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Antonio Caffo

Giornalista

Elezioni comunali, De Luca crea il Terzo polo: Genovese ricomincia da tre mentre il centrosinistra è da rifondare

A urne ancora aperte l'analisi del voto per l'elezione del sindaco e la consistenza di partiti e movimenti nel capoluogo a pochi mesi dalle Regionali

A spoglio ancora aperto, e siamo già a 21 ore consecutive, Messina si risveglia con Federico Basile sindaco. L'ex revisore dei Conti e direttore generale di Palazzo Zanca guiderà il timone di un'imbarcazione lasciata anzitempo da Cateno De Luca (come quest'ultimo già fece a Santa Teresa Riva con Danilo Lo Giudice) perché all'orizzonte ci sono lidi più grandi in cui sbarcare: la Regione. E i messinesi non hanno badato più di tanto alle dimissioni anticipate.

 Messina da poche ore non ha solo due coalizioni a contendersi le elezioni ma un Terzo polo tutto locale che dalla ionica ha fatto la voce grossa (e sono due di fila) sia al centrodestra che al centrosinistra. Se le elezioni del 2018 potevano essere un indizio quattro anni dopo ecco la prova che tra l'ex sindaco e la città il rapporto è andato ben oltre il fidanzamento di una stagione. 

I messinesi hanno visto in Basile la continuità e non la novità ai primi tre anni deluchiani perché altrimenti per l'ex consigliere di Quartiere balzato in pochi anni al ruolo più importante della politica cittadina (senza che molti sapessero di lui, del suo passato e presente) le cose non sarebbero state le stesse. Nessun sindaco dalla riforma della legge elettorale per i Comuni del 1993 aveva mai visto la riconferma sullo Stretto, sponda siciliana. E per De Luca, col vento in poppa, questo vuol dire poter contare sui messinesi per le elezioni regionali di autunno. 

Il centrodestra ricomincia da tre. Come gli ultimi tre candidati che ricevuto il benestare dal gruppo Genovese (per la cronaca Felice Calabrò nel 2013 dal centrosinistra rispetto a Dino Bramanti del 2018) si trasformano in vittime sacrificali di chissà quale logica politica perché è sempre sconfitta utilizzando gli stessi metodi. Pensiamo invece che ancora una volta partiti e candidati al Consiglio comunale di questa coalizione abbiano giocato una partita di singolare che fare squadra attorno a Maurizio Croce. Il dato delle liste collegate all'ingegnere Croce che con le elezioni non si era mai cimentato rispetto alle preferenze piovute su se stesso parla chiaro per chi ha voglia di leggere percentuali. "Prima vengo eletto io (è il mantra del candidato consigliere) e poi pensiamo al sindaco" insomma.

Bene Fratelli d'Italia che si avvicina a Ora Sicilia e dunque conta ancora di più nel centrodestra in vista delle consultazioni di 2022 e 2023: "Non c'è solo Genovese...". Più deludente Forza Italia alle prese fino all'ultimo con il superamento dello sbarramento. 

Il centrosinistra farebbe bene a pensare più che ai numeri a rifondare un pò tutto: cominciando da nomi, volti, programmi e linguaggio che ruotano attorno alla coalizione che ha nell'ex rettore Pietro Navarra la sua guida con altre correnti ad annaspare. L'opposizione a De Luca in questi anni fatta da Pd e Cinquestelle (il movimento dopo l'exploit del 2018 non dovrebbe avere rappresentanti nel prossimo Consiglio comunale) non ha funzionato come la scelta finale caduta sul segretario cittadino dei democratici Franco De Domenico: come dire che non hai nessuno in grado di competere con Federico Basile. Non basta come consolazione i numeri della lista Franco De Domenico sindaco o il fatto che la coalizione si sia stretta attorno all'ex direttore generale dell'Università se poi ci si ritrova sempre al punto di partenza a conclusione di ogni elezione locale. Post a raffica sui social e comunicati senza contenuti ma frutto di una filosofia politica da anni Novanta non aiutano a vincere. Serve riprendere contatto tra gli elettori e il partito, stare tra la gente, ascoltarne i bisogni non soltanto negli ultimi mesi prelettorali girando in camper tra i villaggi. E servono facce nuove, giovani o vecchi non fa differenza, ma nuove e che sappiano dire parole differenti da quelle sentite in questo 2022 a un elettorato che c'è e non va disperso. Non si può galleggiare sempre di rappresentanza o chiudersi a riccio al grido "Messina si sa è una città di Destra". E questo non vale solo per i partiti della coalizione ma anche per i movimenti civici che sanno imitare solo i primi: l'esperienza di Renato Accorinti dal primo giorno da sindaco in poi è già un caso analizzato e passato ai libri di storia. 

Se il medico Salvatore Totaro con meno del 2% può rivendicare una campagna elettorale nata dalla "lotta" al green pass anticovid senza aver sedotto neppure i più "duri" tra i "No vax" (le elezioni comunali sono un'altra cosa) la Sinistra di Luigi Sturniolo è andata ben al di sotto della rappresentanza politica e dell'occupazione di uno spazio non condiviso all'interno del centrosinistra. Messina in Comune così non potrà avere un seguito al di là dell'onestà intellettuale di un candidato che ci ha messo la faccia per l'intero gruppo. 

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