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Addio 2022, in Sicilia anno dei grandi ritorni e del cambiamento che non c'è

Il 2022 passerà alla storia della Sicilia come l’anno dei grandi ritorni. Per chi è appassionato di horror anche l’anno degli zombi non è male. In 12 mesi si è riusciti a riportare in vita stagioni che sembravano sepolte da tempo elevando voci del calibro, si fa per dire, di Renato Schifani ma anche di Totò Cuffaro vasa vasa o Raffaele Lombardo, personaggi insomma che hanno mostrato le loro doti di fenomeni più nei tribunali che nei palazzi della politica.

E’ il senso di un cambiamento che non c’è e che si traduce inevitabilmente anche in un vuoto di idee. Non si spiega altrimenti il “ritorno” della spinosa vicenda Ponte sullo Stretto - con annessa società riesumata da Salvini - emblematica di un paio di aspetti su cui conviene prestare attenzione.

Innanzi tutto di quella cultura della prepotenza, così ben rappresentata dallʼattuale vicepresidente del consiglio ma anche da tutto il centrodestra, che si ostina a voler imporre unʼopera forse inutile, nella migliore delle ipotesi non prioritaria, in una - anzi due - regioni che mostrano di avere ben altre priorità. 

In Sicilia e Calabria, dove in cima alle classifiche ci stiamo solo per tasso di disoccupazione, dove il sistema sanitario è da terzo mondo, la rete autostradale ancora incompleta, le risorse idriche colabrodo, la valorizzazione di monumenti e ambiente sconosciuta e un paio di altre belle cosine, si vogliono investire risorse gigantesche in cose “campate in aria” come la realizzazione di un’opera di cui non si comprende la finalità. Almeno che non ci si accontenti del fatto che chi arriva da lontano guadagnerà 47 minuti di tempo per bypassare Messina e che potrebbero arrivare turisti a frotte per fare il giro in questo luna park.

Il secondo aspetto è lʼapatia con cui le popolazioni locali si preparano a subire un intervento deturpante che serve solo ad appagare la sete di immortalità del vicepremier affidando sempre al solito manipolo di volenterosi la mobilitazione contro questi pugni nello stomaco. Sintomo di una terra che ha perso più volte l’occasione di cambiare, che perde finanziamenti europei, non disegna uno sviluppo ecosostenibile e si affida a uomini e idee già bocciati dalla storia. 

La Sicilia é ancora governata dagli stessi uomini e con gli stessi programmi degli anni Novanta. Registra solo trent’anni di ritardi. Che Iddio ce ne liberi presto. Buon anno.

Addio 2022, in Sicilia anno dei grandi ritorni e del cambiamento che non c'è

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