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Cinema, 50 anni de "Il Padrino". L'erede del bar Vitelli: "Così le granite di mia zia conquistarono Al Pacino"

Parla il nipote della titolare del ritrovo di Savoca scelto dal regista Francis Ford Coppola come set di alcune delle scene più famose del suo capolavoro

Alla granita al limone con Zibibbo fatta da zia Maria pare che Al Pacino non riuscisse proprio a resistere. "Ne era ghiotto, ne mangiava tantissime al giorno, erano diventate la sua passione", racconta all'Adnkronos Giulio Motta, nipote di Maria D'Arrigo, titolare del Bar Vitelli, scelto dal regista Francis Ford Coppola come set di alcune delle scene più famose del suo capolavoro 'Il Padrino', che usciva nelle sale 50 anni fa.

A Savoca, piccolo borgo del Messinese, la Paramount arrivò quasi per caso. "Tra i finanziatori del film c'era un lontano parente di mia zia emigrato in America in cerca di fortuna. Chiese di portarle i suoi saluti, così quando il cast e la produzione giunsero a Savoca si resero conto che il paesino era la location ideale per girare alcune scene che avrebbero dovuto essere ambientate a Corleone". Lo era soprattutto quel piccolo bar situato proprio nel cuore del paese.  Nel piccolo borgo attori e regista rimasero per due mesi. "Mia zia li ospitò a casa sua, distante appena una decina di metri dal bar. Lo fece come fossero di casa, come se li conoscesse da sempre. Era una donna accogliente e generosa. Girarono le scene all'interno del Palazzo Trimarchi, che al piano terra ospitava proprio il Bar Vitelli". Terminate le riprese la produzione chiese alla signorina D'Arrigo quanto avrebbero dovuto pagare per il soggiorno. "Firmarono un assegno in bianco - racconta oggi il nipote - e mia zia glielo strappò davanti agli occhi, dicendo loro: 'Questa è l'ospitalità siciliana. Tornate in America e parlate bene del paesino'".

Alla sua morte la famiglia ha deciso di acquistare Palazzo Trimarchi e di restaurarlo. "Mia zia era in affitto e quando è venuta a mancare abbiamo deciso che quel luogo non poteva essere lasciato all'abbandono. Per rispetto della zia e per onorarne la memoria". Oggi il Palazzo Trimarchi, completamente restaurato, continua a ospitare il Bar Vitelli: all'ingresso al piano terra è possibile ammirare antichi utensili e arredi siciliani. "Li abbiamo trovati durante il restauro dell'edificio - spiega Motta -. In una piccola stanza, invece, sono custodite le foto che ritraggono le scene de Il Padrino".  Ma lo storico edificio oggi ospita anche un hotel con sei suite. "Dovremmo aprire tra un mese circa e a lavori ultimati le suite dovrebbero essere dieci. Nel progetto finale è prevista anche un'area wellness, ma i tempi sono lunghi, sulla struttura c'è un vincolo monumentale. La filosofia del Vitelli Boutique Hotel si fonda su passato e presente: da un lato il rispetto delle tradizioni e l'accoglienza tipica della Sicilia antica, dall'altro il comfort e il lusso di una modernità in grado di accogliere ad ogni visitatore". In questi anni al Bar Vitelli hanno fatto tappa in tanti in cerca dei luoghi di don Vito. "Storicamente ha una clientela estera, vengono da ogni parte del mondo: dalla Russia al Giappone, dall'America all'Australia. Gli italiani sono aumentati durante gli ultimi anni, complice la pandemia in molti hanno riscoperto i piccoli borghi italiani". (di Rossana Lo Castro)

Fonte: AdnKronos

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