 Marzo 2024
Attualità

Tornano i TheFork Restaurants Awards: i ristoranti messinesi “nominati”, ecco come sostenerli

Dal 4 e fino al 24 ottobre 2021, gli utenti di TheFork potranno votare sul sito dell’iniziativa la propria insegna preferita

Dopo la pausa dovuta alla pandemia, tornano i TheFork Restaurants Awards - New Openings. Prende il via un’edizione speciale dell’iniziativa dedicata alle nuove aperture o nuove gestioni dei ristoranti più apprezzati dai Top Chef italiani.

Il progetto, giunto alla sua terza edizione, è concepito e curato da TheFork, piattaforma leader nella prenotazione online dei ristoranti, in collaborazione con Identità Golose | The International Chef Congress. Per l’edizione 2021 l’iniziativa prende in considerazione le realtà nate o che hanno cambiato gestione tra gennaio 2019 e agosto 2021, un arco di tempo più ampio rispetto agli scorsi anni. La condivisione delle storie dietro ciascuna nuova apertura, soprattutto in questo periodo, porterà sempre più clienti a conoscere e provare questi nuovi ristoranti, dando così impulso alle nuove imprese della ristorazione. Una missione che TheFork da sempre sposa in questa iniziativa e in tutta la sua attività e che oggi più che mai è indispensabile per il rilancio del settore della ristorazione post emergenza covid.

I ristoranti siciliani

Tra le 64 nuove aperture segnalate dai top chef nazionali la Sicilia è rappresentata da tre ristoranti di cui due messinesi, a Vulcano e Milazzo. Gli utenti di TheFork possono votare per sostenere il proprio ristorante preferito fino al 24 ottobre.

  • I Tenerumi del Therasia Resort, Vulcano (Messina) - nominato da Isabella Potì e Alessandro Proietti Refrigeri
  • Balice, Milazzo (Messina) - nominato da Moreno Cedroni e Pietro D’Agostino
  • Caro Melo, Donnalucata (Ragusa) - nominato da Pino Cuttaia

L'edizione 2021 conferma il supporto di due importanti attori istituzionali: la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, la principale associazione delle imprese della ristorazione in Italia, e APCI - Associazione Professionale Cuochi Italiani, la principale Associazione di chef professionisti. In qualità di Sponsor sarà presente ENGIE, player mondiale dell'energia e servizi con la missione di accelerare un’economia carbon neutral, con cui per l’occasione è stato istituito un riconoscimento speciale per conferire un premio al ristorante più sostenibile tra i 10 finalisti.

L’obiettivo dell’iniziativa è identificare e valorizzare le più convincenti nuove aperture o nuove gestioni con il contributo autorevole di 80 fra i più affermati protagonisti della ristorazione italiana. Già da oggi, sul sito www.theforkrestaurantsawards.it è possibile scoprire la lista delle selezioni dei Top Chef, individuati da Identità Golose, che hanno espresso la propria preferenza indicando ben 64 nuove aperture e gestioni. Non una competizione, dunque, ma un’iniziativa che valorizza la dinamicità della ristorazione italiana, sostenendo la nuova imprenditoria. 

Quando votare

Dal 4 e fino al 24 ottobre 2021, gli utenti di TheFork potranno votare sul sito dell’iniziativa la propria insegna preferita che, oltre al supporto della giuria tecnica, otterrà così anche quello del pubblico. Il 15 novembre 2021 saranno annunciate le insegne più votate in assoluto. Inoltre chi esprimerà la propria preferenze potrà essere estratto per vincere una delle 50 Gift Card TheFork da 50 euro messe in palio per l’occasione.

La votazione ha l’obiettivo di incentivare il passaparola digitale relativo ai ristoranti nominati, tutti vincenti grazie al sostegno di un Top Chef. Le decisioni finali saranno annunciate in un evento speciale di gala, il red carpet dei TheFork Restaurants Awards, che si terrà a Milano il 15 novembre 2021 presso il Salone D’Onore della Triennale. 

I ristoranti nominati in tutta Italia

1. Acquada, Milano - nominato da Marta Grassi  

Motivazione: “Segnalo con piacere una chef molto brava e preparata che ha scelto Milano per proseguire il proprio percorso gastronomico, una città dove può esprimere al meglio la propria libertà creativa”.

Acquada, acquazzone in dialetto lombardo, è il sogno divenuto realtà della chef Sara Preceruti, il luogo in cui la sua creatività incontra le migliori materie prime di stagione.

2. Ahimè, Bologna - nominato da Mauro Buffo

Motivazione: “La cucina è frutto sempre di mente fresca, accostamento creativo, agilità di esecuzione e originalità”.

Sta poco a poco rivoluzionando la scena golosa della città felsinea, in genere considerata piuttosto tradizionalista. La scelta è precisa: selezione di materia prima eccellente, cucina espressa, menù che cambia quotidianamente in base al mercato e che è strettissimo, nove piatti dall’antipasto al dessert.

3. Altatto, Milano - nominato da Riccardo Gaspari 

Motivazione: “Per la creatività e l'attenzione alla cucina vegetariana, estremamente creativa e ricca di sapori. E anche per la grande intuizione dell'asporto, unico in Italia estremamente sostenibile, durante il periodo di chiusura”.

Un nuovo concetto di cucina Veg che nasce 6 anni fa dalla filosofia del catering vegan-vegetariano voluto da Giulia Marea Scialanga, Sara Nicolosi e Cinzia De Lauri a cui si sono aggiunti un'altra ex di Leemann, Caterina Perazzi, oltre che Agostino Brambilla in sala. Qui le preparazioni sono attente, tecniche e complesse, ma si fruiscono in un ambiente rilassato. Il menu cambia ogni mese seguendo la micro stagionalità. 

4. Altriménti, Milano - nominato da Rosanna Marziale

Motivazione: “Un'insegna di nuova cucina borghese che attualizza con intelligenza grandi classici italiani”.

Nel processo di definizione di una "nuova cucina borghese" a Milano spicca una realtà che si sta consolidando sempre più, l'Altriménti di Eugenio Boer e Damian Janczara. Si tratta di insegne contemporanee, fresche, dinamiche, di approccio conviviale, che in ambienti curati propongono ottima cucina "di quartiere". Partito Marco Annunziata, in cucina c'è ora Loris Pema, classe 1990, esperienze al Luogo di Aimo e Nadia, al Pagliaccio e a Copenaghen al fianco di Christian Puglisi. 

5. Antica Friggitoria La Masardona, Roma - nominato da Salvatore Bianco

Motivazione: “La pizza fritta che sfonda nella capitale”.

I capisaldi della friggitoria napoletana ci sono tutti, la pizza fritta è meravigliosa e opulenta. Rispetto alla formula tradizionale dell’antica friggitoria, questa versione è più vocata alla ristorazione comoda.

6. Aprudia, Giulianova (Teramo) - nominato da Errico Recanati

Motivazione: “È un ragazzo in gamba, mi piace la sua tipologia di cucina e il percorso che ha fatto per arrivarci”.

Grande logica gustativa. Nulla di elementare. Le costruzioni sono sempre attente, precise. La parte golosa emerge dopo un paio di bocconi. Il senso di appagamento anche mentale è assicurato.

7. Aromaticus Trastevere, Roma - nominato da Cristina Bowerman 

Motivazione: “È un bel posto, easy e lo chef Nicolò Cini è sempre più agguerrito: lavora sulle fermentazioni della verdura, sulla kombucha, con l’idroponica… Un locale non solo vegetariano, ma dove i vegetali hanno un’importanza fondamentale”.

Da Aromaticus è possibile non solo mangiare (o portar via) una buona zuppa e un’insalata a pranzo, bere un succo di frutta pressato espresso, ma anchescegliere una pianta aromatica da regalare, semi biologici e growbag per l’orto cittadino.

8. Balice, Milazzo (Messina) - nominato da Moreno Cedroni e Pietro D’Agostino

Motivazione di Moreno Cedroni: “Giacomo Caravello è un giovane chef che avevo già conosciuto da Martina Caruso a Salina. Ora nel suo ristorante sono sicuro che farà molto bene.”

Motivazione di Pietro D’Agostino: “Giacomo Caravello è un giovane promettente, con tanta carriera davanti. Lavora con materia prima siciliana sulla quale innesta il suo estro e la sua creatività in modo molto convincente”.

La cucina siciliana prossima ventura passa anche da Milazzo. Qui il 19 luglio 2019 ha aperto Balìce, il ristorante di Giacomo Caravello che appare innanzitutto come un locale splendido: forma a elle, il lato più lungo che all'esterno dà sulla strada con la quale dialoga attraverso tre grandi vetrate; all'entrata, saliti alcuni gradini, il bancone cocktail dirimpetto a un salottino; poi i tavoli ben distanziati, una cucina spaziosa a vista e tanto verde. Un design metropolitano, come ce ne sono pochi in Sicilia; l'idea è di far percepire subito come questo sia un locale diverso dagli altri.

9. Bianca sul lago, Oggiono (Lecco) - nominato da Danilo Ciavattini

Motivazione: “Per l'attenzione verso la memoria della nostra cultura gastronomica e l'importanza per la scelta della materia prima”.

Struttura composta da un relais 5 stelle con 10 camere, un bistrot e un ristorante gourmet. Il percorso passa da mare a terra con grande facilità: accostamenti inediti in Italia di crostacei e animali da cortile (Scampo di Sicilia e faraona con cavolfiore e mela verde), grande varietà, mescolanza di stili ispirati a grandissimi chef. Flessibile ma ferreo nel rispetto delle regole del territorio e della trasformazione della materia prima.

10. Bites, Milano - nominato da Viviana Varese e Antonio Guida 

Motivazione di Viviana Varese: “Un progetto dallo stile moderno, che riesce a interpretare, anche con poco personale, una formula semplice ed esclusiva. Ho mangiato piatti ottimi!”

Motivazione di Antonio Guida: “Questi ragazzi hanno dimostrato tanta voglia di crescere e ora stanno mettendo in pratica quello che hanno imparato: non posso che esserne fiero!”.

Una proposta molto originale per un format che prevede un solo menu degustazione, servito solo a cena, in contemporanea ai 16 ospiti del ristorante, di cui 8 seduti al bancone - per avere un posto in prima fila a tu per tu con gli chef. Qui si possono provare brace, fermentazioni, influenze giapponesi e nordiche. 

11. BOP Dumpling, Napoli - nominato da Marianna Vitale 

Motivazione: “Dj, musicista e appassionato di cultura underground, Luca Affatto alias "Bop"produce nel suo piccolo shop a Napoli centro, i migliori dumpling del momento. Al banco e da asporto: pasta fresca, piatti caldi e kombucha home made”.

Ravioli e salse tutti fatti a mano con prodotti della filiera italiana e ricette originali.

12. Cà dei Volti, Cembra (Trento) - nominato da Alessandro Gilmozzi 

Motivazione: “Mi lega un profondo affetto a questo ristorante: un localino grazioso, in una vecchia cantina, con arredi in vetro e una vista privilegiata sulla Val di Cembra, terra del Trento DOC. Ha una proposta di cucina interessante, che definirei una locanda contemporanea: in una parola, divertente. Ci vai e passi delle ore piacevoli, mangi cose fatte bene con una bella vena creativa Insomma, è una realtà del cuore”.

Locanda contemporanea nel centro storico di Cembra, dove si condensa il giusto mix tra cucina tradizionale e la ricerca di nuovi sapori. Un progetto che fonda le sue radici nel suolo della Val di Cembra e del Trentino più in generale, una cucina a tratti territoriale, legata a prodotti di stagione con l’utilizzo di materie prime d’eccellenza, che strizza l’occhio a ingredienti di altri luoghi.

13. Carnal, Roma - nominato da Anthony Genovese e Alfio Ghezzi

Motivazione Anthony Genovese: “È la nuova avventura, molto interessante, di un collega che stimo: Roy Caceres”.

Motivazione Alfio Ghezzi: “Sono stato lì un paio di volte perché conosco i ragazzi che lo gestiscono - Riccardo Paglia insieme a Roy Caceres - e ho apprezzato sia lo spazio che la loro proposta, dove la contaminazione della cucina centroamericana di Roy si fonde perfettamente con uno spirito più romanesco e verace di Riccardo in una cornice molto informale e contemporanea. Bello anche l’abbinamento con bevande miscelate e ambiente davvero rilassante e divertente”.

Più che un ristorante, un progetto innovativo nato dallo chef Roy Caceres e da Riccardo Paglia, oggi alla guida di Carnal con Raul Grados. Insieme hanno scelto di non avere schemi, in uno spazio dove si respira calore fraterno e comfort domestico. La musica accoglie e per vivere a pieno l’esperienza bisogna  lasciarsi trasportare dal ritmo suadente della cucina. Qui la tavola è rilassata, libera, aggregante, l’influenza latinoamericana è visibile nelle portate dove però si trova anche tanta Italia.

14. Caro Melo, Donnalucata (Ragusa) - nominato da Pino Cuttaia

Motivazione: “Non posso che indicare il nuovo ristorante di un grande chef come Chiaramonte, sbocco di una carriera davvero rimarchevole”.

Si ferma a Donnalucata, l’andare erratico di Carmelo Chiaramonte, una delle più brillanti promessa della cucina d’autore siciliana che da vita a un luogo rappresentato da una cucina sfrontata e provocante, indifferente a tutto quello che succede, analogica e artigiana. Territorio, tradizione e cultura personale che si innestano e contaminano per dar vita ad una cucina lontana dall’ossessione della perfezione estetica e concentrata sull’esperienza palatale.

15.Casa Buono, Trucco (Imperia) - nominato da Ugo Alciati 

Motivazione: “Un piccolo ristorante, familiare, accogliente con uno chef di grande esperienza, che propone una cucina di prodotto molto attenta e gustosa”.

Un piccolo ristorantino sulla bella strada che da Ventimiglia porta al Colle di Tenda: come racconta l'insegna è effettivamente la "casa" che si sono scelti Antonio Buono e Valentina Florio, dopo essersi conosciuti mentre entrambi lavoravano con Mauro Colagreco, al Mirazur di Mentone. La proposta gastronomica richiama l'idea della "spesa del giorno": in base a quello che di fresco arriva quotidianamente al ristorante, Antonio Buono prepara una carta di 5 piatti. 

16. Ciciarà, Milano - nominato da Niko Romito

Motivazione: “Lo chef Aronne Giorgetti ha fatto un lungo percorso di crescita umana e professionale, prima nella mia scuola e poi come prezioso collaboratore da Spazio a Milano per 4 anni. Tecnicamente bravissimo, anche nella sua nuova realtà ha mantenuto saldi i principi filosofici che gli ho trasmesso negli anni.”

Una trattoria che asseconda le tradizioni di un tempo con gli ingredienti poveri delle cucine del passato rilette con uno stile diverso grazie all’estro di Giovanni e Maria Moratti insieme a Michele Mette e Aronne Giorgetti.

17. Coco Loco, Milano - nominato da Pasquale Palamaro

Motivazione: “Un'interessante riproposizione a Milano della cucina di pesce e crostacei di tradizione napoletana e partenopea. Materie prime e sapori leggeri e prepotenti”.

Lo chef Diego Nuzzo offre un menù vario e creativo, che va dai crudi di pesce ai tagliolini con tartufo bianco, fino a piatti a base di carne come la pasta alla Genovese, vero must della cucina napoletana.

18. Contaminazioni Restaurant, Somma Vesuviana (Napoli) - nominato da Marco Sacco e Lino Scarallo

Motivazione Marco Sacco: “Yuki Mitsuishi e Giuseppe Molaro sono autori di una cucina che combina efficacemente tradizioni partenopee a suggestioni d'Oriente”.

Motivazione Lino Scarallo: “Giuseppe Molaro è uno chef talentuoso, la cui cucina prende spunto dalle esperienze fatte in giro per il mondo, e in particolare propone una fusione con la cultura gastronomica giapponese.”

Giuseppe Molaro è giovane, classe 1986, eppure ha già divorato tanta strada. La ristorazione e la voglia di comunicarsi cucinando ce l'ha proprio dentro. Ha viaggiato moltissimo per inseguire la sua sete di sapere, di novità, di contaminazioni. Giuseppe sa mettere insieme con una creatività vitale, quasi compulsiva, e precisione di stile, la cultura giapponese e le radici vesuviane. 

19. Coxinendi, Sanluri (Sud Sardegna) - nominato da Claudio Melis

Motivazione: “Formatosi alla corte di grandi professionisti in Francia e dopo due anni passati presso il Ristorante Fradis Minoris di Pula, con Coxinendi Atzeni rinnova la cucina di Sardegna con tecnica, cuore e territorio. Un grande contributo alla crescita della gastronomia e una nuova cucina di Sardegna”.

Davide Atzeni è un classe 1986 da San Gavino Monreale, paese nell'entroterra della Sardegna ed è da lui a Sanluri che si può assaggiare una cucina sarda dove la tradizione viene sapientemente riletta con gli occhi della modernità. Qui è possibile gustare piatti nella loro espressione più pura, mediati dal talento dello chef, ma senza troppe sovrastrutture. 

20. Cresci, Roma - nominato da Francesco Apreda

Motivazione: “Noi chef quando non lavoriamo cerchiamo posti tranquilli e divertenti dove stare in famiglia e sentirci coccolati come se fossimo a casa. Questo è Cresci: i due proprietari, lo chef Danilo Frisone e Saverio Crescente che si occupa dell'ospitalità sono persone squisite. Non manca una bella selezione di vini e magnifici cocktail dal banco del bar”.

Cresci è il ristorante che porta la cucina di casa “fuori casa”. E non solo. Cresci è un piccolo forno con laboratorio a vista, una cucina che si allontana dai tecnicismi per tornare al gusto, la pizza in teglia da mangiare al tavolo, il lungo bancone cuore del Cocktail bar.

21. Cucina Rambaldi, Villa Dora (Torino) - nominato da Davide Palluda e Karime Lopez 

Motivazione Davide Palluda: “Perché Giuseppe Rambaldi è un grande professionista allenato alla cucina d’autore, e che ora ha messo a disposizione tutto il suo talento e il suo sapere per una cucina casalinga chic”.

Motivazione Karime Lopez: “Come non segnalare uno stimato professionista come Giuseppe Rambaldi, che ti accoglie in casa sua con una cucina di tradizione e grandi materie prime”.

Beppe "Rambo" Rambaldi ha aperto il suo ristorante a inizio 2019 in val Susa. La location è una bella sfida, in un territorio spesso dimenticato dai flussi turistici, in cui i commensali bisogna guadagnarseli uno a uno, con la giustezza dei piatti e del conto. La danza dei piatti segue una visione che prevede un giusto mix di tradizione e sperimentazione, di prodotti vicini e lontani, con una forte predilezione per quelli emiliani e piemontesi perché Beppe si è formato proprio nell'Emilia paterna. 

22. Cucina Nervi, Gattinara (Vercelli) - nominato da Davide Oldani

Motivazione: “Esperienze di livello dello chef per un approccio alla cucina intelligente, dalla selezione dei collaboratori a quella delle materie prime”.

Un team di giovani che hanno lavorato in ristoranti di paesi diversi si incontra a Gattinara per una cucina del territorio rivisitata alla luce delle loro esperienze. Proposta gastronomica moderna che non dimentica le proprie origini, unendo i saperi trasmessi nel tempo alla freschezza delle tecniche provenienti da tutto il mondo.

23. Da Lucio, Rimini - nominato da Chiara Pavan

Motivazione: “Brace e frollatura del pesce, Jacopo Ticchi esplora due tecniche tornate popolari, studiando molto e applicando un invidiabile istinto ai fornelli”.

Non ci hanno messo molto i due non ancora trentenni Enrico Gori (in sala) e Jacopo Ticchi (in cucina) a conquistare cuore e palato dei riminesi che amano mangiar bene, diventando l'insegna da consigliare a chi cerca qualcosa di speciale. Dall'ambiente, insomma, si potrebbe non capire subito che si tratta di un ristorante particolare, in cui si fa ricerca; soprattutto in cui il pesce, protagonista indiscusso, viene proposto in una chiave innovativa per il nostro paese, anche se in rapida diffusione. 

24. Da Sebastiani, Ortezzano (Fermo) - nominato da Carlo Cracco

Motivazione: “Mi piace in Carlo Sebastiani l’aver fatto gavetta e poi servizio come chef in diversi solidi locali italiani cercando la sostanza e non i lustrini di esperienze fini a sé stesse.Il suo posto nell’entroterra marchigiano è una delle tantissime insegne che rendono varia e golosa l’Italia”.

Delizioso e rassicurante, le proposte sono molto italiane, colorate e accattivanti, figlie di buona padronanza del calore e della gestualità, senza voli pindarici tipici di chi pensa solo a stupire. 

25. Dalla Gioconda, Gabicce Monte (Pesaro Urbino) - nominato da Massimo Bottura, Matteo Metullio e Alberto Faccani

Motivazione Massimo Bottura: “Davide Di Fabio maneggia i fondamentali come pochi e tutto lo staff è proiettato nella definizione del ristorante del futuro, in termini di etica e sostenibilità”.

Motivazione Matteo Metullio: “Dopo un lungo apprendistato all'Osteria Francescana, Davide Di Fabio dimostra di saper padroneggiare e ravvivare i principi della cucina classica applicandoli alle materie prime di un territorio che incrocia suggestioni di terra e mare a importanti istanze sostenibili”.

Motivazione Alberto Faccani: “Una nuova realtà, un grande investimento nella riviera adriatica guidata da un gruppo di giovani imprenditori, e uno chef come Davide farà parlare di sé nei prossimi anni, vista la sua attitudine e professionalità”.

Davide Di Fabio, 36 anni, 16 dei quali spesi come cuoco all’Osteria Francescana. Nel giugno del 2021 ha realizzato il suo sogno: ha aperto in un ex dancing un ristorante con due scenografiche terrazze, con vista struggente sul porto che divide Gabicce Mare da Cattolica. Un luogo di una bellezza rara ma anche easygoing. La linea del debutto è quasi tutta di pesce. Il menu mostra una maestria impareggiabile sulla definizione delle salse, una certa levità e una precisione chirurgica sulle cotture. 

26. DLR DopoLavoroRicreativo, Frascati (Roma) - nominato da Antonio Ziantoni

Motivazione: “Jacopo Ricci è un bravissimo cuoco che si è voluto mettere in gioco nel suo territorio, aprendo una trattoria contemporanea che mette al centro la materia prima, e riuscendo a creare una rete di piccoli produttori del luogo e pescatori di lago”.

Il ristorante offre una cucina ricca di particolari, innovativa, con gli ingredienti classici propri della tradizione usati con estro e fantasia.

27. Felix Lo Basso Restaurant & Home, Milano - nominato da Maurizio e Sandro Serva e Vitantonio Lombardo

Motivazione Maurizio e Sandro Serva: “La nuova iniziativa, originale e coraggiosa, di un collega che stimiamo e che sa cosa vuol dire fare ristorazione d'autore”.

Motivazione Vitantonio Lombardo: “Non posso che candidare il mio amico Felix. Il suo nuovo locale propone il talento di un professionista vero in una casa, col concetto fantastico di unire tutti a una stessa tavola condividendo una grande passione”.

Era da parecchio che Felix Lo Basso sognava un bancone, pochi clienti, il rapporto diretto con loro, una cucina basata sul mercato, è ciò che ha creato in via Goldoni 36, nei locali che ospitavano un vecchio panificio dove ora si respira un’atmosfera rilassata  con lo chef che può sfoderare tutta la propria verve. Lo stile in cucina è il suo: un Mediterraneo eccellente, che coccola gli italiani e stupisce gli stranieri.

28. Fratelli Torcinelli, Milano - nominato da Alessandro Negrini e Fabio Pisani

Motivazione: “Rappresenta a pieno la nostra idea di street food di qualità in chiave pugliese. C’è tutta l’attenzione alle materie prime di qualità lavorate con grande maestria”.

Le specialità della Valle d’Itria a Milano: bombette, salsiccia e torcinelli

29. Gennaro Amitrano Ristorante, Marina Piccola, Capri (Napoli) - nominato da Ernesto Iaccarino

Motivazione: “Giovane chef che ha fatto esperienze importanti in maison di prestigio e che incarna al meglio la cucina mediterranea”.

Innovazione e tradizione in un legame perfetto: il tocco personale di Amitrano, la qualità delle materie prime e la straordinaria capacità lavorarle trasformano un piatto apparentemente semplice in una vera e propria esperienza di gusto, sofisticata ed elegante. 

30. Hazama, Milano - nominato da Takeshi Iwai

Motivazione: “Dello chef Satoshi Hazama, aperto nel 2020 in via Savona. Satoshi San è un amico e uno chef di talento. Nel suo ristorante mi sento come a casa, la sua è un'interpretazione delicata e raffinata della cucina tradizionale kaiseki”.

Da Hazama oggi va in onda una promettente cucina kaiseki, il rituale estetico/gustativo più solenne e cerimonioso della tradizione giapponese. Il locale, spoglio e piuttosto scuro, 22 coperti in 2 sale, cerca di imbastire un menu di partitura giapponese (nella tecnica e nei condimenti) e note italiane (le materie prime).

31. Hosteria Toblino, Madruzzo (Trento) - nominato da Peter Brunel

Motivazione: “Lo chef Sebastien Sartorelli, già con Alfredo Chiocchetti allo Scrigno del Duomo di Trento, è entrato in carica nel 2019 e sta cambiando volto a questo luogo del mangiar bene, trasformandolo poco a poco in un indirizzo gourmet”.

Piatti inequivocabilmente gourmet, che raccontano i suoi viaggi e gli anni di ricerca,tutti accomunati dalla filosofia di sperimentazione e rispetto delle materie prime propria dello Chef Peter Brunel.

32. Hyle, San Giovanni in Fiore (Cosenza) - nominato da Caterina Ceraudo

Motivazione: “Il nuovo progetto di Antonio Biafora: un luogo elegante e ricercato. All'ingresso una sala camino, che sarà il primo posto d'incontro con la cucina di Antonio perchè qui viene servito l'aperitivo. Successivamente ci si addentra in una sala pulita e classica, solo 16 posti a sedere, un posto unico dove gli ospiti possono dialogare con la sala così come con la cucina senza barriere di fronte ai tavoli. Nei piatti di Antonio parla la materia prima calabrese e, in modo particolare, della Sila. La sua è una cucina di ricerca, di passione, di studio e di costanza, una cucina dinamica, mai statica, divertente alla vista e al palato. Una chicca è la splendida cantina al piano inferiore dove si possono trovare vini territoriali e non”.

Il nuovo ristorante di Antonio Biafora trasporta in uno spazio dal sapore nordico, lineare, pulito, riscaldato da tanto legno e da uno scenografico camino sospeso. La sua cucina rappresenta una partitura che fra prodotti e preparazioni suona una Calabria, quella del suo interno e delle sue montagne, gastronomicamente forse meno conosciuta, che restituisce intera la profondità e la potenza di un territorio straordinario e la maturità della mano che lo lavora.

33. I Tenerumi del Therasia Resort, Vulcano (Messina) - nominato da Isabella Potì e Alessandro Proietti Refrigeri

Motivazione Isabella Potì: “Che dire di Davide Guidara? Bastano tre parole: ricerca, ambizione, coraggio”.

Motivazione Alessandro Proietti Refrigeri: “Grande tecnica, un percorso originale nella cucina vegetariana ma il gusto è sempre al centro del piatto, proprio come piace a me”.

Davide Guidara, classe 1994, qui propone un menù vegetale. A lui è affidata una cucina di altissimo livello costituita di pura essenzialità, di territorio riletto in modo ammirevole, con un taglio che si potrebbe raccontare come un mix dell’arte culinaria di Romito, Crippa, Klugmann e Gorini, con un po’ di Nord e molto Sud, quindi, in definitiva, assolutamente personale.

34. Il Bikini, Vico Equense (Napoli) - nominato da Alfonso Caputo

Motivazione: “Per la genuinità della materia prima che conserva la tradizione con eleganza, per l'atmosfera immutabile nel tempo”.

Contraddistinto dalla panoramica terrazza sul mare, accoglie l’ospite in uno scenario unico. A pranzo sii caratterizza per un menù di tradizione, con piatti classici di mare, mentre per la sera propone un servizio fine dining con proposte gourmet.

35. Il Fenicottero Rosa, Faenza (Ravenna) - nominato da Gianluca Gorini

Motivazione: “Un nuovo e ambizioso Ristorante a Faenza, in Romagna, che conferma il grande fermento gastronomico che si sta sviluppando su tutta la regione”.

Approccio delicato alla tradizione e all’innovazione che permetterà di sperimentare i sapori ancestrali della cucina dell'Adriatico, con una vista scenografica inusuale.

36. Irina Trattoria, Savigno (Bologna) - nominato da Christian Milone

Motivazione: “Sono stato a mangiare da lei e credo che sia un progetto che meriti di essere valorizzato, in un posto molto bello, non così conosciuto, che porta in tavola il lavoro degli artigiani del territorio. È un piccolo bacino di tesori perché porta avanti la tradizione italiana rinnovandola con rispetto”.

Irina: una protagonista, un ristorante, una donna sola al comando in cucina. Due grandi maestri (Massimo Bottura e Niko Romito), un grande territorio gastronomico, l’Emilia Romagna. Queste le basi di costruzione del pensiero e del cucchiaio di Irina Steccanella, a Savigno. Grande tradizione in un piccolo ristorante che può sembrare di paese, ma che starebbe meravigliosamente in ogni grande città europea.

37. Itaj Un Ristorantino, Porto Sant'Elpidio (Fermo) - nominato da Philippe Léveillé

Motivazione: “Francesca Silvan ha lavorato per quattro anni con me, come anche Marta Sbaffi, in più periodi. Ecco: quando qualcuno della tua brigata ti lascia è certamente un dispiacere, ma è giusto così: e sono molto molto orgoglioso che loro, così giovani, proprio nel corso della pandemia si siano lanciate insieme in un’avventura così stimolante, un ristorante sulla spiaggia. Sono come figlie, e sono convinto che faranno bene perché hanno grinta, coraggio, sono fresche e davvero in gamba. Hanno le carte in regola”.

Chalet in riva al mare dall’arredo stile bistrot, dinamico e giovane. Una cucina ricercata che propone le ricette della tradizione rivisitate, il pesce è la loro forza.

38. La Barca Tellaro, Lerici (La Spezia) - nominato da  Cristoforo Trapani

Motivazione: “Un giovane ragazzo che ha avuto il coraggio di aprire in questo periodo così instabile e che cucina con passione il suo territorio. Giuliano Viaggi è in grado di selezionare la materia prima sia in termini di qualità, che di stagionalità”. 

Trattoria nata per divulgare la qualità nel suo significato più profondo. Propone una cucina con materie prime di estrema qualità preparate a regola d’arte con ingredienti rigorosamente di stagione.

39. La Cucina de La Darbia, Vacciago (Novara) - nominato da Antonino Cannavacciuolo

Motivazione: “È un ristorante che ha un ottimo connubio di tradizione e innovazione in una location meravigliosa con un giovane chef di grande valore. Molto attenti alla sostenibilità con ingredienti dall’orto a Km zero”.

Il territorio è l’essenza del ristorante. Tutto ruota intorno ai prodotti del Piemonte, che rendono le scelte gastronomiche della cucina coerenti con la natura del luogo.

40. La Locanda di Ditirambo, Castro dei Volsci (Frosinone) - nominato da Antonello Colonna

Motivazione: “Ho scoperto questo ristorante di recente e ne sono rimasto estremamente affascinato. Daniela Vivaddio non si è lasciata sedurre da mode o tendenze, né ha pensato di fare un copia-incolla delle ormai più insignificanti contaminazioni. Cura nei dettagli, nella semplicità e spontaneità del servizio, una cucina curata senza alcun volo pindarico. Una rinascita della vera cucina casereccia”.

Menù preparati con cibi sani, ricette che raccontano storie passate. Piatti tradizionali, sapori ricercati, leccornie e prelibatezze.

41. Landi Degustazione e Mescita, Ostia (Roma) - nominato da Daniele Usai 

Motivazione: “Con l’arrivo del nuovo chef Claudio Prossomariti, questo storico locale di Ostia si è rilanciato. Stanno facendo un lavoro di grande livello”.

Enoteca con cucina nel cuore di Ostia. Proposta culinaria che valorizza le materie prime del Bel Paese: qualità e genuinità della terra e del mare.

42. Languorino Montefiascone, Montefiascone (Viterbo) - nominato da Iside De Cesare

Motivazione: “Due ragazzi talentuosi e competenti hanno aperto un locale curato e dove la materia prima è scelta con cura. Interessante selezione dei vini”.

Grande ricerca nella preparazione per offrire accostamenti insoliti e particolari, prodotti tipici e spezie del territorio. 

43. Locanda de Banchieri, Fosdinovo (Massa) - nominato da Valentino Cassanelli e Giuseppe Mancino

Motivazione Valentino Cassanelli: “Giacomo Devoto è un amico e un attento ristoratore che lavora in prima persona ai fornelli. Dopo la pizzeria Officine del Cibo di Sarzana, e il suo grande successo, ha aperto una locanda gourmet che delizia gli ospiti valorizzando un grande territorio poco conosciuto tra Liguria, Toscana e Emilia”.

Motivazione Giuseppe Mancino: “Giacomo Devoto dimostra di saperci fare dietro a quest'insegna raccolta, intima e confortevole affacciata sul panorama versiliese. Territorio, ricerca e creatività”.

Storica dimora dove la terra e il mare si incontrano, offre un percorso fatto di incontri e di assaggi, di esperienze e sorprese dedicate alle Terre di Luni.

44. Loste, Milano - nominato da Davide Caranchini

Motivazione: “Materia prima, tecnica, freschezza e tanto godimento. La bakery che vorrei avere sotto casa!”.

Loste, contrazione di Lorenzo e Stefano, è una caffetteria e pasticceria con un forno a legna con 12/15 posti a sedere, un bancone con top in rovere, sgabelli attorno e una costosissima macchina Marzocco, segnale di una volontà di procedere oltre il conservatorismo italiano.

45. Luigi Lepore, Lamezia Terme (Catanzaro) - nominato da Luca Abbruzzino

Motivazione: “Ristorante aperto a Lamezia dall'omonimo chef. Giovane di grande esperienza e prospettiva. Un cuoco con grandi doti tecniche che, dopo varie esperienze in ristoranti importanti, ha deciso di tornare in Calabria e aprire questa insegna gourmet”.

Luigi Lepore e la sorella Stefania hanno aperto un piccolo ristorante d’autore nel cuore di Lamezia Terme. Alle difficoltà previste e prevedibili dell’essere una start-up si sono aggiunti i mesi di fermo dovuti al covid, ma loro hanno resistito, e non appena è stato possibile riappropriarsi della libertà di movimento e della socialità, hanno rimesso in campo una proposta di grandissima qualità e personalità. La cucina qui è tutta accelerata e verticale, di spigoli vivi sul palato, di profumi acuti che acquisiscono consistenza materica, di materie prime che pennellano una Calabria intensa.

46. LuLa Pane e Dessert, Trani - nominato da Annie Féolde e Riccardo Monco

Motivazione: “Talento indiscusso nel panorama mondiale della pasticceria e della panetteria, capace di esprimersi sempre ad alti livelli. Progetto ambizioso nella sua città natale”.

Panetteria contemporanea e pasticceria, convivio dolce-salato, bakery urbana, fucina di sperimentazioni sui cioccolati al pari delle farine e i grani, ma anche pasticceria d’antan per piaceri al cucchiaio, anzi al cucchiaino.

47. Makorè, Ferrara - nominato da Giancarlo Perbellini e Antonia Klugmann 

Motivazione Giancarlo Perbellini: “Federico Belluco era il mio chef al Marriott di Venezia. Ha una mano moderna e concreta, capace di esaltare il gusto”.

Motivazione Antonia Klugmann: “Il nuovo ristorante di Federico Belluco, un collega che seguo con interesse. Sa trattare molto bene la materia prima vegetale e, al Makoré, propone una cucina italiana soprattutto di mare, legata alle tradizioni ma con accento contemporaneo”.

Un viaggio gastronomico che inizia con la curiosità, quella di scoprire un ingrediente raro, una consistenza mai provata prima o un equilibrio nuovo, perfetto nella sua rinnovata creatività.

48. Marotta, Squille (Caserta) - nominato da Andrea Berton, Giuseppe Iannotti e Domenico Candela

Motivazione Andrea Berton: “Lo chef Domenico Marotta è un giovane con grandi prospettive: dopo esperienze importanti ha deciso di aprire il suo ristorante e credo che sentiremo parlare molto di lui. Posso dire che sia uno dei cuochi più bravi che in questi anni ha lavorato nella mia squadra”.

Motivazione Giuseppe Iannotti: “In una terra sconosciuta, acrobazie gastronomiche! Orto, vegetali, ma anche carni e pesci, cotture perfette degne di un curriculum di eccellenza, non sono solo su carta, ma concreto!”.

Motivazione Domenico Candela: “Una sala minimale ma accogliente, la cucina da grande spazio al mondo vegetale con attenzione alle carni e ai pesci nella selezione e nelle cotture. Rispetto degli ingredienti e delle stagioni, una cucina pulita e di gusto. Marotta Ristorante è Domenico Marotta, rientrato a Squille dopo importanti esperienze italiane e nel mondo. Il locale si trova a pochi km da Caiazzo e tra le bellissime colline dell'alto Casertano”.

Domenico Marotta è figlio d'arte, il suo Marotta Ristorante - nato nel giugno 2019 - è la costola gourmet di Villa La Collinetta, gestito dai suoi genitori proprio accanto. Marotta jr è approdato alla sua impresa dopo aver imparato da maestri importanti: in primis Andrea Berton ed Enrico Crippa. La sua cucina è rappresentata da note soffuse, accostamenti minimali, un tocco ispiratissimo. 

49. Marzapane, Roma - nominato da Gianfranco Pascucci 

Motivazione: “Un locale che si distingue per la sua accoglienza: è una interessante novità con una cucina buona e divertente”.

Marzapane da gennaio 2021 la “nuova casa” si è trasferito in via Flaminia, in una struttura che consente un’evoluzione al format. Al piano terra un bancone da 8 posti per osservare il lavoro della cucina con la nuova e bellissima brace. Al primo piano la sala da poco più di 20 posti e in chiusura la terrazza. La meticolosa opera di ricerca e selezione delle materie prime condotta dagli chef e da Mario Sansone, patron del locale che gestirà la sala con la new entry Tommaso Viggiani, struttura abbinamenti e main course molto intriganti.

50. Mercato Trattoria Pop, Senigallia (Ancona) - nominato da Mauro Uliassi 

Motivazione: “Una bella novità guidata da un team giovane e pieno di entusiasmo, capace di proporre una cucina moderna di città”.

Trattoria che nasce dall’idea di recupero di sapori ed emozioni. È il ricordo di “qualcosa di bello e di buono”, caratterizzato da estrema cura nella scelta degli ingredienti.

51. Mos Ristorante, Desenzano del Garda (Brescia) - nominato da Martina Caruso

Motivazione: “Lo chef Stefano Zanini e il responsabile di sala Mattia Moro, dopo un’esperienza al Signum, hanno intrapreso una bella avventura sul Lago di Garda: nei loro piatti si ritrovano le loro storie, i loro viaggi e le loro esperienze”.

La cucina vuole raccontare il territorio con la ricerca di un equilibrio di sapori privi di costruzioni, codici e artifici. Una spontanea armonia di gusti che trova nel palato la sua intonata sinfonia.

52. Opera, Torino - nominato da Matteo Baronetto, Michelangelo Mammoliti Christian e Manuel Costardi

Motivazione Matteo Baronetto: “Proprietà e chef giovane, cercano di portare nuova freschezza, qualità e alta cucina a Torino in un ambiente non ingessato ma raffinato, che ti accoglie come a casa”.

Motivazione Christian e Manuel Costardi: “Conosciamo Stefano fin dai tempi del Turin Palace. Un ragazzo con grande capacità tecnica e tenacia: è riuscito a coronare il suo sogno e sta facendo un ottimo percorso all'insegna dell'impegno, della ricerca e della solidità”.

Motivazione Michelangelo Mammoliti: “Stimo molto questo chef, credo che farà strada nei prossimi anni perché ha fame di crescere e ha voglia di esprimere se stesso attraverso i suoi piatti”.

Un ristorante classico, elegante, con un tocco di sussiego. La cucina di Sforza è tutta sferzate e acidità, freschezza e contrappunti,quanto di meno tradizionale ci sia a un passo dalla Mole. Il menù propone tante idee intrecciate,Oriente e Occidente, dolce e acido, il tutto condito da un servizio coreografato da Quartiero Perlo.

53. Orto by Jorg Giubbani, Moneglia (Genova) - nominato da Giorgio Servetto 

Motivazione: “Ingredienti genuini per una cucina territoriale e allegra. Finalmente alta ristorazione in una cornice deliziosa”.

Orto by Jorg Giubbani si trova all’interno dell’hotel Villa Edera di Moneglia, un luogo davvero accogliente, gestito con passione ed eleganza dalla famiglia Schiaffino. Lo chef Giubbani, classe ’92 propone 4 menu. Ligustico, dai sapori liguri; Inte l’orto, con materie prime del posto e primizie del giardino dell’hotel; Oltre i confini, le scorribande golose; e Qui e ora, il mano libera da 7 portate.

54. Osteria degli Assonica, Sorisole (Bergamo) - nominato da Nicola Portinari 

Motivazione: “Due fratelli molto bravi e motivati in grande crescita”.

La nuova Osteria degli Assonica è una storia di famiglia e di passioni, perché vi lavorano in cucina Alex Manzoni, il fratello Vittorio e in sala la moglie di quest’ultimo, Giovanna Danzo. I due fratelli chef hanno il dinamismo della gioventù, unito a una consolidata disciplina che li aiuta a raggiungere risultati sorprendenti e a mantenersi costanti in tutta la carta e lungo tutti i due menu degustazione.

55. Osteria Novo, Borgo Novo Val Tidone (Piacenza) - nominato da Mazzocchi Isa 

Motivazione: “È una ristrutturazione di un vecchio albergo con recupero intelligente degli spazi. La cucina sposa la tradizione locale con un occhio attento ai pesci del Mediterraneo”.

Un tributo alla memoria senza nostalgia, la qualità non può mai prescindere dalla conoscenza di ciò che è stato, questa è l’idea di Daniele Lunghi.  Una lista selezionata di piatti e un filo diretto con i produttori delle materie prime, studio, ricerca e passione per la riscoperta dei sapori del territorio.

56. Osteria Torre a Cona Rignano sull'Arno (Firenze) - nominato da Luca Marchini

Motivazione: “Un nuovo progetto che parte con coraggio nonostante il momento difficile e la presenza di un duo consolidato, dalla grande capacità tecnica e culinaria che ha da tempo saputo dimostrare un significativo valore professionale”.

Un menù ispirato alla tradizione toscana, con materie prime locali, i due chef vogliono trasmettere concretezza e coerenza territoriale, con tutto il piacere di un piatto eseguito a regola d’arte. 

57. Ottolire, Locorotondo (Bari) - nominato da Domingo Schingaro

Motivazione: “Vincenzo Digiuseppe ha lavorato con me per diversi anni, prima di diventare nel 2019 lo chef di questa bellissima masseria trasformata in resort. Nella sua cucina è molto attento a interpretare le varietà antiche e locali, sia nei vegetali che nei grani: mi piace pensare di averlo in parte ispirato personalmente in questo percorso”.

Cucina che parte dalla tradizione culinaria tipica pugliese e la eleva, contaminandola con impulsi provenienti dalle migliori cucine europee, miscelando accuratamente sostenibilità, qualità e stagionalità dei prodotti.

58. Ristorante Bolle, Lallio (Bergamo) - nominato da Enrico e Roberto Cerea

Motivazione Paolo Griffa: “Chef giovane, molto bravo e appassionato, con tante ottime idee e altrettanto da dire nel mondo della cucina”.

Motivazione Enrico e Roberto Cerea: “La definirei una cucina innovativa e ricca di esperienze con continuità di sapore”.

Bolle Restaurant è la bella scommessa che la famiglia Agnelli - titolare di quel marchio Pentole Agnelli ben conosciuto da chi frequenta cucine professionali - ha voluto avviare nel luglio 2019 a Lallio, proprio all'interno dell'area industriale che ospita lo stabilimento. I fornelli sono affidati a Marco Stagi, classe 1990, che mette in campo una proposta di fine dining, solida, piuttosto matura e godibile. 

59. Borgia, Milano - nominato da Claudio Sadler

Motivazione: “Dopo tante esperienze, penso che ora lo chef Giacomo Lovato abbia trovato la giusta maturità per guidare una cucina tutta sua. Lovato ha molta passione e desiderio di emergere, ha un ottimo palato e un forte senso del sapore e del gusto, oltre ad un'attenzione all'estetica che gli permettono di presentare piatti eleganti”.

Obiettivo: appagare la curiosità e creare fiducia. Così il percorso di degustazione può diventare un viaggio alla scoperta del gusto, ma anche di se stessi.

60. Sintesi, Ariccia (Roma) - nominato da Valeria Piccini

Motivazione: “Sara Scarsella e Matteo Compagnucci sono due giovani ragazzi di talento che hanno lavorato nella mia brigata: conosco la loro serietà e auguro loro la migliore fortuna”.

Passione, studio, esperienze. Il menù non si limita solo al territorio, ma va oltre, utilizzando tecniche orientali e metodi di conservazione nord europei.

61. Terramira, Capolona (Arezzo) - nominato da Gaetano Trovato

Motivazione: “I due fratelli Filippo e Lorenzo Scapecchi, rispettivamente chef e maître, hanno lanciato questo nuovo progetto, molto interessante. La cucina è fresca, nuova in una location piccola e particolare”.

Posto in una bellissima posizione con affaccio sull’Arno, propone una cucina sobria, elegante, senza bisogno di alcun effetto speciale con piatti veri e bilanciati a esaltare la centralità del gusto.

62. TheLodge, Firenze - nominato da Marco Stabile

Motivazione: “Lo chef Andrea Magnelli ha viaggiato per tutto il mondo (ha fatto anche uno stage da me) e ha raccolto il meglio di tantissime culture: giapponese, peruviana, africana, europea fondendole in un viaggio intercontinentale. Tutto è curato, dalla qualità della materia prima alla presentazioni mai banali”.

Il ristorante del The Lodge offre una cucina Nikkei autentica, garantita dalla lunga esperienza internazionale del nostro chef Andrea Magnelli. Filo conduttore: la materia prima, sempre di qualità. Pochi elementi, freschi e di stagione partendo dal pesce, passando alle verdure fino ad arrivare a tagli di carne sapientemente trattati con tecniche tradizionali ma innovative.

63. Tracina, Cesenatico (Forlì-Cesena) - nominato da Alessandro Dal Degan 

Motivazione: “Per l'assoluta bravura di Christian Fava che ha ideato un format davvero fresco e qualitativo”.

Ci troviamo sulla sponda del magnifico e celebre Porto Canale di Cesenatico. Tracina – più noto come “pesce ragno”, caratteristico per i suoi aculei pungenti - è ristorante che fa della materia ittica la sua forza propulsiva: arriva freschissimo tutti i giorni. Il ristorante conta su una piccola sala interna ma nella stagione primaverile o estiva ha più senso godere dei piacevolissimi coperti apparecchiati all’esterno, con vista proprio su Porto Canale.Christian Fava, proprietario e executive chef del ristorante, si propone come primo ambasciatore in sala per raccontare il menù e la sua passione. 

64. Vitique, Greve in Chianti (Siena) - nominato da Rocco De Santis

Motivazione: “Antonio Guerra è un giovane nella cui cucina io mi ritrovo molto, Vitique porta avanti un’idea di ristorazione gourmet-friendly-chic. Bravi!”.

Al Vitique di Greve in Chianti opera la squadra guidata da Dario Nenci, restaurant manager, e da Antonio Guerra, chef. La proposta gastronomica, di piglio giovane e convincente, è fuori dagli stereotipi dei ristoranti di zona e si svincola dalla classicità secondo uno stile di rivisitazione e ricerca. La marcia in più sta nell’incontro inusuale fra sapori e abbinamenti in cui orto, terra e spezie se la giocano alla pari con piacevoli incursioni dal mare. 

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