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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Bodybuilder, poliziotto e adesso prete: la storia da cinema di don Salvatore

Dalla caserma all'altare di una chiesa, passando per i faticosi allenamenti in palestra. Salvatore Puleo racconta a MessinaToday la sua coraggiosa scelta. "Sono stato sposato e ho un figlio, ma Dio mi ha mostrato un'altra strada"

Campione di bodybuilding, poliziotto e adesso prete. Sembra la trama di un film, ma la storia di don Salvatore Puleo, parroco di Basicò, è vera e merita di essere raccontata. Un'autentica metamorfosi di un uomo che dopo il matrimonio e la nascita di un figlio ha trovato nella fede le tante risposte che cercava fin da ragazzino, quando preferiva gli estenuanti allenamenti in palestra ai balli in discoteca. "Mi sono fidato di Dio - spiega don Puleo a MessinaToday - e alla fine mi ha mostrato qual era la mia strada".

Nel 2013 ha ricevuto i voti e la sua vita è cambiata. Quanto è stato duro questo percorso?

"La vocazione l'ho avuta solo da adulto, ho dovuto percorrere varie tappe prima di trovare la giusta dimensione e non è stato facile anche se il sostegno di parenti e amici non mi è mai mancato. Ho fatto tantissimi colloqui con sacerdoti e vescovi, tanti esami superati e solo alla fine per me si sono aperte le porte della Chiesa. Uno dei giorni più belli della mia vita".

Chi era Salvatore Puleo prima di indossare l'abito talare?

"Ero un normalissimo uomo che credeva ma non praticava. Da ragazzo ho avuto successo nel campo del bodybuilding con la vittoria di un campionato regionale e un secondo posto nel torneo nazionale. Mi sono sempre allenato con impegno e costanza, ho sempre preferito sollevare pesi invece di andare a ballare in discoteca e magari lasciarsi tentare da vizi pericolosi come fumo e alcol. Poi la mia ragazza è rimasta incinta e c'è stato il matrimonio, annullato poco dopo in virtù di uno scritto che mia moglie aveva consegnato al sacerdote in cui ammetteva di non essere mai stata convinta della scelta. Quello è stato il primo vero bivio della mia vita".

Lasciati i pesi ha quindi deciso di indossare la divisa...

"Sono entrato in polizia dopo l'addestramento a Vicenza. Ho lavorato a Genova, Reggio Calabria e infine Messina nel reparto Volanti e all'Autocentro. Mi piaceva questo lavoro e mai avrei pensato di lasciarlo".

Poi cosa è successo?

"Mi sono avvicinato alla fede grazie alla mia ex moglie, con lei ho intrapreso un percorso che ho poi portato avanti da solo. Mi sono accorto di sentire la presenza di Dio in modo sempre più forte e mi sentivo felice quando potevo dedicare tempo alla preghiera e alla religione. Ho quindi deciso di iniziare gli studi di teologia frequentando il magistero dai padri Gesuiti. Durante questo cammino ho capito che la mia strada era questa e non l'ho più lasciata. Di mattina ero in caserma o dentro una volante, la sera andavo in seminario".

Quando ha deciso di voler prendere i voti?

"La consapevolezza è arrivata lentamente, ma in modo deciso appena terminati gli studi. Nel frattempo avevo fatto carriera in polizia diventando sottufficiale però ho deciso di mettermi in aspettativa. Ho iniziato a sostenere vari colloqui con la Curia, tutti mi hanno chiesto cosa ci facessi lì dentro vista la mia professione da poliziotto. La Chiesa è stata cauta, ma nessuno mi ha mai chiuso la porta anche se comprendevo l'iniziale riluttanza. Nel 2009 padre Tindaro Cocivera mi comunica finalmente la possibilità di iniziare il percorso di un anno e alla fine il Consiglio presbiterale ha dato il definitivo ok. Ricordo che in quei giorni mio figlio entrava in polizia, un segno del destino".

Come hanno reagito i familiari e i suoi colleghi poliziotti?

"Sono sempre stati felici e rispettosi della mia scelta, mi hanno seguito passo passo. Ricordo che alla mia ordinazione erano presenti i miei colleghi poliziotti e anche i dirigenti e il questore. Ma il momento più bello è stato quando mio figlio mi ha detto che quello che gli stavo mostrando veniva da Dio".

Il suo passato ha influenzato i rapporti con i fedeli?

"In linea di massima non ho mai incontrato particolari difficoltà. Sono stato in tante parrocchie soprattutto di centri piccoli come Zafferia, Saponara e Itala fino al mio arrivo a Basicò. Le persone si sono avvicinate a Dio dopo aver conosciuto la mia storia, ho raccolto le confessioni di tanti uomini e donne perché posso capire cosa significa essere padre o avere una famiglia. D'altronde seguo l'esempio degli apostoli o di diversi santi che prima di convertirsi avevano dei figli o erano perfino sposati. Il matrimonio non esclude la vocazione".

Quali i suoi progetti futuri?

"In questi giorni sto progettando di aprire una palestra in collaborazione con il Comune, lo sport e la fede si coniugano perfettamente e i ragazzi hanno bisogno di praticarlo. Poi voglio continuare ad ascoltare e a far capire che se ci si fida di Dio nulla è impossibile. Io ne sono la dimostrazione".

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